Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Paolo Tedoldi
Genere: 
Etichetta: 
Qwest
Anno: 
1979
Line-Up: 

- Ian Curtis - voce
- Peter Hook - basso
- Bernard Sumner - chitarra
- Steve Morris - batteria

Tracklist: 


1. Disorder
2. Day Of The Lords
3. Candidate
4. Insight
5. New Dawn Fades
6. She's Lost Control
7. Shadowplay
8. Wilderness
9. Interzone
10. I Remember Nothing

Joy Division

Unknown Pleasures

Il secondo album dei Joy Division, Closer, è un album tutt'altro che disperato, un album che nel suo progressivo incedere verso sonorità e testi sempre più pessimisti, non si concede il lusso di gridare aiuto.
Era più vicino alla fine, e quindi totalmente rassegnato, di Unknown Pleasures, opera che invece raccoglie la rabbia e la disperata ricerca di un perché in pezzi più violenti e in testi che lasciano trasparire ancora una volontà di dare un motivo alla propria condizione, a quella umana.
Questo non vuol dire che uno dei due album debba essere meno sincero, entrambi lo sono, e decisamente.
Sono solo due fasi della discesa nella depressione del genio di Ian Curtis, in principio una marcata e sincera rabbia giovanile (basta sentire i pezzi della loro era Punk, i loro album non ufficiali) con punte di matura riflessione, poi diventato uno stato d'animo vero e proprio, un modo di essere.
Fino a sfociare nella tragedia.

Le sonorità sono ispirate al Punk, come anche Curtis spesso ha reso noto, a partire dal primo pezzo, Disorder. Questa traccia è forse la migliore dell'album, rielabora le sonorità sopracitate in chiave meno violenta ma allo stesso tempo più distruttiva, le prime linee accompagnano la musica e inesorabilmente restano impresse nella mente, soprattutto una volto colto il senso:
"I've been waiting for a guide to come and take me by the hand, could these sensations make me feel the pleasures of a normal man?",
Curtis si interroga: le sensazioni terrene, carnali, concrete quanto precarie, potrebbero farmi provare il vero piacere, il piacere che qualsiasi uomo dice di poter provare?
Qui lo stato d'animo si può cogliere chiaramente, ma Curtis con sarcasmo alla fine ci dice
"Who is right, who can tell, and who gives a damn right now?",
Ci dice che comunque non ha importanza, che niente per adesso ha importanza, e questo particolare è importante. E il brano si presenta come un'espressione chiara dello stato d'animo di cui a lungo si è parlato in apertura, la voce di Curtis sigilla un piccolo capolavoro.

La seconda traccia, Day Of The Lords rimanda molto alle sensazioni che poi si proveranno ascoltando Closer, sia il testo che la musica sono un'inquietante e profetica marcia verso un punto di non ritorno, la consapevolezza di qualcosa di cui non si vorrebbe essere consapevoli, ossia il non sapere (o forse sapere ma non voler ammettere) dove tutto andrà a finire.
Ma anche qui la musica è travolgente, la disperazione rende partecipe chiunque ascolti, e lascia tutto in sospeso con una domanda, per cui Curtis non ha ancora una risposta chiara:
"Where will it end?".
Passando per Candidate, altra marcia profetica, che tratta la delicata questione del diritto di ognuno di decidere cosa siano il bene o il male, incontriamo una traccia che secondo me esprime al meglio l'essenza, esprime al meglio Curtis, come il personaggio che sta dietro alle liriche e con la sua voce è come un poeta con il privilegio di leggerci le sue opere migliori.
Si sta parlando di Insight, con la quale ritorniamo allo stile del primo brano, anche per quanto riguarda il testo, che però, oltre a rafforzare il messaggio, aggiunge una linea fondamentale, "I'm not afraid, not at all - I watch them all as they fall - But i remember, when we were young".
Curtis dice di non avere paura, di non essere preoccupato di ciò che accadrà, di osservare tutti coloro che uno dopo l'altro cadono, non riescono a realizzare i propri obiettivi, ma aggiunge che, sebbene non tema più nulla, ricorda ancora "quando eravamo giovani", la purezza, l'innocenza, l'ingenuità e, naturalmente, l'inconsapevolezza.

Disorder e Insight sono quindi le due tracce chiave della prima fase musicale e interiore dei Joy Division, il periodo che io definisco della sincera disperazione.
Una delle tracce più criptiche ed inquietanti è New Dawn Fades, sembra piuttosto ironica, soprattutto in linee come: "A loaded gun won't set you free - so you say", musicalmente sublime, una ascesa continua di "soffocata solennità", la batteria è usata per scandire l'espansione delle sensazioni che la musica accompagnata dal testo ci permette di avvertire. Un testo sul senso di colpa? O forse solamente sulla paranoia? O addirittura uno dei primi avvertimenti di Curtis, già incline a togliersi la vita?
Subito dopo si apre la traccia più martellante, e forse ancora più criptica della precedente, She's Lost Control.

Ogni suono che viene prodotto diventa poi intermittente, sia la batteria che la chitarra che la voce stessa di Curtis si ripetono incessantemente, ma ogni volta sembrano avere più imponenza, fino a sembrare una preghiera, che cerca di rendere la nostra mente partecipe alla follia di chiunque sia la "Lei" di cui si sta parlando, probabilmente il pezzo più famoso dei Joy Division dopo Love Will Tear Us Apart, uscì anche come singolo in una versione più Punk (inclusa in Substance 77-80).
Con Shadowplay la disperazione non si smorza assolutamente, è l'ossessione di un'attesa, la scoperta di una realtà difficile da accettare e poi il ritorno dell'ossessione di chi non vuole credere al peggio, e continua ad aspettare, cercare una risposta quando sa che non la avrà mai.
"Waiting for you" si ripete diverse volte e se prima è una vera attesa, si trasforma poi in una falsificazione della realtà, in una disperazione folle che sfocia nell'inconsapevolezza, ma questa volta non si tratta di una vera inconsapevolezza, e qui viene reso chiaro quanto Curtis sia sul baratro, a cavallo tra l'autoironia di certi brani e la profonda depressione di altri.
Wilderness è invece un testo religioso, un testo che tratta l'ipocrisia, e lo fa ancora una volta senza mezzi termini, senza condannare ma solo mostrando, lasciando a noi l'interpretazione, più che ovvia, del pensiero del "poeta" dark.
Ed è nel brano successivo che la poetica dark raggiunge un picco di crudezza notevole, in Interzone.
La chitarra è quasi Hard Rock, e la voce di Curtis è dotata di una carica inedita, decisamente Punk.
E' una sorta di ritorno alle origini, ma le capacità del gruppo, sia musicalmente che per quanto riguarda i testi, sono maturate, e ci troviamo davanti alla più significativa frase di tutto l'album: "Try to find a way to get out". Trovare una via, un modo per uscirne, tutto ciò che è stato detto negli altri testi può essere ricondotto a quelle otto parole, e il pezzo è la più aggressiva ricerca tra tutte le tracce dell'album. E con I Remember Nothing, lento incedere verso la conclusione, il cui testo rende la solitudine come solo "Isolation" riuscirà a fare in futuro, si sigilla un gioiello della New-Wave, del Post-Punk e della musica in generale.

Ian Curtis è una delle figure più sincere, che non si sono mai contraddette, niente di ciò che abbia mai fatto è stato funzionale a qualcosa, tutto era solamente un'espressione, un'espressione di ciò che aveva dentro, e quando questo viene fatto con sincerità, risulta sublime.
Si è data molta importanza ai testi e alla figura di Curtis, ma senza prendere in considerazione questi elementi, non avrebbe senso recensire un album dei Joy Division, perchè è raro trovare un album in cui testi colpiscano quanto la musica come questo
Si consiglia l'opera poiché capolavoro dotato di immenso valore: quindi non resta che segnalare vivamente anche tutto quello che è venuto prima e dopo questo lavoro, per comprendere appieno il gruppo, e le fasi che ha attraversato.

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