Voto: 
4.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2001
Line-Up: 

- Anders Fridèn - voce
- Jesper Strömblad - chitarra
- Bjorn Gelotte - chitarra
- Peter Iwers - basso
- Daniel Svensson - batteria
 

Tracklist: 

1. Bullet Ride
2. Embody the Invisible
3. Jotun
4. Food for the Gods
5. Moonshield
6. Clayman
7. Swim
8. Behind Space
9. Only for the Weak
10. Gyroscope
11. Scorn
12. Ordinary Story
13. Pinball Map
14. Colony
15. Episode 666

In Flames

The Tokyo Showdown

Sull'onda del successo travolgente dato da Colony e Clayman, gli In Flames intraprendono un tour mondiale che li consacra definitivamente sui palchi di mezzo mondo. Per l'occasione gli svedesi decidono di registrare la data a Tokyo, che sarebbe finita su disco nel 2001. Il risultato però è sotto le aspettative: la qualità del live è decisamente bassa, paragonabile a quella di un bootleg amatoriale per qualità della registrazione, partecipazione del pubblico e nitidezza dei suoni. Chitarre davvero poco trascinanti (e dotate di una distorsione poco efficace) rispetto a quelle studio, batteria per nulla incisiva, davvero piatta e monotona, e, cosa peggiore di tutte, un Anders Fridèn deludentissimo al microfono, incapace di growlare, screamare e di reggere in alcun modo le sue linee vocali, sempre stonate e gracchianti; la differenza con le sue prestazioni in studio è abissale, si potrebbe almeno salvare grazie al suo carisma di frontman, ma, anche per via della pessima prova canora e della mancanza di un'edizione DVD che consenta di immergersi anche visivamente nel live, da questo punto di vista la sua serata no è totale.

Il fatto che Anders sia davvero la delusione più grande del concerto fa venire in mente qualche ipotesi: il suo passaggio da un growl rauco e basso ad un growl/scream feroce e potente avvenuto fra il 1997 e il 1999 è perfettamente lineare, ma l'adozione di uno screaming acuto e impulsivo già nel 2000 è un po' una sorpresa... che forse le sue stesse corde vocali, dopo anni passati a cantare a squarciagola, stiano perdendo colpi, al punto che Anders non riesce più a growlare? Tant'è che d'altronde già nel 2002 in Reroute to Remain il suo scream si fa meno potente, meno pulito, a tratti un po' stridulo, e continuano ad aumentare le clean vocals (possiamo invece ignorare i filtri, che sembrano adottati più per inseguire una precisa direzione musicale e che in ogni caso non occultano le linee vocali), morbide, un po' nasali, come se questa fosse la sua vera voce (ma non si può fare un confronto con i pochi interventi puliti degli album pre-2002 hanno un approccio differente, sono più come inserti mirati e isolati, anche se di meno su Clayman). Se così fosse, si spiegherebbe perché sia passato a questo screaming, che sembra adattarsi maggiormente al suo timbro vocale, e perché in una giornata negativa di un tour lungo e faticoso per la sua voce la sua prestazione vocale lasci tanto a desiderare. Davvero peccato, perché è un frontman invidiabile. C'è da pensarci su.

Tornando al disco, il Tokyo Showdown da, purtroppo, l'idea di essere stato registrato tanto per pubblicare un live qualsiasi, senza alcuna attenzione particolare per l'occorrenza, tant'è che in un'intervista il bassista Peter Iwers dichiarò: "non c'è stato niente di premeditato, semplicemente lo scorso novembre eravamo in tour a Tokyo e c’è stata la possibilità di registrare l’intero show, credimi è stato solo un caso fortuito. [...] Se probabilmente, invece di registrare a Tokyo, lo avessimo fatto in un altro posto, avresti trovato le canzoni da te citate.” Insomma, il concerto è semplicemente uno dei tanti, niente di diverso e di migliore di un'esibizione nel palazzetto vicino casa in una qualsiasi serata, senza alcuna cura nel preparare un evento ben organizzato e suonato. Tanto varrebbe reperire un bootleg qualsiasi, non c'è alcuna reale differenza con la registrazione della data a Tokyo, pur essendo un "live ufficiale"... e come tale non lascia molto da invidiare ad altri non ufficiali. Gli In Flames hanno creduto nella qualità della scaletta occasionalmente registrata, ma la loro fiducia è mal riposta. Peccato perché gli svedesi riescono ugualmente a dimostrare di avere tecnica e classe, e nelle loro serate dal vivo migliori la grinta che riescono a sprigionare è sempre alta, grazie anche al rapporto che riescono sempre ad instaurare col pubblico. Il rammarico per l'occasione sprecata per ottenere un grande disco live, magari anche meglio suonato e prodotto, e con un'atmosfera maggiormente immersiva, è quindi grande. Consigliamo l'ascolto solo ai fan degli In Flames meno intransigenti, che potranno divertirsi con le canzoni proposte dal gruppo svedese.

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