Voto: 
7.3 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Steamhammer/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Tom S. Englund - voce, chitarra, basso
- Henrik Danhage - chitarra, basso, cori
- Jonas Ekdahl - batteria
- Rikard Zander - tastiera, cori


Tracklist: 

1. Broken Wings (04:42)
2. Soaked (04:58)
3. Fear (04:15)
4. When Kingdoms Fall (05:32)
5. In Confidence (04:03)
6. Fail (04:50)
7. Numb (05:17)
8. Torn (04:43)
9. Nothing Is Erased (04:40)
10. Still Walk Alone (04:43)
11. These Scars (05:51)

Evergrey

Torn

Dopo la parentesi Monday Morning Apocalypse arriva il momento per gli Evergrey di abbandonare l’Inside Out, l’etichetta capace di lanciare il quintetto svedese sul mercato internazionale e di rendere celebre la peculiare commistione di Dark e Progressive propria della band.
L’opera del 2008, Torn, pubblicata dalla Steamhammer, si pone come una ripresa dell’anima più aggressiva della band, rappresentata dalle ritmiche impetuose di chitarra e batteria e dal tono determinato della voce di Tom Englund: dal punto d vista stilistico la venatura progressiva è meno calcata dei precedenti platters, per lasciare spazio ad un’atmosfera oscura che non ha nulla da invidiare alle più affermate realtà Dark Metal scandinave.

Accostandosi all’incipit Broken Wings si evince come non sia variata la struttura delle canzoni, compatta e coinvolgente come sempre, quanto l’approccio degli Evergrey verso gli arrangiamenti di ciascuna canzone: sembra che la band di Gothenburg abbia voluto privilegiare l’aspetto più Heavy del proprio timbro, non tralasciando certe reminescenze dall’ottimo The Cold White Light dei defunti Sentenced.
La direzione vocale appare poi talmente incisiva e sicura da condurre ogni traccia verso la naturale conclusione, in un crescendo di sonorità e di ritmo; pur nella loro canonicità, episodi come Fear si pongono come degli intermezzi travolgenti e provvisti di discreti spunti elettronici, mentre altri brani come When Kingdoms Fall conservano un feeling più elegante e racchiuso, che incide facilmente nella memoria dell’ascoltatore.
E se i chiaroscuri di Fail stregheranno per la passione che trasudano, le chitarre clean della title-track si eleveranno come ricercata sorpresa in un album diretto e privo dei vecchi preziosismi.
Di certo la svolta più Heavy e cupa può essere interpretata come un simbolo del passato degli Evergrey, ma l’esperienza progressiva dei capitoli discografici precedenti Torn è servita alla band di Englund per maturare dal punto di vista della composizione.

Pertanto, in un panorama musicale dove i gruppi stanno gradualmente concentrandosi sulla stesura di “pezzi” dalla debole struttura, a discapito della memorizzabile e classica “canzone”, gli Evergrey si collocano come degli outsiders che recuperano dal passato per dare luogo a nuove interpretazioni. Torn in definitiva non costituisce un disco che cambierà le sorti del genere, influenzandone il futuro, ma sicuramente si pone al di sopra della media dei lavori di questi ultimi anni con il suo timbro estremamente catchy e melodico.

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