Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Kora
Anno: 
2010
Line-Up: 

- O. Lindefelt
- F. Hultin

Tracklist: 

1. Vinterbarn
2. Milo
3. Den Sista Fabriken
4. Holm
5. Vanmyren
6. Ava
7. Flax
8. Under Vattenverket
9. Ner
10. Tretusen Violer
11. Viskra
12. Locked in the Basement
13. Omberg

Fredrik

Trilogi

Per i Fredrik, progetto svedese che fa capo alla mente di Ola Lindefelt, la natura è come una matrioska di segreti insondabili, di versi nascosti, di suoni e profumi da cogliere nella loro più limpida essenza. 
A due anni di distanza da quell'esordio (Na Na Ni) che per la prima volta ne enucleò il linguaggio e le peculiarità compositive, il progetto Fredrik si ricala in una nuova, onirica epopea folk a nome Trilogi. L'ultimo full-lenght degli svedesi non è infatti altro che una compilation, o meglio, un assemblaggio dei tre Ep precedentemente pubblicati (Holm, Ava e Ner) in una forma più completa oltre che in grado di esprimerne il valore intrinseco in maniera decisamente più approfondita.
Quella del progetto Fredrik è una natura brillante e delicata, al contempo contaminata dalla mano dell'uomo che ne va a rimodellare le forme e le atmosfere attraverso raffinati giochi strumentali in cui si incontrano discese lo-fi, distensioni neofolk, scorribande indietroniche e un'avvolgente coralità vocale.

Così l'impianto acustico dei Fredrik si abbraccia dolcemente a sottili innesti sintetici, andando a costruire un immaginario folktronico onirico e pulsante. A questo vanno ad aggiungersi inoltre vivaci sapori indie-folk (Grizzly Bear, Animal Collective e Panda Bear, Fleet Foxes) e frammenti di un cantautorato tenue e dalle melodie cullanti (il carillon di Flax), elementi che in Trilogi vengono affiancati e fusi con non trascurabile classe, sebbene non sempre i risultati siano molto convincenti. In ogni caso la maggior parte degli episodi del disco riescono a brillare senza cadere nel plagio e nella ripetitività, principalmente grazie ad una profondità melodica tutt'altro che banale e per una precisione negli arrangiamenti che da sola vale l'acquisto.
L'opener Vinterbarn ne è il primo, lampante esempio nel suo elegante intreccio strumentale da cui scaturisce una cullante litanìa di cori psichedelici e soffici effetti elettronici; aspetti che la successiva Milo (come del resto la toccante Viskra) filtra in un'atmosfera molto più sotterranea, sognante ed intima, ricordando a tratti le introspezioni lo-fi dei primi Natural Snow Buildings e ponendosi senza difficoltà come uno dei principali gioielli del disco. Per il resto, tralasciando gli evitabili esperimenti ambientali di Tretusenvioler e Under Vattenverket (surclassati però dalle altre introspezioni ambient di Densistafabriken e della conclusiva Omberg), Trilogi si apre completamente alla dimensione folktronica, inspessendo i tessuti sintetici e facendoli penetrare in maniera molto più incisiva nei tappeti acustici di base: tanto l'ipnotica Holm quanto il piccolo capolavoro Ner (strepitoso negli arrangiamenti) risentono infatti di questa progressiva risalita in superficie della componente elettronica, mai ingombrante bensì perfettamente in grado di attraccarsi ai motivi melodici senza mai oscurarli nè rovinarli. A frenare Trilogi è piuttosto una piccola manciata di episodi meno curati o semplicemente più derivativi (le noie melodiche di Ava e la prolissità di Locked In The Basement) che, in ogni caso, non inficiano in maniera determinante sul risultato finale del disco.

Non fosse stato per quel legame - a tratti forse troppo ingombrante - con lo scenario indie-folk(tronico) statunitense capitanato dai vari Noah Lennox, Devendra Banhart e Robert Pecknold, probabilmente Trilogi si sarebbe rivelato uno dei più affascinanti prodotti indipendenti degli ultimi anni. Ma al di là della somiglianza coi sopracitati progetti e tralasciando in minima parte un'ispirazione melodica non sempre forte e incisiva, il fascino dei Fredrik è rimasto assolutamente intatto, così come l'interesse che il progetto di Lindefelt continua a suscitare nei fan e negli addetti ai lavori nonostante una carriera finora eccessivamente in sordina, segnata da un'attenzione troppo debole nei confronti di un gruppo che al contrario ne meriterebbe sicuramente di più.


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