Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alfredo Capozzi
Genere: 
Etichetta: 
Ovni Records
Anno: 
2011
Line-Up: 
Gruff Rhys (voce, chitarre, vibrafono, moog, synth)
Gorwel Owen (piano, moog, banjo, percussioni)
Owen Evans (basso)
Chris Walmsley (batteria)
Tracklist: 

1. Shark Ridden Waters
2. Honey All Over
3. Sensations In The Dark
4. Vitamin K
5. Take A Sentence
6. Conservation Conversation
7. Sophie Softly
8. Christopher Columbus
9. Space Dust 2 (with Sarah Assbring)
10. At The Heart Of Love
11. Patterns Of Power
12. If We Were Words (We Would Rhyme)
13. Rubble Rubble

Gruff Rhys

Hotel Shampoo

La cover policroma che fotografa i campioncini di shampoo sgraffignati da Gruff Rhys nei tanti hotel che lo hanno ospitato durante i suoi ormai numerosi tour, è lo specchio della sua fantasia e di ciò che è la sua idea guida in campo musicale. L’elemento base, il pop-shampoo, è sempre lo stesso, ma quante sono le flagranze, le forme, i magnifici colori nei quali può essere prodotto! La sua è  una filosofia sincretica, che attinge da pattern importanti come da nomi influenti e meno illustri; però, la sua creatività, le sue non comuni doti di assemblatore virtuoso, fanno sì che sia sempre bene in vista il suo inconfondibile marchio di fabbrica.

 Hotel Shampoo, pur confermando la poliedricità di Gruff, il suo saper misurarsi con molti generi senza mai abbandonare la vena eccentrica, il gusto per il contrasto forte, è un album più “piano”, più diretto; ma basta già un secondo ascolto per rendersi conto che il termine semplice non appartiene al vocabolario del nostro. Intendiamoci, non troverete le aperture spaziali, le virate ad U alle quali l’ormai corposa discografia degli Animali Super Pelosi ha abituato i suoi non pochi fan. In ogni canzone, anche nella più canonica ballad c’è, comunque, un guizzo, un elemento straniante che ci ricorda la sua magnifica diversità, la sua passione per i dettagli che sorprendono. Soggiornare in questo hotel, di lusso ma senza dare nell’occhio, di un’eleganza sobria e ricercata, è altamente consigliato, anche se, ne sono convinto, non troverete il suo nome tra le guide più alla moda. Basta visitarne solo alcune delle stanze, ognuna con un suo shampoo of course, per convincersi che i soldi sono ben spesi e che l’animo soprattutto ne uscirà ristorato.

All’entrata, nella hall, troverete la luminosità mediterranea, la bellezza leggermente inquietante, con un Bacharach’s touch d’annata, di Shak Ridden Waters. Se questa rara, calda accoglienza non vi basta, spesso è decisiva in ogni hotel che si rispetti, potrete farvi indirizzare dalle parti di Vitamin K, la più ariosa ed appariscente, una suite che comprende anche gli archi (l'arrangiatore è Sean O'Hogan degli High Llamas) ed un’atmosfera avvolgente e lussuriosa che farà cadere le residue resistenze dell’amante imbronciata. Oppure accomodarvi nelle tinte tenui, nell’eleganza francese, con echi ben distinguibili di valzer, di Space Dust #2 con la voce del nostro, che qui somiglia ancor di più a quella di Wyatt, che duetta con la svedesina Sarah Assbring (El Perro del Mar). Se nonostante tutto ciò, siete ancora titubanti, volete qualcosa di più rassicurante, prendete Honey All Over o Rubble Rubble, classico ‘60 style tra Brian Wilson, Steve Marriott e Ray Davies, filtrato dalle psichedeliche visioni dell’architetto Gruff, talento che ha pochi eguali nel mondo pop-rock. Hotel Shampoo, più e meglio dei suoi due precedenti lavori, lo testimonia in modo inequivocabile. Per quanto mi riguarda, ho già scelto dove trascorrerò le mie vacanze…

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