Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione/Kick Agency
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Alessandro - voce
- Angelo - chitarra
- Filippo - chitarra
- Andrea - basso
- Simone - batteria


Tracklist: 


1. This Time
2. Sunset Of My Hope
3. The Better Way
4. Through The Threshold
5. Labyrinth
6. Walk Alone
7. Betray Me
8. Shade The Sun

Inside Process

Shade The Sun

A due anni di distanza dal demo con cui gli Inside Process si erano presentati al pubblico italiano ed estero, con il loro Metalcore figlio della tradizione americana, giunge alla pubblicazione l’album d’esordio Shade The Sun, provvisto di otto tracce fresche di composizione.
Accostandosi all’incipit This Time, si può da subito evincere come il livello di produzione non sia eccezionale, perché le chitarre presentano un suono distorto abbastanza discutibile, così come la voce che non viene supportata da effetti capaci di celare il suo aspetto grezzo.

Sebbene la registrazione conservi una parvenza alquanto scadente, una canzone come This Time è provvista di buone idee strutturali, che traggono elementi dal sound dei Killswitch Engage nelle sezioni clean e dai passaggi più brutali dei primi As I Lay Dying e Caliban. Il genere plasmato dagli Inside Process non può però certo definirsi originale, dato che le aperture melodiche o i riff sincopati hanno trovato ampio impiego nelle produzioni degli acts sopra citati già da diversi anni. E se The Better Way sembra tratta da The Undying Darkness dei Caliban per la sua ritmicità spinta all’eccesso, Through The Threshold rappresenta la classica cavalcata Metalcore, ricca di sfuriate e di riff debitori della scuola Death svedese.
Non si discutono di sicuro le straordinarie doti tecniche dei componenti degli Inside Process, dato che i patterns di chitarra e batteria sono elaborati e dotati di una direzione devastante, ma ciò che manca ad un lavoro come Shade The Sun è la personalità, caratteristica alquanto rara nell’attuale panorama Metalcore.
L’unico intermezzo distintivo è costituito dalle chitarre clean che emergono in una traccia come Labyrinth, ma il loro intreccio è quasi limitato dalla volontà di tornare ai vecchi cliché del Metalcore.

In definitiva un disco come Shade The Sun poteva essere sviluppato in modo più valido ed originale, per non farlo sprofondare nella monotonia del genere: anche la copertina, che si rivela decisamente standard per lo stile, non consente di dare una valutazione positiva ad un lavoro sì travolgente, ma sottotono.
Ci si auspica pertanto che in futuro gli Inside Process riescano a garantire un tratto più variegato alla propria musica, perseverando nell’approccio aggressivo e coinvolgente del Metalcore.

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