Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
XL Recordings
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Jónsi - tutti gli strumenti


Tracklist: 

1. Go Do (04:41)
2. Animal Arithmetic (03:24)
3. Tornado (04:15)
4. Boy Lilikoi (04:30)
5. Sinking Friendships (04:42)
6. Kolniður (03:56)
7. Around Us (05:18)
8. Grow till Tall (05:21)
9. Hengilás (04:15)

Jónsi

Go

Musicista visionario e introspettivo, Jónsi Birgisson rappresenta uno dei simboli della nuova sensibilità raggiunta dalla scena alternativa del Nord Europa, poiché il suo progetto Sigur Rós dal 1994 ha costantemente conferito linfa vitale ad un panorama che sembrava aver toccato la saturazione stilistica.
Sebbene il nome dell’artista islandese venga associato sempre alla dimensione onirica tessuta dalla realtà Sigur Rós, gli sforzi profusi da Jónsi hanno interessato anche la composizione del platter di debutto dei Riceboy Sleeps (rinominati in seguito Jónsi & Alex) e di questo esordio discografico solista, introdotto dal semplice titolo Go.

Le nove tracce che plasmano il disco scavano nell’universo tipico del Dream Pop più soffuso dei Sigur Rós, ma garantiscono sfaccettature inedite a cavallo tra una vena commerciale di stampo Pop e uno spiccato slancio elettronico.
Immancabili sono le radici timbriche islandesi che scavano in una bizzarra tradizione in equilibrio tra Folk e Elettronica in cui gli esponenti principali risultano essere i Mùm: l’incipit Go Do evidenzia da subito i giochi di luci ed ombre che caratterizzano l’intero lavoro, così come la grande attenzione che viene prestata alle sezioni ritmiche, frenetiche e travolgenti.
Anche la seconda Animal Arithmetic conserva pochi elementi comuni al sound Sigur Rós, poiché l’interpretazione vocale ripercorre gli ultimi meandri solcati dalla band e si distanzia dal cantato soave che ha raffigurato uno dei trademark del registro stilistico degli islandesi.
E’ infatti solo con Tornado che emergono reminescenze da un mondo ormai distante e dimenticato, in cui l’atmosfera regna incontrastata, forgiando aperture melodiche di notevole impatto.
Boy Lilikoi, singolo apripista scaricabile gratuitamente sul sito di Jónsi, si colloca come intermedia tra i due gusti musicali predominanti in Go, poiché capace di trasferire l’avvolgente intimità che permea tutti i lavori dei Sigur Rós in un contesto più contemporaneo dai tratti easy-listening.
Colorando le proprie composizioni con il cromatismo tipico del fuoco e del ghiaccio, i due elementi distintivi del suolo islandese, Jónsi cerca di innalzare il proprio spirito cantautorale con brani di ottimo calibro, quali Sinking Friendships, Kolnidur e Grow Till Tall; non risultano invece pienamente soddisfacenti gli esperimenti di stampo elettronico come Around Us, strutturato in maniera troppo scoordinata e troppo votato a percorrere percorsi commerciali che non premiano la qualità.
La conclusione è affidata a Hengilàs, struggente pezzo in tensione tra Ágætis Byrjun e ( ), in grado di trascinare l’ascoltatore in un vortice di gelo esistenziale; pur non esibendo elementi innovativi rispetto al minimalismo delle passate pubblicazioni, Hengilàs si pone come un epilogo sofferto ma liberatorio, degno del profilo artistico di un musicista elegante e poliedrico.

Sicuramente la proposta di un album fotocopia dei primi capolavori dei Sigur Rós sarebbe stata apprezzata da gran parte del pubblico alternativo che ha visto affermarsi a livello internazionale il peculiare Post-Rock della formazione di Reykjavik; al contrario invece, un’ampia fetta della critica non avrebbe accettato la reinterpretazione dei tradizionali canoni del genere, preferendo un’esplorazione sperimentale di lidi mai toccati dal cantautore nordico.
Go ritrae quindi un’opera capace di rispondere a tutte queste esigenze, rimanendo incastonata in una sorta di limbo timbrico, dove la meditazione e la ricerca stilistica si fondono con un’aura catchy e non indifferente alla logica del mercato musicale main-stream.
Un nota di riguardo deve essere infine spesa per sottolineare la raffinatezza degli arrangiamenti sinfonici scritti dal compositore di musica classica contemporanea Nico Muhly, che Jónsi ha voluto coinvolgere in questo primo esperimento solista di studio.

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