Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Petra Savic
Genere: 
Etichetta: 
FunkWelten
Anno: 
2011
Line-Up: 

- Flint Glass (electronics)

- Polarlicht 4.1 (electronics)

Tracklist: 

1. Mange-Machine

2. Immortals

3. Which Does Not Exist, Exists

4. The Ice People

5. Gondwana

6. Isolation

7. Aurore Australe

8. Frozen Bodies

9. Lost Souls

10. Sleeping Beauty

Flint Glass & Polarlight 4.1

Zoran's Equation

Prima collaborazione fra due interessanti esponenti dell'elettronica di stampo dark sperimentale: Flint Glass, vero nome Gwenn Trémorin, producer francese attivo dal 1999 in campo dark ambient e noise con un'etichetta propria, la Brume, e Polarlicht 4.1, vero nome Ronny Jaschinski, tedesco che dal 2003 lavora in ambito IDM e industriale.

Si tratta di un concept album ispirato da La nuit des temps di René Barjavel, noto per i suoi racconti di fantascienza, ed è proprio alla fantascienza che rimanda l'ascolto del disco. Lo stile personale di ciascuno dei due membri del progetto si unisce qui in modo armonioso: un gelido e metallico dark ambient, che esprime angoscia e un senso di sporco, ritmato dai suoni canonici dell'IDM, a trasportarci in una qualche base scientifica antartica abbandonata, o in qualche seminterrato berlinese dalle lampadine malandate e dagli scricchiolii inquietanti.

Mange-Machine, che dà inizio a questo angosciante viaggio, fa pensare ad una lenta discesa verso le viscere glaciali di un laboratorio sotterraneo, in uno stile che ricorda i lavori di Atrium Carceri, proprio come il brano successivo, Immortals. L'atmosfera cupa da laboratorio dello scienziato pazzo stanziato in qualche oscura cavità non demorde e, se siamo ancora restii ad andargli incontro, il titolo e i suoni macabri del brano successivo, Which Does Not Exist, Exists, ci calano completamente nella sua gelida luce al neon. The Ice People ci osservano da enormi vasi di formalina, l'acidissima batteria elettronica scandisce il nostro battito cardiaco. Il laboratorio degli orrori non lascia respiro, i synth scurissimi non danno tregua, suoni stridenti serpeggiano attraverso le tracce, qualcosa di misterioso e inquietante ci sta aspettando dietro l'angolo: sono i Frozen Bodies isolati termicamente con tecniche a noi sconosciute, ma sono inermi e non sono pericolosi. Lost Souls scioglie, per quanto possibile, la tensione accumulata, con ritmi molto regolari a dare quasi una sensazione di calore. La finale Sleeping Beauty, un ambient monocorde, ci guida verso un finale più aspro che lascia intravedere uno spiraglio di luce, di speranza, di ritorno alla normalità. Ma cosa ci dobbiamo aspettare? A chi appartengono i corpi che abbiamo ritrovato? Qual segreti nascondono? Un cupo e distorto grido d'aiuto, a degna conclusione dell'album, ci lascia con il dubbio..

Un concept album non dei più facili da assimilare, ma pregno d'atmosfere adatte e ben definite, che creano i giusti immaginari, apprezzabili anche da chi non ama propriamente il genere fantascientifico. Una collaborazione da cui conviene aspettarsi nuovi frutti.

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