Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Plop
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Takahiro Kido - pianoforte, chitarra, programmazione
- Yuki Murata - piano, organo
- Jyunko Tabira - violino
- Akiko Miyajima - violino
- Utaka Fujiwara - viola, pianoforte
- Mituko Arai - violoncello
- Masaya Sato - chitarra, VJ
- Tadashi Yoshikawa - batteria, percussioni
- Chika Ishibashi - percussioni, glockenspiel
- Hideharu Masai - programmazione

Tracklist: 

1. Y
2. Smile-Spotter Chronicle
3. Poco!
4. Milk Tea!
5. You Lost What?
6. Landscape With Snow
7. The Gentle Afternoon
8. Christmas Song
9. Izze
10. Good - by

Takahiro Kido

Fleursy Music

Takahiro Kido è il nome di un interessante artista giapponese, che fra i suoi vari progetti è uno dei membri degli Anoice (nonché responsabile della produzione del loro Remmings), gruppo autore di un melodico ed evocativo connubio strumentale fra strati ambient, un post-rock raffinato e molto atmosferico e linee musicali dal sapore classicheggiante, condito da un approccio soffuso e intimista.
E proprio altri due membri degli Anoice, cioè Yuki Murata e Utaka Fujiwara, lo affiancano come collaboratori in questa sua terza release solista, intitolata Fleursy Music, in cui un approccio a tratti quasi minimalista, a tratti gemellato con la ricchezza espressiva del post-rock, ed una classe genuina confezionano un piacevole album immerso in orchestrazioni atmosferiche che dipingono placide distese naturali, sognanti e intrise di atmosfericità pacata.

L'iniziale Y è un soffuso brano autunnale dove alcuni degli schemi di base del post rock, come la progressione sonora verso un picco emotivo dalla connotazione eclettica, si uniscono ad un approccio ambient che tende a catalizzare l'atmosfericità dei brani. La mesta chitarra classica si amalgama ad archi tenui ma carichi d'espressività, tappeti sonori atmosferici ed una genuinità compositiva generale frutto di un lavoro di arrangiamento certosino per ottenere dei brani semplici ma toccanti ed efficaci.
Smile/Spotter Chronicle dilata il tutto in una traccia di 9 minuti, che forse può appaire un po' prolissa in alcuni punti, ma che si rivela in ogni caso una riuscita progressione sonora dove il prolungato ripetersi delle note di pianoforte, gli arpeggi quasi impercettibili e sfumati, le percussioni delicate e la tristezza evocata dalle note di violino contribuiscono a costruire una timida e suggestiva perla, la cui oniricità viene spezzata solo dal climax distorto a tre quarti di brano.
Nonostante la lunghezza non è comunque una suite strutturata in più parti, ma una dolce dilatazione di un tema di fondo, scandita dall'intrecciarsi degli strumenti in questo dipanarsi a metà strada fra tonalità ambient, attitudine post rock e spruzzi di colore quasi neo-classico.
Gli spunti elettronici ripetuti di Poco! fanno da contrasto cupo e meccanico al calore vivo e gioioso del pianoforte e degli altri strumenti.
Takahiro Kido dimostra una certa sensibilità musicale, molto portata alla melodia piccola, tenue ma evocativa ed espressiva; al corposo, preferisce il delicato, anche quando accentuando troppo questo carattere rischia di assumere tratti un po' idealizzati e banalotti.
Milk Tea è una lieve ma elegante marcia di chitarra classica, resa malinconica dalle stratificazioni di archi che si raccolgono sullo sfondo - fino ad emergere ad un certo punto come colonne portanti del brano relegando invece la chitarra a sostegno di sottofondo.
You Lost What? è una breve parentesi interamente atmosferica, un ambient che rievoca scenari freddi e lontani ma che ha in sè anche una forma di calore generato dalla sensazione di nostalgia che accompagna i suoni.
E sono questi tratti a trasformare i paesaggi autunnali incontrati fino ad ora in invernali, con i timidi giri di note di pianoforte e i riempimenti atmosferici di Landscape With Snow secondo un approccio che già fu dei Sigur Ròs.
Non mancano i soliti violini struggenti di sottofondo, sempre equilibrati al punto da conferire un tocco emozionale senza risultare invasivi e di conseguenza eccessivamente sentimentalisti.
La lunghezza relativa del brano, come per Smile, si rivela invece un'arma a doppio taglio, da un lato espandendo e arricchendo la carica emozionale della musica, dall'altro tendendo a prolungarla eccessivamente fino a risultare quasi monotona nelle battute conclusive.

Effettivamente Kido non cerca di risultare dinamico, si focalizza sulle sensazioni sfumate ricreate dalla musica e sull'evocatività dei paesaggi ricreati in maniera vellutata dagli strumenti. E in alcuni casi più che gli strumenti in sè conta l'ambiente sonoro e visivo in cui si viene immersi, più che le note esplicitate contano quelle "non suonate". Come con The Gentle Afternoon, melodiosa traccia basata sul pianoforte (leggermente ripetitivo) con occasionali inserti di rumori naturali, (canto di uccelli), in secondo piano, ad enfatizzare la particolare atmosfera cristallina, candida ricercata dall'artista giapponese.
Si potrebbe a questo punto ripescare il termine inglese "soundscape" per le sue composizioni, alle volte abusato ma che in questo caso ben si adatta per descrivere l'attitudine insita nella composizione di ciascuno dei pezzi.
Con Christmas Song si introduce una batteria morbida e cadenzata a fare da accompagnamento alle chitarre delicate, che verso metà assumono i tratti del drone chitarristico come climax, e al consueto binomio archi/pianoforte, ritrovando la natura multisfaccettata e in crescendo del post rock.
Izze è ancora un pezzo incentrato sul solo pianoforte, ad eccezione di qualche leggero tappeto di tastiere oniriche sigurrosiane sullo sfondo e, in lontananza (ma in costante avvicinamento) ad un certo punto, dei consueti archi. Verso la fine il brano diviene invece per pochi secondi un cupo brano da camera in lo-fi.
Conclusione breve e in lo-fi con Good - by, dai toni vagamente eterei ma anche quasi dissonante.

Finisce il viaggio, a volte forse sembra un po' melenso, ma il tocco intimista e moderato di Kido arricchisce tutto il full-lenght anche nei momenti meno intensi.

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