Voto: 
9.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Etichetta: 
Island
Anno: 
1969
Line-Up: 

- Robert Fripp - chitarra
- Greg Lake - basso, voce solista
- Ian McDonald - strumenti a fiato, vibes, tastiera, Mellotron, voce
- Michael Giles - batteria, percussioni, voce
- Peter Sinfield - testi e idee

 

Tracklist: 

1. 21th Century Schizoid Man (7:21)
2. I Talk to the Wind (6:05)
3. Epitaph (8:47)
4. Moonchild (12:13)
5. The Court of the Crimson King (9:25)

King Crimson

In the Court of the Crimson King

Sia la copertina di In the Court of the Crimson King, raffigurante l’uomo schizoide, sia la musica contenuta nel celebre album, sono rimasti parte della storia non solo del Progressive anni ’70, ma del Rock in generale, come importanti emblemi di sperimentazione.
L’avventura dei britannici King Crimson prese avvio nel 1968, quando il batterista Michael Giles e il chitarrista Robert Fripp si riunirono per dare vita alla prima line-up: presto si aggiunsero anche il cantante/bassista Greg Lake (che successivamente diventò il front-man degli Emerson, Lake & Palmer) e il sassofonista Ian McDonald.
Innovazione è la parola adatta per descrivere l’opera di debutto, una di quelle perle che ha lasciato una traccia significativa all’interno del panorama Progressive; In the Court of the Crimson King fu pubblicato nel 1969, l’anno in cui nuove formazioni inglesi si stavano rapidamente formando, quali Yes, Genesis, Gentle Giant e Camel.
L’attitudine sonora dei King Crimson andò ben oltre le aspettative, in quanto il disco rappresenta totalmente uno stile inedito, che unisce parti Progressive dure e contorte a sezioni dark d’atmosfera, costruite con l’impiego dei soavi fiati. Cinque tracce di estrema raffinatezza riescono a riempire quasi tre quarti d’ora con emozioni eleganti e ricercate.
Il Progressive settantiano adottò due diverse correnti, una più legata al Jazz (Area, Perigeo...) e un’altra maggiormente connessa alla riscoperta della musica classica (Emerson Lake & Palmer, Genesis…): i King Crimson invece fusero queste due influenze, realizzando un genere ricco di effetti sorprendenti e fuori dal comune.

La testimonianza più viva di questo primo capitolo discografico è l’opener 21st Century Schizoid Man, il brano più vorticoso, intricato e rumoreggiante del Progressive made in England: il ritmo velocissimo si mantiene per tutta la lunghezza del pezzo e non lascia momenti di respiro agli ottimi musicisti, impegnati senza tregua dietro gli strumenti a disegnare riff e scale che si intrecciano in un’unica follia sperimentale. L’alone oscuro è conferito, oltre che dal Mellotron, dai sassofoni e dai fiati tipicamente Jazz, che non abbandonano mai la composizione e che arricchiscono con i loro timbri maestosi e a tratti scherzosi. Dissonanze e confusione musicale diventano gradevoli all’ascolto quanto la distensiva, riflessiva e tranquilla I Talk to the Wind, una ballata che precede di alcuni anni le più famose composizioni del genere, costituendo il miglior connubio tra motivi classici su sfondo Jazz. L’atmosfera sommessa trasporta il pubblico come un soffio di vento, ponendosi completamente in antitesi alla canzone iniziale aggressiva e virtuosa.
La scia cupa è seguita dalla terza Epitaph, ben costruita sulle sezioni ritmiche e contraddistinta da piccole magie timbriche come sottofondi di tastiere e una chitarra acustica di accompagnamento, nei suoi costanti e fugaci accordi. Da segnalare la voce di Greg Lake, che muta diversi registri tonali durante tutta l’opera, passando da quella filtrata elettronicamente di 21st Century Schizoid Man fino a quella più espressiva e coinvolgente di Epitaph, dotata di un testo originale per l’epoca, una tipologia di liriche a cui si ispireranno gran parte delle nascenti bands inglesi e soprattutto italiane (Premiata Forneria Marconi in primis).

Ispirati dalla tradizione psichedelica di formazioni quali Pink Floyd e Cream, i King Crimson fanno di Moonchild il brano più oscuro, costituito da strumenti disconnessi, che si rispondono l’un l’altro in un caos di suoni che conserva la propria gradevolezza. La prova vocale di Lake è massima nella title-track, The Court of the Crimson King, provvista di ottime aperture corali dopo ogni strofa, con il Mellotron a garantire l’essenza progressiva e con toccate geniali da parte di tutti gli strumentisti.
Inusuali e per questo ingegnosi frammenti di musica d’immaginazione: In the Court of the Crimson King raffigura ciò di più spontaneo che proviene dalla mente e dall’anima degli anni ’70, un’epoca segnata profondamente dall’uscita di questo capolavoro, primo nel suo genere e capostipite di una nuova tendenza stilistica.
 

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