Voto: 
3.8 / 10
Autore: 
Matteo Mainardi
Genere: 
Etichetta: 
Island/Universal
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Doug Robb - Voce
- Dan Estrin - Chitarra
- Chris Hesse - Batteria

Tracklist: 

1. The Rules
2. Born to Lead
3. Moving Forward
4. Inside of You
5. The First of Me
6. Good Enough
7. If I Were You
8. Without a Fight
9. Don't Tell Me
10. Look Were We Are
11. Say the Same
12. If Only
13. More Than a Memory
14. Finally Awake
15. Waiting

Hoobastank

Every Man for Himself

Abbiamo iniziato a conoscerli come gruppo spalla degli Incubus e, proprio agli inizi, si diceva che fosserro i loro eredi. Poi è uscito il loro secondo album, The Reason, che con la title-track sono diventati famosi in tutto il mondo, vendendo milioni di copie. Oggi gli Hoobastank ritornano sulla scena con il loro terzo cd, Every Man For Himself in cui si rimettono alla prova e dove cercano di dare una continuità al loro progetto che, con l'addio di un chitarrista, si vociferava dovesse finire da un momento all'altro.
Nell'album precedente tutti i crititici, avevano obbiettato la scelta di spostare il sound da quello tipico Nu Metal a quello più tendenziale al pop, sperando che con la loro prossima uscita (Every Man For Himself appunto) ritornassero sulla carreggiata iniziale dei primi tempi.
Possiamo subito dire che questo riassestamento, non è stato fatto e, anzi, si è deciso di continuare sulla falsa riga di The Reason.

Nonostante l'inizio con Born to Lead in cui i suoni, le ritmiche e la voce stessa facciano ben pensare, ci accorgeremo presto che l'intero album sarà un altalenante passaggio da un'influenza pop all'altra. Già con la traccia successiva, Moving Forward, ascoltiamo subito questo passaggio troppo netto e azzardato. Qui si cerca di riutilizzare gli ingredienti che, messi saggiamente insieme, hanno fatto sì che una canzone come The Reason, abbia fatto vendere milioni di copie in tutto il mondo. I toni sono quindi calmi e parecchio sdolcinati che cercano di creare un'atmosfera suggestiva per poter poi "sfogarsi" nel ritornello. Più originale e orecchiabile, almeno per la varietà ritmica, il brano successivo Inside of You. I toni utilizzati nel brano antecedente, vengono lasciati da parte e si cerca di creare una song che possa andare bene ai più, cercando di coniugare melodia commerciale e ritmica incalzante fin dai primi battiti. Andando avanti, abbiano un ulteriore brano da classifica che è First of Me in cui la parte "forte" è il ritornello, il classico pezzo che anche se non lo si sopporta, rimane impresso nella testa e per farselo andare via bisogna martellarsi il cervello. Abbiamo quindi una successione di canzonette a tutto tondo: ritornelli semplici, musiche da fanciulli e voce a metà tra l'adolescente e il castrato. Per avere un piccolo abbaglio di ritmo e "forza" bisogna passare a Without a Fight. In questa traccia, si riesce a sentire il batterista (cosa prima inesistente) e un pò di chitarra distorta. Unico brano che possa risaltare su tutti gli altri è Look Where We Are che risulta essere un buon pezzo a metà tra il Rock commerciale e qualche piccolissima sfumatura degli ultimi Incubus. La voce è azzeccata proprio per questi generi di brani in cui si richiede ritmicità e voce pulita. Altra cosa è che si riesce a percepire anche una sorta di "potenza", sempre se di potenza si può parlare in questi ambiti. Il brano più imbarazzante, invece, è More Than a Memory in cui ci si mette un pò a capire se si stia ascoltando una boy band o meno. La canzone è caratterizzata da una lentezza imbarazzante, trainata da flauti peruviani e fisarmoniche. Se questo non dovesse bastare, la traccia si conclude con una lunga parte strumentale in cui una tromba stile Lounge si lascia andare completamente, dando all'ascoltatore la mazzata finale. Con Finally Awake si cerca di accontentare il pubblico nostalgico dei primissimi Hoobastank e, in effetti, l'effetto è quello di un bel viaggio indietro nel tempo in cui la potenza e la ritmicità erano il loro biglietto da visita.

Every Man For Himself è un disco che lascia senza parole, non per la bellezza ma per il fatto che risulti davvero difficile pensare che al mondo ci siano ancora persone che abbiano voglia di sbattersi così tanto per dare alla luce un disco brutalmente basso sotto ogni punto di vista. Ascoltando questo disco, si fa veramente fatica a capire quali siano quelle caratteristiche che discostino gli Hoobastank dall'essere una boy band a tutto tondo. Purtroppo, quindi, un pesante volo in basso per questa band su cui, agli inizi, si faceva un gran parlare con tanti tanti buoni auspici.


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