Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Lava/Atlantic
Anno: 
1998
Line-Up: 

Kid Rock - voce, chitarra
Jimmy Bones - tastiere, synth, organo, piano
Joe C. - voce
Stefanie Eulinberg - batteria, percussioni
Jason Krause - chitarra
Kenny Olson - chitarra
Kenny Tudrick - chitarra, batteria
Shirley Hayden - cori
Misty Love - cori
Uncle Kracker - turntable, cori
Eminem - voce su "Fuck Off"
Robert Bradley - voce su "I Got One for Ya"
Thornetta Davis - voce su "Wasting Time"

 

Tracklist: 

1. Bawitdaba – 4:27
2. Cowboy – 4:17
3. Devil Without a Cause – 5:32
4. I Am the Bullgod – 4:50
5. Roving Gangster (Rollin') – 4:24
6. Wasting Time – 4:02
7. Welcome 2 the Party (Ode 2 the Old School) – 5:14
8. I Got One for Ya – 3:43
9. Somebody's Gotta Feel This – 3:08
10. Fist of Rage – 3:23
11. Only God Knows Why – 5:27
12. Fuck Off – 6:13
13. Where U at Rock – 4:24
14. Black Chick, White Guy – 12:01

Kid Rock

Devil Without a Cause

Kid Rock, vero nome Robert James Ritchie, bianco di Detroit classe 1971, cresciuto fuori città in una fattoria e non nel ghetto come cercherà di far credere ai media lungo la sua carriera, rappresenta un po' la sublimazione eclettica della figura del rapper bianco, e di tutte le potenzialità che un orecchio "white trash" estremamente open-minded possa sviluppare se immerso in una cultura musicale prettamente black.

La sua iniziale formazione è quella country e root-rock (Bob Seger, Johnny Cash), ma la svolta avviene una volta entrato in contatto con la scena hip-hop newyorkese (The Fat Boys, Run-D.M.C., Eric B. & Rakim, Beastie Boys), che lo sprona sulla strada di rap e turntablism.

La lunga e durissima gavetta vede la pubblicazione in proprio di un pugno di dischi hip-hop/rapcore nella norma (Grits Sandwiches for Breakfast del 1990 per la Jive, The Polyfuze Method del 1993 per la Continuum, l'EP Fire It Up! del 1994 sempre per la Continuum, l'indipendente Early Morning Stoned Pimp del 1996 per la propria Top Dog) e un'intensa attività live, coronata da un contratto con major giunto appena verso il 1998, ovvero nel periodo in cui il rapcore conosce un nuovo successo grazie agli innovativi, heavy ed eclettici sound di Korn, Deftones e soprattutto Limp Bizkit (ma Kid Rock aveva sperimentato con il rapcore già dal 1990, seppur prediligendo sempre una forma hip-hop più legata alle sonorità della old school).

Devil Without a Cause (Lava/Atlantic, 1998) è l'album che lo consacra internazionalmente, e resta il suo unico episodio davvero degno di nota (le seguenti release saranno una parabola discendente negli abissi del mainstream e della commercializzazione).

Bawitdaba è uno dei rap-metal più esplosivi dell'epoca, con la sua ruvidità grezza (assolutamente non radio-friendly i suoni di chitarre e batteria) ed il suo chorus epico e indimenticabile (consistente tra l'altro in versi primordiali senza significato alcuno).
Cowboy contamina l'hip-hop da una parte con un'ironica parata di elementi da Far West (country, boogie, pianoforti impazziti, schitarrate e armonica a bocca), e dall'altra con campionamenti provenienti dal blues-rock dei 1960s (Midnight Rider dei The Allman Brothers Band, L.A. Women dei The Doors).
La title-track è il riassunto di tutto ciò che rappresenta il sound dell'album: tastiere e percussioni in apertura, hip-hop metropolitano, campionamenti del genere più disparato, esplosioni di chitarra e variazioni stilistiche a profusione.
I Am the Bullgod è un altro anthem, in bilico tra hip-hop e grunge di stampo pienamente Alice in Chains.
Le seguenti tre tracce sono tutte degli hip-hop da ghetto, nel puro stile graffiante di Detroit, e raggiungono la vetta nell'old school style di Welcome 2 the Party (Ode 2 the Old School).
I Got One for Ya mescola questa stessa componente a campionamenti soul-blues provenienti dalla Slow Slow Disco di Swamp Dogg, mentre Somebody's Gotta Feel This riporta una forte vena grunge (stavolta più alla Soundgarden) nell'umore generale, esplodendo sopra ai sampling di Kick out the Jams, storico pezzo degli MC5.
Una nuova scarica di furia arriva dal folle rapcore Fist of Rage (che suona palesemente influenzato dai Rage Against the Machine), guidato dai campionamenti di Whole Lotta Love dei Led Zeppelin, e appositamente seguito da un'inaspettata tenue ballad che pare uscita dal repertorio del Mike Patton più eclettico, Only God Knows Why, coinvolgente nella sua progressione verso un blues sinfonico quasi gospel, contaminato da parti vocali effettate elettronicamente.
Fuck Off riporta la rabbia e la psicosi, avvalendosi di potenti chitarre elettriche su di una base hip-hop tagliente, nonché del rapper Eminem come guest al microfono.
Where U at Rock (anticipata sinistramente dall'outro di Fuck Off, in cui se ne sentono degli echi mentre scorrono inquietanti messaggi telefonici) è un'altra traccia rapcore schizoide, mentre la conclusiva Black Chick, White Guy confeziona ancora un hip-hop dai campionamenti eclettici e dal chorus "pattoniano". Al termine di essa parte una seconda versione di I Am the Bullgod, che in questa veste suona più come un delirio crossover ironico tipicamente alla Faith No More, con continui avvolgimenti e stravolgimenti su se stesso.

Devil Without a Cause spicca nel panorama musicale come opera estranea al nu-metal così come al tradizionale rapcore. Probabilmente si tratta dell'ultimo buon album di crossover-rock, discendente in linea retta dai grandi dischi dei Faith No More e dei Primus (e le progressioni spesso funky, così come le parti tastieristiche, non possono che sottolinearne tale codice genetico), oltre che dai più evidenti Rage Against the Machine.

L'incredibile successo del disco attraverso le stazioni radiofoniche statunitensi lo renderà uno degli album più venduti di sempre nella storia non solo del rapcore ma anche dell'hip-hop tutto.

Jimmy Bones alle tastiere, Stefanie Eulinberg alla batteria, Jason Krause e Kenny Olson alle chitarre e Joe C. alla seconda voce completano la line-up della Twisted Brown Trucker Band, che non solo suona sul disco ma porterà anche la musica di Kid Rock in sede live nei tour successivi.
Tra i guest dell'album spiccano invece Shirley Hayden (ex Parlet) ai cori, Uncle Kracker a turntable e voce, Robert Bradley alla voce, e il già citato rapper Eminem.
 

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