Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Matthias Stepancich
Genere: 
Etichetta: 
Sub Pop/Bella Union
Anno: 
2008
Line-Up: 

Robert Pecknold - chitarra, voce
Skyler Skjelset - chitarra
Bryn Lumsden - basso
Nicholas Peterson - batteria
Casey Wescott - tastiere

Tracklist: 

01. Sun It Rises
02. White Winter Hymnal
03. Ragged Wood
04. Tiger Mountain Peasant Song
05. Quiet Houses
06. He Doesn't Know Why
07. Heard Them Stirring
08. Your Protector
09. Meadowlark
10. Blue Ridge Mountains
11. Oliver James

Fleet Foxes

Fleet Foxes

Il quintetto dei Fleet Foxes proviene da Seattle, ed è composto da Robert Pecknold (prima chitarra e voce, vera anima della band), Skyler Skjelset (seconda chitarra), Bryn Lumsden (basso), Nicholas Peterson (batteria) e Casey Wescott (il cui contributo alle tastiere è fondamentale nel definire il sound della formazione).

Un EP omonimo nel 2006 li mette in circolazione nel mercato discografico.
Ma e il più ispirato EP Sun Giant, uscito a inizio 2008, che li proietta tra gli alfieri del folk-rock, grazie soprattutto a due pezzi eccellenti come Mykonos e English House, a cui si affianca la breve ma azzeccata title-track.

La band debutta su full-length per la storica Sub Pop con il self-titled Fleet Foxes, lo stesso anno.
Subito etichettato modaiolamente "indie" da svariati giornalisti, l'album in realtà si colloca molto più nelle vene del rock classico per quanto riguarda ritmiche e costruzione delle armonie, e non ha assolutamente niente a che fare con indietronica o revival post-punk; è, semmai, un aggiornamento appassionato e ben eseguito della tradizione folk-rock e psychedelic-folk.
Il disco, essenzialmente, incrocia il sound dei folksinger dell'era psichedelica come Bob Dylan, Donovan, Willis Alan Ramsey, Crosby, Stills, Nash e Neil Young, alle polifonie vocali raffinate e barocche dei The Beach Boys di Pet Sounds, contaminando il tutto con sfumature psych-pop alla The Moody Blues e psych-folk alla Holy Modal Rounders.
A fare la differenza con molte band del revival psychedelic-folk contemporaneo sono tuttavia la voce melodica potente e senza sbavature di Pecknold, le multi-armonie (non solo vocali) che spesso rendono decisamente particolari pezzi altrimenti costruiti su idee banali, l'utilizzo del pianoforte di Wescott, e una vocazione melodica che rende incredibilmente catchy almeno metà dei brani dell'album.

L'opener Sun It Rises è perfettamente rappresentativa: vocalizzi polifonici e psichedelici, chitarra che si concede anche variazioni blues-rock a due terzi della traccia, struttura non conforme al formato-canzone radio-friendly.
White Winter Hymnal, con apertura e chiusura a cappella, prosegue sullo stesso binario, stavolta enfatizzando le sfumature più country; Ragged Wood velocizza ed enfatizza le ritmiche, iniziando come una frizzante cavalcata folk-rock, per poi ripartire da ritmi rallentati e arrangiati con tastiere psichedeliche; Tiger Mountain Peasant Song e Oliver James sono guidate interamente da voce e chitarra di Pecknold, in un'atmosfera intimista che rimanda direttamente ai cantautori acustici della nuova generazione, come Amos Lee; He Doesn't Know Why è condotta da alcune delle melodie vocali e pianistiche più coinvolgenti del disco; in Your Protector pare di ascoltare gli ultimi Coldplay, ma senza la fastidiosa patina radio-friendly, e con in più un innesto massimizzato di chitarre folk, percussioni e background vocali.
Forse gli unici momenti di ristagno dell'album sono rappresentati da Heard Them Stirring (composizione folk-rock piuttosto canonica, arrangiata da poco incisivi vocalizzi barocchi) e Meadowlark (altro brano intimista per chitarra acustica e voce, ma stavolta dal risultato sicuramente poco ispirato), ma anche Blue Ridge Mountains non suona al livello dei pezzi della prima metà del lavoro.
Accolto dalla critica con una positività forse anche esagerata, tutto sommato il disco ha qualche debito di troppo con lo stile di molti artisti recenti influenzati dal folk-rock (Iron & Wine, The Shins, Andrew Bird, i concittadini Band of Horses), ma a livello armonico riesce a superarli, grazie ad una cura maniacale per i dettagli sonori, e alla palese capacità di differenziare nettamente i pezzi dando a ciascuno un proprio stile e personalità.
Per questi motivi, resta un'uscita imperdibile per i cultori del genere, e sicuramente degna di un ascolto da parte di tutti gli altri.

La cover è Proverbi fiamminghi, uno dei più celebri quadri di Pieter Bruegel il Vecchio, ispirato agli Adagia di Erasmo da Rotterdam.

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