Voto: 
6.8 / 10
Autore: 
Roberto Vitale
Genere: 
Etichetta: 
AFM Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Marcel "Schmier" Schirmer - Voce solista , basso;
- Uwe "Schmuddel" Hofmann - Chitarra;
- Jorg Michael - Batteria.


Tracklist: 

01. 3rd man introduction
02. Parasite of society
03. Silverskull
04. Remission
05. Doomsday for the prayer
06. 18 and life (Skid Row cover)
07. Read my lips
08. Backs to the wall
09. Egomaniac
10. The calling
11. Payback time
12. Rapid fire (Judas Priest cover)

Headhunter

Parasite Of Society

Marcel "Schmier" Schirmer è uno cha la sa lunga nel panorama musicale power thrash tedesco, essendo stato uno dei  fondatori degli storici Destruction, autori negli anni 80 di due tra i più importanti album del genere ("Mad butcher" e "Release from agony").  Nel 1990, abbandonata temporaneamente la band madre, con la quale tornerà per un acclamato comeback alla fine del decennio, Schirmer fonda gli Headhunter, un progetto che vede protagonisti oltre al cantante bassista, anche il chitarrista Uwe "Schmuddel" Hoffman, già con i Talon, ed il batterista Jorg Michael, che al suo attivo ha una serie impressionante di collaborazioni con gruppi del calibro di Stratovarius, Runnin' Wild, Saxon, Grave Digger, Rage e Mekong Delta.
La musica proposta dal trio, segue naturalmente alcune coordinate già presenti nei Destruction, ma viene arricchita da parecchi elementi power metal di puro stampo teutonico, tanto da renderli difficilmente etichettabili nel classico filone thrash.
I tre registrano in rapida successione "Parody of life", "A bizarre gardening accident" e "Rebirth", poi nel 1994 su di loro scende il silenzio più assoluto, che si spezza solamente con l'uscita di "Parasite of society" , che sembra, stando a sentire le dichiarazioni dei membri della band, possa rappresentare non un nuovo inizio, visto che il gruppo non si è mai ufficilamente sciolto, ma un piacevole ritorno che avrà sicuramente un seguito negli anni a venire. Fermo restando che nessuno può prevedere il futuro, il disco conferma a livello stilistico quanto già ascoltato nei precedenti lavori della band, mostrando, in parecchi casi una estremizzazione dei toni più power, che ben si amalgano con la voce graffiante di Schmier.

Se si escludono le due cover presenti nel disco, la celeberrima 18 and life degli Skid Row, che non convince più di tanto e la Priestiana Rapid fire, che invece ben si presta al drumming assatanato di Michael, gli altri brani vedono una alternanza pressochè continua di stoccate power trash che però non disdegnano aperture melodiche come nel caso della pesantissima Remission, la quale tuttavia ha la possibilità di essere immediatamente memorizzata nonostante al suo interno troviamo qualche sporadico growl. Echi dei Primal Fear sono presenti nella potente Silverskull, mentre molto vicina allo stile Destruction è Doomsday for the prayer, che in parte ricorda, almeno nella fase iniziale, alcune cose composte dai Runnin' Wild, soprattutto nelle partiture ritmiche. I tre affrontano con buona perizia tecnica anche i brani più veloci dell'album come la title track, e Read my lips. Il rifferama la fa da padrone nelle due song finali The calling e Payback time, anche se a lungo andare tale situazione potrebbe portare l'ascoltatore ad una fase di stanca, vista la monoliticità del progetto in questione. Per quanto riguarda la prova dei musicisti, tutti e tre si mantengono ben oltre la sufficienza, del resto l'esperienza non manca, ed è tale da supplire a qualche carenza compositiva che si riscontra qua e la durante l'ascolto del disco, soprattutto nei brani più lunghi, che risultano alla fine essere abbastanza prevedibili e che forse, con una durata inferiore avrebbero avuto una maggiore incisività.
Buona la prova di Schmuddel alla chitarra, mentre è davvero ottimo il lavoro fornito dietro le pelli da Jorg Michael, nella norma il cantato aggressivo e sufficientemente personale di Schmier, che ha dalla sua il sapere dove andare a parare quando c'è da tirare fuori le unghie.
Un punto a favore degli Headhunter è rappresentato dalla maggiorparte dei testi dei vari brani che interessano, secondo il loro personalissimo punto di vista, ciò che ci circonda, sia a livello politico che sociale, si affrontano temi che hanno a che fare con l'attualità; cosa importante, vista la capacità che ha la musica di veicolare i propri messaggi attraverso coloro che poi saranno i fruitori finali del prodotto.

Un disco che farà felici gli amanti delle sonorità power teutoniche degli anni 90, visto che il lavoro degli Headhunter, ha un non so che di retrò che permette loro di ritagliarsi uno spazio nel marasma di uscite fotocopia di questi ultimi tempi, un disco che si ascolta piacevolmente, ma che inevitabilmente presenta qualche episodio in tono minore che necessita di qualche aggiustamento nel futuro, a meno che non si dovrà attendere altri 14 anni per la prossima prova in studio.


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