Sono passati esattamente venti anni da quel Out Of The Silent Planet che segnava l'esordio dei King's X, trio rock formato dal singer Doug Pinnick, dal chitarrista Ty Tabor e dal batterista Jerry Gaskill, i quali nel corso degli anni hanno sempre mantenuto un profilo medio-basso, spesso lontano dai riflettori, nonostante il loro nome sia sempre circolato con una certa enfasi in ambienti "christian metal" e seppure adesso siano giunti addirittura alla pubblicazione del loro quindicesimo album, non a caso intitolato XV.
Nello scorrere degli anni e delle mode i King's X sono andati avanti per la loro strada, con una line up affiatata ed inseparabile, cambiando spesso pelle, cucendosi addosso le tendenze dell'ultimo momento, partendo dall'hard rock degli esordi a tinte funky e blues, per poi seguire le moderne tendenze grunge e post-grunge degli anni '90, fino alla svolta più progressive degli ultimi anni, per approdare infine ad un rock magari più scarno, ma particolarmente variegato e cangiante che sembra accogliere in sé tutte le diverse sfumature sperimentate e fatte poi proprie durante le precedenti esperienze.

Infatti XV è un album di rock dal taglio moderno, coadiuvato anche da una produzione favorevole a modernismi non eccessivi, come si denota soprattutto dal suono della chitarra di Ty Tabor, autore della solita ammirevole prestazione, al pari dei compagni Jerry Gaskill e Doug Pinnick, il quale col suo timbro dona sempre un flavour più soul alle varie composizioni.
Il songwriting risulta abbastanza ispirato e vario, così da assecondare in maniera adeguata ed efficace le diverse sfumature assunte dal loro sound. Ci si imbatte così, con esiti il più delle volte positivi, sia in brani più pesanti, duri e carichi di groove come l'opener Pray o il primo singolo estratto Alright, sia in reminiscenze di beatles-iana memoria come avviene in maniera quasi velata su Repeating Myself o su I Just Want To Live, sia ancora nelle forti venature grunge/blues, un po' alla Screaming Trees, di I Don't Know o di Stuck o della bellissima Blue, quest'ultima traccia ci riporta in piena era grunge con chiari riferimenti a band come gli Stone Temple Pilots.
Ma il piatto offerto dal trio texano è ricco e sostanzioso, offrendo ben quattordici pezzi con elementi hard rock, blues, funk, grunge e persino crossover come avviene ad esempio in Broke, dove riescono a creare quasi un riuscito mix di Living Colour e Cult, o nella più modesta e modernista Move. Tutto questo però produce talvolta un certo senso di discontinuità, che per fortuna non si verifica spesso, ma quelle poche volte che succede si presenta in maniera fin troppo dissonante, come avviene ad esempio nel passaggio dai modernismi di Love And Rockets (Hell's Screaming) al blues di No Lie. In mezzo al mazzo, dove non mancano comunque episodi del tutto trascurabili come le varie Move o Stuck, ci sono anche un paio di tracce che meritano una menzione particolare, come la già citata Blue, per quanto risulti un po' derivativa, o la raffinata e bellissima ballata Julie.

Ultima osservazione da segnalare è che quest'ultima uscita dei King's X non è un lavoro che fa dell'immediatezza una sua caratteristica, anzi XV è un album da gustare ascolto dopo ascolto così da coglierne in pieno i diversi sapori e le varie sfumature, che riescono spesso a rendere più piacevole l'ascolto, nonostante lo stesso non sempre risulti fluido e continuo, per tutte le ragioni sopra descritte.