Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Paola Andriulo
Genere: 
Etichetta: 
Smilodon/Andromeda
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Andreas Bolling - batteria
- Ove Andersson - tastiera
- Rob Hansen - basso
- Steven Kautzky Andersson - chitarra
- Viktor Bjorklund - voce


Tracklist: 


1. Invitation II Dig
2. Become
3. Changes
4. Derive
5. Demon Jive
6. Tomorrow Never Knows
7. Collided
8. Horse
9. Tokyo
10. Bumble Bee

Iubar

Invitation II Dig

Dalla Svezia arriva una band stanca del gelo nordico, che debutta volutamente dal vivo nel 2003 ad Istanbul, città tanto lontana dai paesi nordici sia geograficamente che musicalmente.
E l’incontro che nasce fra due realtà così diverse è Invitation II Dig, opera di debutto degli Iubar. Questo album risente da subito dell’influenza musicale orientale, ma allo stesso tempo non relega tale influenza solo a qualche pezzo isolato, anzi riesce a dar vita ad un lavoro completo in cui l’ascoltatore viene cullato da un mix di rock, richiami orientaleggianti musicali e vocali, melodie orecchiabili, echi psichedelici.

La title track iniziale prepara sin dall’inizio al melodioso viaggio: una dolce chitarra accompagna la piacevole voce di Viktor, dal timbro simile a quello di Bono Vox in diverse parti dell’album; poi subentra la batteria, che sinuosa si unisce a voce, basso e chitarra per iniziare al meglio con un pezzo caldo e di facile ascolto. Dopo un dolce e lento buongiorno l’ascoltatore prosegue il viaggio con un brano più leggero, più spensierato, Become. Interessante la voce di Viktor, molto duttile ed espressiva. Changes, il pezzo che segue, fin dall’inizio testimonia l’influenza musicale orientale che ben si sposa con la batteria e la voce. Invitation II Dig è un album in cui si susseguono brani molto stimolanti, orecchiabili ma mai scontati o ripetitivi: Derive mette in mostra così come Tokyo le capacità vocali di Viktor; in particolare in Tokyo si apprezza la sua flessibilità, la sua bravura nell’alternare docili momenti ad attimi più energici in cui ricorda piacevolmente il nostrano John De Leo (ex Quintorigo). Il primo singolo dell’album è la quinta canzone, Demon Jive, un momento molto malinconico che ricorda il sound dei Coldplay e che si lega bene al pezzo successivo, cover dei Beatles, Tomorrow Never Knows, una bellissima versione di tale brano: molto orientaleggiante (interessanti i vocalizzi orientaleggianti che arricchiscono il pezzo) e dal gusto psichedelico/acido. Il sound orientale è protagonista anche di Collided, settimo brano dell’album: World collinding, heaven fall down; queste le parole iniziali di Collided. Più che un cielo che crolla però con questo pezzo si immaginano lande lontane immerse in un rosso tramonto in medio oriente. Horse è con Demon Jive il pezzo più triste e malinconico, che regala qualche attimo di intimità e riflessione. L’intimità e l’oriente, i due cardini di questo lavoro di debutto degli Iubar, concludono il lavoro stesso con la bella Bumble Bee: non potrebbe finir meglio Invitation 2 Dig se non con questi cinque minuti di piacevole alienazione: Forget who you are propone il testo, ed è davvero facile dimenticare se stessi e ciò che si è durante questo pezzo.

Invitation II Dig rappresenta il debutto davvero riuscito degli Iubar, questa band svedese in cui cinque menti hanno abilmente saputo unire tante diverse influenze e creare un melting pot eterogeneo e mai stancante.
Così come in tante altre occasioni la cara Svezia ha sfornato un gruppo dalla evidente creatività. Un album dalle varie sfaccettature: intimo, rilassante, spensierato, esotico.

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