Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Antonio Panchetti
Genere: 
Etichetta: 
Service Records
Anno: 
2006
Line-Up: 

Arriva dalla glaciale Svezia e più precisamente da Goteborg, questa coppia di baldi giovani giunta al loro secondo album datato 2006. Praticamente sconosciuti altrove, gli Embassy con gli anni sono assurti al ruolo di vere e proprie glorie nazionali, con tanto di servizi e interviste su stampa e network indigeni. Abituati, come siamo, al duopolio anglo-americano, non è mai facile accogliere benevolmente una qualsivoglia opera musicale proveniente da altro paese, figuriamoci poi dalla Svezia più famosa per i gruppi metal che per altro.

L'algida copertina e ancor più lo scrauso booklet di Tracking, ove in pratica ci sono soltanto i titoli delle tracce, gettano un alone di mistero attorno a questa band, relegandoci in una sorta di limbo conoscitivo che solo l'ascolto del supporto fonografico si spera possa lenire. La curiosità, di fronte ad un oggetto così enigmatico, è tanta e la paura che le attese vengano disattese (scusate il gioco di parole) è parimenti palpabile.

Pur essendo al minimo sindacale, un punto a favore, a mio modesto parere, lo gioca il misurato minutaggio, contenuto in appena 31 minuti. Forse vi sembrerà una fissazione, ma i cd che passano i 45/50 minuti spesso rischiano solo di generare una terribile quanto superflua ansia confermata poi da una sfilza di inutili, se non fastidiosi, riempitivi. Per sgombrare il campo dagli equivoci diciamo subito che stiamo parlando di pop-dance di grana finissima.

L'inevitabile richiamo che gli Embassy evocano nelle loro digressioni ritmiche è quello dei Pet Shop Boys fine anni ottanta, periodo Actually/Behaviour per intenderci. Sembrerà incredibile, ma pure il timbro nasale del cantante in qualche modo rimanda a Neil Tennant. La traccia di apertura in verità ricorda certa tecnologia tipica dei New Order, subito fugata nelle sequenze successive dai ritmi tecnno-dance in chiaro stile anni ottanta. Chicca dell'intero album sembrerebbe essere It Pays to Belong dove al ballabile si associa una linea melodica veramente invidiabile, mentre Information vezzeggia i Cure più facili e scanzonati.

Se siamo d'accordo sul fatto che questo genere di musica nulla toglie e nulla aggiunge all'universo pop/rock, altrettanto vero è che non è facile presentarsi con queste sonorità e queste melodie senza scadere nel banale e nel dozzinale. Si può affermare che gli Embassy hanno confezionato un prodotto aderente all'assioma appena enunciato.

In definitiva: consigliato a chi ama i suoni tecnologici e i ritmi dance, a chi si vuole divertire con la musica e a chi, come il sottoscritto, non più imberbe ricorda con piacere i tempi andati pur vivendo nel presente. Sconsigliato a tutti gli altri, soprattutto ai troppo ombrosi che ritengono la musica un affare davvero serio.

Tracklist: 


1. Some Indulgence
2. Time's Tight
3. Stage Persona
4. It Pays to Belong
5. Lurking With a Distance
6. Information
7. Paint
8. Tell Me
9. Was That All It Was

Embassy, The

Tracking

Arriva dalla glaciale Svezia e più precisamente da Goteborg, questa coppia di baldi giovani giunta al loro secondo album datato 2006. Praticamente sconosciuti altrove, gli Embassy con gli anni sono assurti al ruolo di vere e proprie glorie nazionali, con tanto di servizi e interviste su stampa e network indigeni. Abituati, come siamo, al duopolio anglo-americano, non è mai facile accogliere benevolmente una qualsivoglia opera musicale proveniente da altro paese, figuriamoci poi dalla Svezia più famosa per i gruppi metal che per altro.

L'algida copertina e ancor più lo scrauso booklet di Tracking, ove in pratica ci sono soltanto i titoli delle tracce, gettano un alone di mistero attorno a questa band, relegandoci in una sorta di limbo conoscitivo che solo l'ascolto del supporto fonografico si spera possa lenire. La curiosità, di fronte ad un oggetto così enigmatico, è tanta e la paura che le attese vengano disattese (scusate il gioco di parole) è parimenti palpabile.

Pur essendo al minimo sindacale, un punto a favore, a mio modesto parere, lo gioca il misurato minutaggio, contenuto in appena 31 minuti. Forse vi sembrerà una fissazione, ma i cd che passano i 45/50 minuti spesso rischiano solo di generare una terribile quanto superflua ansia confermata poi da una sfilza di inutili, se non fastidiosi, riempitivi. Per sgombrare il campo dagli equivoci diciamo subito che stiamo parlando di pop-dance di grana finissima.

L'inevitabile richiamo che gli Embassy evocano nelle loro digressioni ritmiche è quello dei Pet Shop Boys fine anni ottanta, periodo Actually/Behaviour per intenderci. Sembrerà incredibile, ma pure il timbro nasale del cantante in qualche modo rimanda a Neil Tennant. La traccia di apertura in verità ricorda certa tecnologia tipica dei New Order, subito fugata nelle sequenze successive dai ritmi tecnno-dance in chiaro stile anni ottanta. Chicca dell'intero album sembrerebbe essere It Pays to Belong dove al ballabile si associa una linea melodica veramente invidiabile, mentre Information vezzeggia i Cure più facili e scanzonati.

Se siamo d'accordo sul fatto che questo genere di musica nulla toglie e nulla aggiunge all'universo pop/rock, altrettanto vero è che non è facile presentarsi con queste sonorità e queste melodie senza scadere nel banale e nel dozzinale. Si può affermare che gli Embassy hanno confezionato un prodotto aderente all'assioma appena enunciato.

In definitiva: consigliato a chi ama i suoni tecnologici e i ritmi dance, a chi si vuole divertire con la musica e a chi, come il sottoscritto, non più imberbe ricorda con piacere i tempi andati pur vivendo nel presente. Sconsigliato a tutti gli altri, soprattutto ai troppo ombrosi che ritengono la musica un affare davvero serio.

TRACKLIST:

1. Some Indulgence
2. Time's Tight
3. Stage Persona
4. It Pays to Belong
5. Lurking With a Distance
6. Information
7. Paint
8. Tell Me
9. Was That All It Was

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