Voto: 
8.3 / 10
Autore: 
Gravenimage
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Joacim Cans - voce
- Oscar Fredrick Dronjak - chitarra
- Stefan Elmgren - chitarra
- Magnus Rosén - basso
- Anders Johansson - percussioni


Tracklist: 

1. Threshold
2. The Fire Burns Forever
3. Rebel Inside
4. Natural High
5. Dark Wings, Dark Words
6. Howlin’ With The Pac’
7. Shadow Empire
8. Carved In Stone
9. Reign Of The Hammer
10. Genocide
11. Titan

Hammerfall

Threshold

Ritorno in grandissimo stile per gli Hammefall di Oscar Dronjac e Joacim Cans, che stupiscono il pubblico con un album inaspettatamente valido. In una scena che vede il metal classico tentennare sotto i buoni colpi di metalcore e death metal di vario genere, la band svedese mette al sicuro con un colpo deciso l’eredità lasciata vent’anni fa dall’hard rock/heavy metal e coltivata oggi dal power più melodico e old style con un savoir faire illimitato e una altrettanto infinita abilità, rischiando come al solito molto per ottenere tantissimo.

Il fatto è che la ricetta dei nostri non cambia dal loro debutto di quasi dieci anni fa, ma a chi li ama starà benissimo così. Anzi, se qualcuno trovasse gli album precedenti privi di vero mordente, si consiglia lo stesso di provare Threshold, che colpisce il segno con i riff strepitosi usciti dalla mente di Dronjac.
Una band in gran forma, tranquilla e sicura dei propri mezzi emerge fin dal primo riff della title track Threshold: da un crescendo breve e carico di aspettativa ci si getta oltre la soglia, subito dentro al fuoco. La magistrale opener mostra una massiccia dose di grinta che i nostri sfoggiano con orgoglio, carica di un riffing più rapido del solito, di assoli favolosi, e quello di Threshold non è che il primo di una lunga serie: un inno travolgente, il cui ritornello, congegnato con i cori tanto usati dalla band, trasmette un senso di epicità incredibile, se pensiamo a quanto il concetto di epic si stia sposando sempre più con l’elemento sinfonico propugnato da Rhapsody, Manowar e altre realtà affini ai nostri.
Si continua senza prendere il respiro con la successiva The Fire Burns Forever, in cui ritorna alla ribalta il coro, più inneggiante che mai, base su cui si può muovere la voce di Joacim, che in un impressionante passaggio prima dell’assolo mostra ancora una volta di essere uno dei singer power metal più capaci sulla piazza. E’ poi il momento di Rebel Inside, dotata di un incedere particolarmente affine al sound degli anni ’80, con la cui tradizione i nostri non hanno mai nascosto un forte legame. Qui il tempo rallenta e la chitarra non distorta accompagna la voce più addolcita di Joacim, che si destreggia egregiamente anche in situazioni più soft. La canzone è impreziosita da un assolo “datato” alla Def Leppard che si rileva essere il migliore dell’album. Nel corso dell’album si alternano pezzi più lenti a parti più veloci, sempre nel nome però della linearità, tanto che l’ascolto si rivela scorrevole e piacevolissimo. E’ strano avere tra le mani un album sostanzialmente privo di tastiere o effetti elettronici, che fa del puro spirito metallico dei nostri la sua unica arma, con una produzione incredibile, che valorizza le chitarre e la batteria come si deve, creando un suono pulito e cristallino senza compromettere il sound old style dell’insieme.

E’ davvero straordinario come non ci sia una sola canzone che faccia da riempitivo: ogni brano sembra composta in stato di grazia e, quello che più conta, se i nostri hanno sempre dato l’impressione di fare le cose con motivazione, qui la spinta a credere in quello che si fa si respira più intensa che mai.
Da segnalare anche l’aggressiva Shadow Empire, la particolare Carved In Stone col suo incipit inusuale di tastiere e il suo incedere da cadenzato manowariano sposato con il riffing degli Helloween, e la veloce e geniale Reign Of The Hammer, un vero anthem al power metal strumentale di classe superiore, in cui si comprende appieno l’abilità dei nostri nello sfornare riff e soluzioni da brivido. I nostri trasmettono con ogni brano una carica incredibile, capace di contagiare anche chi non è avvezzo a certe sonorità.
Un vero martello in caduta libera dunque il nuovo platter della band svedese, adatto non solo ai nostalgici dell’heavy metal ottantiano e a chi ama il power melodico di scuola europea, ma a tutti gli amanti del rock suonato con grinta.

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