Voto: 
6.7 / 10
Autore: 
Iacopo Fonte
Genere: 
Etichetta: 
Razar Ice Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Lady Godyva - voce
- Frahn - chitarra
- Enyo - batteria
- Nick - basso
- Botys - tastiera


Tracklist: 

1. Dreams Of A Child
2. Lovable Sin
3. In Good and Evil
4. Soul Desert
5. Intimate
6. Flame Power
7. Purified
8. Cold
9. Aisthesis
10. Light At least!
11. Broken Angel
12. Blue Shadows

Godyva

In Good And Evil

Uno dei generi nei quali l’Italia riesce a produrre novità interessanti è sicuramente il gothic metal. Così i baresi Godyva, prodotti dalla statunitense Razar Ice Records, tentano nel 2006 di portare miglioramenti alla scena nostrana con il debut album In Good And Evil. Dopo il primo platter, Advent, demo di ben quattro anni fa, questo primo full-length presenta dunque dodici track di buon livello artistico che si rifanno alle produzioni gothic dei compatrioti Lacuna Coil o a quelle dei finlandesi Nightwish. A questo proposito la peculiarità lampante che accomuna il sound del quintetto pugliese a quello dei due grandi nomi citati è il vocal femminile, interpretato superbamente da Lady Godyva, effettivamente simile alle linee di Cristina Scabbia. A lubrificare poi la successione delle tracks stanno dal punto di vista vocale diverse parti sussurrate, mentre per quanto riguarda l’apparato strumentale vari spunti elettronici. In canzoni come Lovable Sin o Flame Power le tastiere impostano linee melodiche poetiche grazie alle quali conferiscono dinamicità e una maggiore dose di drammaticità.

A incrementare entrambi gli effetti intervengono svolte strumentali per lo più elettroniche che, nel caso dell’ottima Purified, costituiscono addirittura un esempio da manuale di evoluzione sonora in campo gothic. In particolare colpisce sentire come in questa track la band tocchi nel giro di piano perfino lidi electro-goth, che rivelano quanto i ragazzi di Bari non siano affatto limitati nella ricerca musicale. Altre parti affascinanti e al contempo spumeggianti sono Intimate e Aisthesis, grazie a giri evanescenti di keys che si infrangono sui classici riff possenti di chitarra e basso. Verso le ultime tracks dell’album poi la band acquisisce maggior incisività e costanza. Questa sicurezza rende sicuramente più piacevole l’ascolto di un album che magari non ha la forza di convincere del tutto a un primo ascolto, a causa di un paio di parti stilistiche tradizionali, piuttosto prive di espressività. Se invece gli si dedica un’attenzione maggiore si percepiscono chiaramente i numeri dei Godyva che di certo, se migliorano su questa strada, non incepperanno nell’accusa di plagio.

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