Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Andrea Rubini
Genere: 
Etichetta: 
Spinefarm/Audioglobe
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Mika Tauriainen - voce
- Tom Mikkola - chitarra
- Jaani Kähkönen - chitarra
- Joni Miettinen - basso
- Aksu Hanttu - batteria
- Riitta Heikkonen - tastiere


Tracklist: 

1. Fatal Design
2. Chameleon Halo
3. Out of You
4. Surrender
5. Oblivion
6. Twisted
7. Insomniac
8. My Serenity
9. Break Me
10. Curtained Life

Entwine

Fatal Design

A due anni di distanza dal precedente lavoro DiEversity, tornano alla carica i finnici Entwine, con il loro attesissimo quarto album. La band, attiva ormai da undici anni, cerca attraverso questo full-lenght una definitiva consacrazione nell'inflazionato panorama gothic scandinavo, e di cercare una propria identità che si stacchi dai soliti paragoni, capitanati da quello con gli HIM. Del resto, la band di Ville Valo ha dato origine a quello che viene definito Love Metal, genere che soprattutto tra i connazionali ha fatto scuola. Vedremo che nel corso della release il paragone non cadrá, e saranno anche altre band ad entrare con prepotenza tra le influenze del combo di Lahti.

L'album venne in un certo senso anticipato già nel 2005, quando fu pubblicato l'EP Silver; il mini infatti presentava la primordiale versione di Break Me, contenuta come nona proposta in Fatal Design. La canzone in questione, in ottica generale, risulta uno dei pezzi veramente azzeccati del disco, dove le tastiere stendono quell'alone gotico inconfondibile, e i riff di chitarra vengono suonati in modo metodico, sancendo ritmiche precise, che accompagnano un Mika in forma smagliante e forse, anche nella sua migliore interpretazione. Ma procediamo un attimo con ordine: il platter é aperto dalla tilte track Fatal Design, brano molto rock, decisamente catchy ed accantivante, ottimamente sostenuto dalla sezione ritmica. Nell'arco dell'album ci accorgiamo che le chitarre suonano molto piú heavy rispetto le precenti opere, lasciando in pratica alla sola Riitta l'onere di ricreare trame malinconiche. Dunque, musicalmente, gli elementi sono tutti molto piú assimilabili, rievocatori di metriche collaudate e giá fisse nella mente dell'ascoltatore (Chameleon Halo sembra un incrocio tra gli Evanescence e una qualsiasi band emo-core), il tutto a rendere l'album il piú immediato possibile.Come l'intro di tastiera della terza proposta Out Of You, o la quarta traccia Surrender, giá singolo apripista al disco. Proposta che vedremo essere estremamente facile, immediata, presentando suoni spontanei, e un ritornello chiaro e molto facile da ricordare. La band, che ormai lavora insieme dal 1999 senza subire un cambio in line-up, sa benissimo che suono produrre per andare a ritagliarsi una parte significativa di mercato, e canzone dopo canzone si precisa no distintamente le nuove matrici del combo. In definitiva, l'unica vera traccia gothic é la quinta proposta Oblivion, sorretta da un ottimo intro arpeggiato e dalla profonda e calda voce di Mika. La parte finale del disco purtoppo non desta particolari emozioni, Insomniac e My Serenity sono brani molto piatti, Curtained Life é un discreto tentativo di Alternative Rock.
La versione giapponese dell'album vede come undicesima traccia Hearts of Frozen Stone, brano altrimenti disponibile inserito nel singolo Surrender.

Album decisamente piacevole ed ascoltabile, che ha nell'immediatezza e nell'assimibilità i suoi veri punti di forza. Tuttavia non riesce ha fare quel salto di qualità alla band, che rimane un po' chiusa in se stessa; nonostante le buone idee e l'inasprimento delle chitarre, i nostri infatti rimangono troppo ancorati a timbri collaudati, senza tentare di imporre, rischiando, il proprio sound.


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