Voto: 
7.2 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Anko Music
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Tommaso Forni - voce, chitarra
- Oliviero Forni - chitarra, backing vocals
- The Doc - tastiere
- Dario Stagnitto - basso, backing vocals
- Enrico - batteria

Tracklist: 

1. Goin' Anywhere
2. Heaven Or Hell
3. A Million Times
4. The Game Of Love n' Hate
5. Shut Up

Knyght

Bet Everything

Non ci eravamo affatto sbagliati su questa giovane promessa dell'hard rock melodico italico, infatti nonostante il loro primo demo, a nome Destination Unknown, risultasse carente di professionalità e pieno di imperfezioni anche un po' grossolane, come l'approssimativa registrazione, le imprecisioni ritmiche o le difficoltà del cantante nelle tonalità più alte, è stato tuttavia fin da subito evidente che alla base vi fosse un talento ed un potenziale che lasciavano presagire buone prospettive future, ancora velate ma già percepibili all'interno di un lotto di canzoni cariche di appeal e dal buon impatto melodico.
I primi ad accorgersene sono stati i tedeschi della Anko Music, che su suggerimento del produttore tedesco Heiko Hinze, uno che ha prestato la sua opera per artisti del calibro di Tom Jones, Metal Church e Axxis, hanno invitato il giovane combo italiano a recarsi direttamente a Monaco di Baviera per produrre il loro primo EP, il qui presente Bet Everything.

Reduci da un fantastico inizio di 2009, che li ha visti anche in giro per l'Europa a supporto di band famose come Bang Tango e Faster Pussycat, i Knyght compiono un bel passo in avanti limando di molto tutte quelle imperfezioni che avevano limitato l'efficacia del loro primo acerbo prodotto, seguiti da un produttore ed una casa discografica che non hanno voluto lasciare niente al caso. Ed infatti, oltre ad una registrazione (e più in generale una produzione) professionale, si assiste anche ad un buon lavoro tecnico ed esecutivo da parte della band, anche se l'impressione è che il cantante, in possesso peraltro di una voce particolare che ricorda vagamente quella di Mikael Erlandsson dei Last Autumn's Dream, non sia ancora approdato ad uno stato definitivo e che il suo livello sia destinato ancora a perfezionarsi e migliorare.
I cinque brani che compongono l'EP si mantengono all'incirca sullo stesso livello di quelli apparsi nel loro primo demo, e ne sono una fiera dimostrazione tracce come Heaven Or Hell o A Million Times, dalle quali emerge anche la loro abilità in fase di songwriting. Inoltre sembra di assistere rispetto al primo lavoro ad una leggera virata verso sonorità un po' più in stile sleaze/glam, senza tuttavia perdere quella forte ed accentuata componente melodica che li caratterizza, come si evince da Goin' Anywhere o da The Game Of Love n' Hate, mentre qualche perplessità desta la conclusiva Shut Up, anche per soluzioni e cori dal sapore un po' modernista e non proprio efficaci, nonostante il bel solo di Oliviero Forni.

Non rimane quindi che ribadire la nostra fiducia verso il giovane quintetto romano, per il quale però le prossime prove potrebbero già iniziare ad essere decisive per l'effettivo salto di qualità. Certo la strada verso il successo è particolarmente tortuosa, specie in generi come l'hard rock melodico o l'AOR che non hanno mai spopolato in un paese come il nostro, tuttavia eguagliare o solo avvicinarsi a band come Homerun, Edge Of Forever, Khymera o altri, senza dimenticare gli storici Elektradrive, sarebbe già più che un bel risultato.


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