Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Stefano Pentassuglia
Genere: 
Etichetta: 
Fullsteam
Anno: 
2004
Tracklist: 

1. Stop Making Speeches
2. Like Coming Home    
3. Just Another Host
4. One of Us Must Hang    
5. The Hour
6. Not in My Name    
7. One Last Moment
8. Fifth Colon (I've seen evil)

Koma

Tsunami

Strano, davvero strano, eppure sembra che Tsunami degli svedesi Koma sia passato del tutto inosservato al pubblico italiano, mentre nel resto del mondo se lo stanno godendo dal 2004. Dico strano in quanto l’act scandinavo è composto da membri di gruppi non esattamente trascurabili quali Scared, The Perishers, Cult of Luna e Plastic Pride. E soprattutto è un lavoro semplice ma straordinariamente intrigante. Anzi, dirò di più: è tanto semplice quanto bello (scusate il termine banale, ma è quello che più gli rende giustizia).
Semplice perché è dotato di una formula orecchiabile e non particolarmente ricercata, che trova negli splendidi refrain il suo punto di forza; bello per la sua raffinatezza nelle composizioni; intrigante perché si muove tra territori apparentemente inconciliabili tra loro, fondendoli in un post-rock che vive di luce propria, enormemente lontano dal sound che la nazionalità della band potrebbe indurci a pensare.

Innanzitutto la lezione dei Deftones è senza dubbio quella che è stata maggiormente assimilata, seppur con una rielaborazione totalmente personale. Certo, non mancano episodi in cui il singer Jam Jamte strizza l’occhio a Chino Moreno, o alcuni riff come in Not in My Name che sembrano presi direttamente da Around the Fur; il segreto dei Koma è però di unire questi elementi in una proposta che non potrebbe essere più lontana dal nu-metal sound. Altra band di riferimento: ultimi The Cure. Non ci credete? Ascoltate Like Coming Home (probabilmente la canzone più ispirata e riuscita dell'album) e ditemi se non vi torna in mente Bloodflowers… basso pulsante, melodie tranquille e cullanti che si uniscono alla profondità vocale e muri elettrici di chitarre sulfuree.
Musica da viaggio, magari da ascoltare in treno, in grado di conquistare al primo morso. Non c’è tempo di star lì a pensare se in quel momento stanno scopiazzando, a ricercare il cliché nascosto, o a fare i supercritici. E’ musica che ti conquista e basta: è la sua forza. Altri territori: quelli del post-hardcore, o almeno il suo lato più sognante e armonioso. Ascoltate il meraviglioso finale di One of Us Must Hang, come onde sonore che si increspano, e capirete cosa intendo. Un vero e proprio oceano di emozioni.

Ultima nota: la superba prova di Jamte, vero asso nella manica dei Koma e vera colonna portante della loro musica, con una voce in grado di avvolgere i sensi.
Probabilmente la loro proposta non sarà apprezzata da molti, che potrebbero non capirla. In ogni caso, per chi riesce a farsi trascinare, Tsunami sa come fare per rapire il cuore e l’anima.

"A crashing wave of angst, desperation, anger and beautiful love" dice il loro sito ufficiale… e in effetti è questa l’anima dei Koma. Non farete fatica ad amarli.

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