Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Kolony Records
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Filippo Tellerini - voce
- Stefano Casadei - chitarra
- Francesco Vicini - basso
- Alberto Casadei - chitarra
- Marco Biondi - batteria


Tracklist: 

1. Poison Cage
2. Filter
3. Three Ghosts For You
4. The White Pitch
5. Chrome Within
6. New Shade Behind
7. Illogical Trip
8. Charlie B.
9. Breeding A Divinity

Fightcast

Breeding A Divinity

Con alle spalle un’esperienza da opening act dei celebri Caliban, Linea 77 e The Agony Scene, gli italiani Fightcast completano e danno finalmente alle stampe il primo capitolo discografico, Breeding A Divinity, registrato alla fine del 2007. Il debutto si presenta carico dell’atmosfera tipica degli ultimi album di In Flames e Soilwork, unendo però un approccio Metalcore che conferisce una buona elaborazione interna: tuttavia il genere proposto non è innovativo né per il panorama internazionale né per quello italiano, che all’inizio del Duemila ha visto esplodere le ottime realtà di Disarmonia Mundi e Slowmotion Apocalypse.

Anche i Fightcast comunque mostrano soluzioni interessanti, soprattutto nel caso delle aperture melodiche in cui sfocia ciascuna canzone di Breeding A Divinity; l’opener Poison Cage fa immediatamente pensare ad un misto tra Killswitch Engage (per il tessuto strumentale) e Soilwork (la voce growl davvero convincente di Filippo Tellerini). Il disco è completamente giocato sull’alternanza di sezioni più incisive, ben strutturate ed in grado di unire con efficacia le due diverse tradizioni Death melodico e Metalcore, e di intervalli distesi. I ritornelli subiscono profondamente l’influenza Soilwork, ma costituiscono in ogni caso un coinvolgente veicolo di emozioni, grazie anche alle riprese fulminee e alle architetture non scontate delle chitarre.
C’è spazio inoltre per momenti riflessivi, come la breve introduzione Chrome Within, che prepara l’ascoltatore alla nuova tagliente scarica di ritmo della successiva New Shade Behind; una maggiore disomogeneità di proposta nell’ambito dei ritornelli avrebbe però giovato alla resa dell’album, perché le tracce dei Fightcast nell’approccio si somigliano parecchio l’un l’altra.
Tuttavia attraverso la notevole produzione garantita dall’etichetta Kolony Records e la professionalità dimostrata nell’ambito compositivo, l’ascoltatore si sentirà travolto dal vortice Fightcast, una dimensione fatta di aggressività ma anche di passione.
Non si sta parlando di un’opera perfetta nell’ambito interpretativo, poiché pezzi come Illogical Trip o la sperimentale title-track Breeding A Divinity appesantiscono l’andamento e non brillano per inventiva, ma si deve considerare sia la giovane età della band, sia la loro breve attività musicale.

Si auspica pertanto che questa promettente realtà di Cesena riesca a continuare sulla strada finora percorsa, senza scadere in scelte gratuitamente commerciali e senza lasciarsi trasportare dalla momentanea moda del Metalcore. Il genere può dare sfoggio di lavori significativi solo quando le band emergenti non si perdono nei meandri dei cliché che i maestri internazionali hanno imposto dell’ultima decade: la scena italiana si sta muovendo bene da qualche anno e formazioni come i Fightcast possono garantire un ulteriore contributo all’evoluzione del genere.

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