Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
1997
Line-Up: 

- Anders Fridén - voce, percussioni
- Jesper Strömblad - chitarra acustica e solista, tastiera, percussioni
- Glenn Ljungström - chitarra ritmica
- Johan Larsson - basso
- Björn Gelotte - batteria, percussioni, chitarra acustica e solista


 

Tracklist: 

1. Jotun
2. Food for the Gods
3. Gyroscope
4. Dialogue with the Stars
5. The Hive
6. Jester Script Transfigured
7. Morphing into Primal
8. Worlds within the Margin
9. Episode 666
10. Everything Counts
11. Whoracle
 

In Flames

Whoracle

Dopo due anni gli In Flames ritornano con il loro terzo album studio, Whoracle, smussando e rifinendo le loro sonorità per prevalere sul lato più heavy e melodico, soprattutto nell’elemento chitarristico che perde parte dell’identità estrosa acquisita in The Jester Race e della sua strutturazione all’interno dei brani in favore di un approccio più immediato e lineare, ma certo rimanendo ancora sporcato di durezze ritmiche che mantengono il legame con il passato e tocchi di classe nelle combo chitarra principale melodica/chitarra ritmica di sostegno a creare riff intriganti e accattivanti.
Non si perdono gli elementi acustici invece, anche se sono un poco diminuiti quantitativamente parlando rispetto a The Jester Race, ma quando compaiono sono sempre incisivi ed efficaci.

Stilisticamente si può considerare un capitolo di personalizzazione formale, anche se la sua natura più lineare e smussata lo rende, in un certo senso, meno originale e innovativo nel complesso di The Jester Race. Non si può più in ogni caso parlare in senso tradizionale di death metal, poiché senso melodico, arrangiamenti e attitudine di base si slegano da questo genere, che invece permane nei punti dove le ritmiche si fanno più aspre e marcate, con diverse rimanenze stilistiche (comunque filtrate dal fatto che stiamo parlando di un disco scandinavo rientrante nella cerchia del cosiddetto "Gothenburg sound"). Ciò comunque testimonia l'eterogeneità della scena svedese, in cui si intrecciano svariati stili ed influenze e i gruppi sono sempre pronti a cambiare, evolversi e differenziarsi da disco a disco.
Vocalmente, il growl di Fridén si inacutisce leggermente divenendo per buona dose un vero e proprio growl/scream, ma tradendo un ruggito non brillantissimo nell'economia dell'album, tant’è che a volte sembra che sarebbe stato meglio se al suo posto ci fosse stata la voce pulita; comunque questo si potrebbe imputare alla produzione non perfetta anche se ancora buona.
I testi sono nuovamente scritti da Niklas Sundin sotto consigli e direttive di Fridén. Questo è, in definitiva, Whoracle (titolo che nasce dalla fusione di whore e oracle). Esso è anche l’ultimo album degli In Flames prima di cambiare formazione, futuro che tutti i membri sapevano già, inevitabilmente, poiché Ljungstrom e Larsson per impegni personali avrebbero dovuto abbandonare il gruppo. Salta subito all’occhio il magnifico artwork di Andreas Marschall, che nonostante questo a prima vista inganna, dando l’idea di sensazioni tormentanti e di paesaggi desolati da cui in realtà l’album è abbastanza lontano come sonorità.

Jotun (gigante) è un inizio melodico che presenta subito il tronco dell’album dopo un breve soliloquio in voce pulita di Fridén (che ricompare pure successivamente). La chitarra solista è più in linea con la vena maideniana del precedente album, mentre quella ritmica di sottofondo mantiene i contatti con il settore estremo, il tutto in ogni caso segue un ordinamento melodico abbastanza radio-friendly.
Invece la successiva Food for the Gods ridiscende in un attacco melodeath alla At The Gates con il suo martellamento di batteria e chitarra qui combinato ad elementi non eccessivamente melodicizzati e si sperimenta l’inserimento di brevi monologhi puliti attraverso un filtro vocale (che verrà riutilizzato in avanti). E' uno dei momenti più estremi dell'album in contrapposizione a quelli più melodici.
Gyroscope ricorda molto Moonshield per strutturazione, anche se questa volta c’è una sequenza di pedali con qualche effettino elettronico unito alla chitarra acustica iniziale. Ma i riff rimangono comunque energici e fra i più melodici degli In Flames fino a questo momento.
Dialogue with the Stars è una strumentale molto allegra ed orecchiabile, che fa ricorso di chitarre acustiche solo in un breve tratto sul finire. La decisa abbagliante The Hive è, oltre che uno dei brani degli In Flames più apprezzati di sempre in sede live, un breve intermezzo prima della quasi interamente acustica Jester Script Transfigured, una poliedrica visione di sinistri presagi tecnologici su sonorità romantiche e mostranti ampi paesaggi naturali, interpretata da Anders Fridén in maggior parte con una voce pulita depressa ma vellutata.
Morphing into Primal è un altro ritorno all’elemento di Atthegatesiana memoria, una cavalcata a metà fra thrash emelodic death metal che rappresenta il punto di contatto più vicino con il lato più duro del gruppo, nonché il momento di maggior vicinanza con la pietra miliare Slaughter of the Soul, a testimoniare le radici di una scena che comunque va slegandosi dai canoni death metal per contaminarsi con altre sonorità ed esplorare nuove strade.
Worlds Within the Margin è un brano più sperimentale: chords e riff piuttosto originali per gli In Flames, aura notevolmente sinistra, grazie anche all’organo atmosferico di sottofondo e all’alternarsi dei monologhi già visti in Food for the Gods e del growl che si immerge perfettamente nell’anima oscura del brano.
Episode 666 è, stando alle parole dello stesso Fridén, un “tributo hard rock”, e che tributo! Probabilmente uno dei migliori brani degli In Flames di sempre, i suoi riff energici e l’assolo folgorante ed inquietante rimangono impressi a tutto diritto nella storia metal scandinava.
Si chiude ora l’elenco delle canzoni vere e proprie con Everything Counts, cover dei Depeche Mode reinterpretata in chiave hard & heavy (anche qua per parola del gruppo), un brano divertente e trascinante oltre che interessante per la sua originale provenienza, che si fa sentire ancora nella melodia del chorus (comunque è tutto in growl, il che potrebbe stonare). Per finire la titletrack strumentale Whoracle, che consiste in un susseguirsi di pochi arpeggi acustici veloci per tutto il brano, mentre si aggiungono prima un’intensa batteria e poi la voce femminile di Ulricha Netterdahl, anch’essi ripetendo la propria parte fino alla fine del brano in dissolvenza; il brano è veramente strumentale, dato che Ulricha si limita a intonare poche note, invece di cantare un testo e seguire uno schema prefisso.

Non c’è dubbio, con Whoracle gli In Flames non deludono affatto tutte le aspettative pergiunte su di loro dopo il precedente lavoro, stabilendosi con solidità nel panorama svedese e dando alla luce uno dei capitoli più importanti di tutta la NWOSHM, per via dell'influenza che avrebbe avuto su numerose formazioni che hanno attinto a piene mani anche dagli In Flames, anche in quelle più legate ai cliché più tradizionali del melodic death metal come nella ondata moderna del metalcore.
Sarà dopo questo punto che si alterneranno vari ospiti per collaborare con gli In Flames durante i concerti a sostituzione dei partenti Larsson e Ljungstrom, fino al trovare la formazione stabile per il seguente album e tutti i successivi. Ma in ogni caso, Whoracle rimane uno degli apici seminali raggiunti dalla scuola musicale di Gothenburg, di notevole influenza ed importanza storica.
 

NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente