Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Foundation 2000
Anno: 
1993
Line-Up: 

- Niels Duffhues – voce
- Jelmer Wiersma – chitarre
- René Rutten – chitarre
- Hans Rutten – batteria
- Frank Boeijen – piano, tastiere
- Hugo Prinsen Geerligs – basso, flauto

Guests:
- Martine van Loon – voce

Tracklist: 


1. On a Wave
2. The Blue Vessel
3. Her Last Flight
4. The Sky People
5. Nobody Dares
6. Like Fountains
7. Proof
8. Heartbeat Amplifier
9. A Passage to Desire

Gathering, The

Almost a Dance

Col secondo disco Almost a Dance assistiamo ad una sensibile evoluzione dei Gathering, che raffinano la loro musica metabolizzando e diluendo gli elementi doom metal e soprattutto death metal in uno stile più compatto, liscio ed assimilabile. Ciò che caratterizza (e melodicizza) particolarmente il disco è però l'accentuata influenza dal periodo post-punk ed in particolare dal goth rock, integrando nomi come Sisters of Mercy o Christian Death (ma anche Nick Cave and the Bad Seeds o gli Swans di Children of God), all'impianto metal che ne risulta così rinfrescato oltre che rifinito negli arrangiamenti. Rimane un'influenza filtrata con un'ottica più diretta e meno ossessiva, che conferisce un tocco decadente più interiore e vissuto alle canzoni.
Ma a risaltare su tutti in ogni caso è la voce di Niels Duffhues, subentrato a Bart Smits, poiché si tratta di una voce pulita dal timbro tipicamente new wave, soluzione innovativa nel gothic metal e che più di tutti gli elementi introdotti in quest'album mette in risalto il distacco del genere dalle sue origini death-doom per imboccare un sentiero proprio: il genere s'è ormai affrancato dalle proprie radici death-oriented ed inizia ad evolversi, ramificarsi e sfaccettarsi in realtà diverse.
Ciò non toglie che in Almost a Dance permangano riff più duri e passaggi marcati con attacchi aggressivi e granitici, ma è notevole la progressione melodica rispetto al debutto Always, così come la cura per il songwriting fattosi più rifinito, orecchiabile e aperto a contaminazioni di tastiera (oltre che ad un'atmosfericità più densa ed esotica) maggiori che in passato.

Le iniziali On a Wave e The Blue Vessel, poste l'una dopo l'altra senza soluzione di continuità, introducono essenzialmente questa evoluzione stilistica, non disdegnando anche stacchi più veloci e refrain epicizzati dalle tastiere di sottofondo. Ma è la successiva lunga Her Last Flight a porre in risalto le influenze più goth rock con distensioni melodiche, tappeti atmosferici di supporto, presenza di chords rallentati a fare da muro sonoro per melodie malinconiche.
The Sky People si pone idealmente a metà strada fra le due canzoni precedenti: le tastiere melodiche, la comparsata di voce femminile e l'intermezzo placido si miscelano ad altri elementi più metallici come l'assolo tagliente, ricercando fra l'altro un'orecchiabilità apprezzabile ed enfatizzata, rispetto a Her Last Flight, anche dalla minore lunghezza che la fa apparire più immediata.
Nobody Dares è una parentesi acustica mesta ed intimista, una sorta di placida e piacevole ballata che distende l'atmosfera dopo le canzoni precedenti.
Le trombe campionate di Like Fountains e le tastiere esotiche di sottofondo si ricollegano al lato più solenne e cerimoniale dei Dead Can Dance, impiantato su di una batteria decisa e su di cadenzati chords di chitarra che cedono poi il posto a riff più thrasy. Gli interventi femminili nel ritornello sono invece da angelica voce dream pop.
La successiva Proof si riallaccia ad Her Last Flight, ma contiene stacchi più brucianti e riff arabeschi, comunque diluiti e dosati fra lunghi riempimenti ambientali di tastiera di sottofondo su cui si inseriscono bassi pulsanti, placidi assoli prolungati ed arpeggi delicati in lontananza.
Heartbeat Amplifier a questo punto non aggiunge molto al discorso dell'album, mentre A Passage to Desire sfuma in un'outro atmosferica oscura e depressiva.

Il disco si rivela un'interessante ed originale evoluzione del tema primordiale del gothic metal, aperta a nuove strade (che infatti si ramificheranno traendo spunto anche da quest'album) e condita di una classe invidiabile negli arrangiamenti.
Ma è solo poco tempo dopo, quando il gruppo si distacca da Duffhues e nota in ambienti jazz una talentuosa cantante di nome Anneke van Giersbergen, che i Gathering raggiungeranno i loro vertici.

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