Voto: 
7.1 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Friction
Anno: 
2009
Line-Up: 

- Francesca De Filippis - voce
- Davide Grimaldi - chitarra, tastiera
- Damiano Pecile - basso
- Davide Borghi - batteria


Tracklist: 


1. Sliding Skin
2. Forbidden Happiness
3. Zero
4. Rotten Words
5. Dark Water
6. L'Heremite
7. Sense

Janara

Crocus, Mint & Fennel

Nel panorama del Gothic Rock italiano giunge da Bologna il progetto Janara, il cui particolare moniker è ispirato alla leggenda delle Janare del Sannio, danzatrici notturne devote a Diana che vennero perseguitate come streghe.
Le influenze del quartetto affondano le proprie radici nella Wave ottantiana interpretata da figure femminili, quali Siouxsie & The Banshees e Cranes in primis, rappresentando una sfaccettatura inedita per la scena nazionale; non manca però un velo più contemporaneo, che consente di istituire alcuni paragoni con la dimensione più gotica dei Gathering o le follie macabre dei norvegesi Madder Mortem.

Nella sua abbondante mezz’ora di durata, l’esordio Crocus, Mint & Fennel si pone come una riscoperta di timbri oscuri ed evocativi, che richiamano l’anima più distorta ed allucinata del Gothic Rock, senza tralasciare una discreta dose di melodia.
L’incipit Sliding Skin lascia subito spazio al dialogo tra la voce della cantante Francesca De Filippis e un acido sintetizzatore che conferisce una patina odierna, distanziandosi dai canoni della scuola Wave inglese. E’ infatti la successiva Forbidden Happiness a ritrarre un primo punto d’incontro con gli storici monologhi tessuti da Siouxsie Sioux nei suoi lavori più gotici.
La voce costituisce il filo conduttore dell’intera opera, trasportando l’ascoltatore sia negli episodi più diretti ed impetuosi, sia in quelli più atmosferici e recitati: Rotten Words appartiene per l’appunto a quest’ultima classe, ritraendo un esempio di come certe componenti industriali o neoclassiche siano care ai Janara.
Si deve anche sottolineare che la registrazione effettuata riesce ad evidenziare con chiarezza ciascuna sezione strumentale realizzata dalla formazione emiliana, toccando il suo apice nella quinta Dark Water, in cui un’estenuante ritmica si lega efficacemente ai temi melodici e tenebrosi delineati dalla chitarra. E se la peultima L’Heremite sarà più in linea con l'opener Sliding Skin, stabilendo una stretta connessione con il song-writing e l’interpretazione esoterica dei Madder Mortem, la conclusiva Sense sarà intrisa di un’aura peculiare, capace di spaziare al di là degli stilemi tipici della Wave, per toccare divagazioni sperimentali e quasi Shoegaze.

Prova notevole pertanto quella dei Janara, che hanno dato origine ad un lavoro strumentalmente curato e dai toni parecchio variegati; la scena Wave in Italia negli anni Ottanta ha trovato un terreno fertile grazie all’opera dei vari Litfiba, Diaframma o dei bolognesi Gaznevada e attualmente è ancora rappresentata da esponenti di elevato profilo che spesso vengono trascurati dallo stesso pubblico della Penisola. Ci si auspica quindi che i Janara possano imporsi gradualmente nell’underground, puntando a traguardi sempre differenti, affinando costantemente il proprio sound ed ergendosi tra i portavoce di una nuova stagione del Gothic Rock nel nostro Paese.

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