Voto: 
6.0 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Massacre Records/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- John Ricci - chitarra
- Kerry Winter - voce
- Rob “Clammy” Cohen - basso
- Rick Charron - batteria

Tracklist: 

1. Massacre Mountain
2. Thrash Speed Burn
3. In Mortal Fear
4. Crucifixion
5. Demon’s Gate
6. Hangman
7. Evil Omen
8. Betrayal
9. The Punisher
10. Rot The Devil King

Exciter

Thrash Speed Burn

Annoverati tra i padri della scena speed/thrash, i canadesi Exciter furono tra i primi che, già dalla fine degli anni ’70, cercarono di estremizzare il metal tradizionale dei Judas Priest coniugandolo con i ritmi furiosi dei Motorhead; con lo sviluppo dell’ondata thrash, però, gli Exciter rimasero dei pionieri protagonisti di una fase preparatoria, cedendo terreno davanti alle proposte innovative ed estreme della Bay Area. Da qui ha inizio la solita storia di poche idee, scarso successo, cambi di line-up, scioglimenti e reunion, e una sfilza di dischi mediocri, che hanno condotto gli Exciter fino al 2008, anno in cui, con solo il chitarrista John Ricci della formazione originale e un nuovo cantante rispetto all’album precedente, la band pubblica il suo nono disco di studio, Thrash Speed Burn.

L’album rivela come, così come nel corso di tutta la loro carriera, incuranti dei nuovi sviluppi della scena gli Exciter abbiano mantenuto uno stile decisamente oldschool: produzione molto grezza, testi senza troppe pretese, chitarre ronzanti, drumming essenziale e cavernoso in stile Motorhead, sottofondo di basso veloce e corposo e cori ossesivi. Rimane inoltre invariato l’elemento che, nonostante i numerosi cambi di cantanti, è sempre stato il vero e proprio trademark della band: la voce acuta e perforante, che nel nuovo singer Kenny Winter trova un interprete dotato e più versatile del suo predecessore.
Dunque, una serie di brani semplici, aggressivi e diretti, che se talvolta cadono decisamente nella banalità e nella ripetitività, diventano più interessanti quando la band sceglie un approccio più groovy e complesso, prendendo spunto a tratti dalla scena thrash teutonica (vedi In Mortal Fear, sicuramente il pezzo più riuscito del lotto), a tratti dai primi Metallica (Hangman), o con il sound più lento, pesante e cadenzato di Crucifixion.

A conti fatti, però, Thrash Speed Burn è un disco senza infamia e senza lode, valorizzato più che altro da un’ottima performance vocale, che risulta decisamente anacronistico proponendo un genere musicale che ormai da diversi anni si è esaurito in se stesso. Un disco che potrà essere apprezzato dagli appassionati di questa band che, a differenza di altri, non si è mai adeguata agli sviluppi moderni della scena, o semplicemente da chi guarda con nostalgia al thrash degli esordi. Per tutti gli altri, si tratta di cose già sentite miliardi di volte; non che siano meno originali delle centinaia di band più moderne e “trendy”, ma dopo quasi trent’anni di carriera ci si aspetterebbe qualche idea in più.

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