Voto: 
4.5 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Roberto Moro - voce, chitarra, basso

- Amine Labiad - chitarra, basso




Tracklist: 



1. Destination Death

2. November

3. Folkmoonsad

4. Abyss

Hieros Gamos

Janas

Sotto il nome di Hieros Gamos si celano due musicisti, Roberto Moro (voce, chitarra e basso) e Amine Labiad (chitarra e basso), provenienti l’uno dalla Sardegna e l’altro da Casablanca (Marocco) ma ora stabili nell’isola italiana, in provincia di Sassari.
Il progetto da essi intrapreso richiama nel nome un rituale pagano, in cui la congiunzione dei sessi maschile e femminile permetteva a ciascuno dei due individui di giungere ad una profonda spiritualità. Ovviamente il genere proposto per trattare un argomento così insolito è il Black Metal, di stampo grezzo e derivato dalla corrente dei norvegesi Mayhem, Satyricon e gli Ulver di Nattens Madrigal su tutti.

Il primo demo pubblicato, Janas (che significa Fate in una lingua sarda antica), suddiviso in quattro tracce, presenta i canoni tipici del Black Metal più duro e quindi non inserisce elementi originali che permettano di contraddistinguerlo dalla totalità delle uscite del genere. Nessun aspetto sperimentale quindi, solo ripresa della tradizione nordica, con l’inserimento di ampi motivi strumentali: gli stacchi acustici sono sì azzeccati perché spezzano la monotonia di ciascuna canzone, ma sono ripetitivi anch’essi e mal costruiti. Se qualche riff riesce ad affiorare per convincere l’ascoltatore dell’operato degli Hieros Gamos, subito lo scream non evoluto e ancora poco sviluppato, unito a doppia cassa in estenuante di sottofondo, non conferisce un buon effetto per la resa globale del demo.
Janas è stato anche penalizzato dal fattore cambiamento di line-up, poiché i due musicisti non sono mai riusciti a trovare batteristi motivati o competenti e la registrazione, veramente paragonabile a quella di Nattens Madrigal e ai lavori più grezzi del genere, è stata effettuata non in studio, ma in casa mediante un computer: e questo ha influito parecchio sul risultato finale .
Le quattro tracce sono molto simili nella struttura, poiché dotate di riff spinti, intervallati o preceduti da sprazzi di chitarra acustica o clean; da segnalare il pessimo impiego della voce, di cui non si riescono neanche ad interpretare le parole.

Sinceramente le produzioni così crude non abbelliscono mai un lavoro, poiché contribuiscono solo alla sua disfatta: se lo sono potuto permettere le bands scandinave ma tanti anni fa, in un periodo dove registrare non professionalmente significava trasgredire alla regola e conferire un “sentimento” Black Metal all’opera. Ormai invece ciò non ha più significato e se canzoni come November o Folkemoonsad fossero rivisitate con timbri più moderni, forse Janas avrebbe assunto un altro valore, in quanto sarebbero stati evidenziati anche particolari temi alquanto orientaleggianti e forse la voce sarebbe emersa più determinata e coinvolgente.
Nel frattempo la band sta preparando nuovo materiale da inserire in un possibile secondo demo che, se curato con attenzione, potrà destare maggiore attenzione rispetto al predecessore, completamente non riuscito per tutti i problemi connessi alla stabilità di formazione. Ci si augura perciò di ritrovarsi gli Hieros Gamos più freschi e pronti per nuove pubblicazioni.

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