Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
AOR Heaven/Frontiers
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Johan Bergquist - voce, tastiere, basso
- Andreas Brodén – chitarra, batteria

Tracklist: 

1. This Heart Of Mine
2. Say If You Want
3. Shooting Star
4. I Still Remember
5. A Thousand Girls
6. All I Did
7. Her Eyes
8. All Of My Life
9. Waking Up Without You
10. Could It Be You
11. There She Goes

Elevener

When Kaleidoscopes Collide

Reduce dall’ultima fatica discografica dei suoi M.ILL.ION, data alle stampe appena pochi mesi fa, il polistrumentista svedese Johan Bergquist (voce, tastiera e basso) si ripresenta con questo side-project a nome Elevener, in collaborazione con l’amico e collega Andreas Brodén (chitarra e batteria). Il duo scandinavo si fa portavoce di un puro, cristallino ed incontaminato AOR, figlio della loro terra, del noto buon gusto scandinavo per le melodie, ed ovviamente della miglior tradizione Scandi-AOR, senza tuttavia lesinare rimandi a nomi fondamentali della storica scena AOR mondiale, con influenze di Toto ed Asia in prima fila.
When Kaleidoscopes Collide, questo il titolo del primo album del neonato progetto, ha l’indubbia capacità di lasciarsi ascoltare con incredibile facilità, trasportando l’ascoltatore in uno stato di assoluta serenità, cullato dalle melodie piene, solari e corali, disegnate da deliziosi tappeti di tastiera ed impregnate di positività, eleganza e grazia, proprio come richiesto e preteso da qualsiasi AOR-maniac che si rispetti. Un song-writing eccellente ed esente da cali ispirativi sembra essere uno dei veri punti di forza del qui presente debut, caratterizzato da un utilizzo massiccio ma mai sgradevole di tastiere e chorus, dal timbro peculiare dello stesso Bergquist e da una produzione non proprio eccelsa, ma comunque pulita ed attenta a far risaltare quelli che sono i maggiori punti di forza del disco.

L’inizio è davvero convincente e, per certi versi, persino sorprendente, infatti l’opener This Heart Of Mine parte subito per traiettorie iper-melodiche, in cui far risaltare il suono pieno delle tastiere ed un’eleganza compositiva che pare far propria la lezione dei Toto, plasmata adesso sulle più pompose sonorità del tipico Scandi-AOR, prima di deflagrare in un chorus solare ed arioso, ed anche la seguente Say If You Want mantiene tali coordinate, risultando tuttavia superiore in quanto a coinvolgimento emotivo, grazie alle avvolgenti linee melodiche e ad un ritornello di grande e sicura presa, mentre si approda ad un Pomp/AOR diretto discendente degli Asia con la bellissima Shooting Star, in possesso di deliziose melodie ed un chorus pieno e pomposo che si rivelerà presto il migliore del disco.
Il lavoro si mantiene sempre nei precisi ambiti del più puro ed incontaminato AOR, senza quasi mai divagare in soluzioni più affini all’hard rock melodico, senza per questo correre il rischio di risultare eccessivamente leggero ed evitando anche di cedere il passo alla monotonia, e ciò per merito di un song-writing ispirato, sempre riposto tra le note e le melodie di ogni singolo brano, tanto da mettere l’uno dietro l’altro una serie di brani in grado di entusiasmare anche i più esigenti ed esperti AORsters, passando dalla più delicata ed elegante I Still Remember alla più ritmata e deliziosa A Thousand Girls fino alla grazia e alla classe cristallina di All I Did, particolarmente ottantiana nello spirito e nella forma.
Ancora Pomp/AOR in bilico tra i primi Asia e la scuola melodica scandinava di Alien ed affini con l’altrettanto valida e piacevole Her Eyes, graziata peraltro dall’ennesimo indovinato chorus, ad anticipare la bellissima All Of My Life, quella che può considerarsi l’unica ballad del lotto, intrisa di dolci melodie e romanticismo, mostrando un altro chorus da primi della classe, prima di tornare alla solarità e alla positività di brani carichi di feeling ed immediate quanto azzeccate linee melodiche, quali Waking Up Without You, Could It Be You e la closer There She Goes, che non fanno altro che continuare il discorso delle precedenti tracce, senza tuttavia stancare o annoiare minimamente.

Sorge il dubbio se il timbro particolare, ma per niente sgradevole, dello stesso Bergquist non possa rappresentare un piccolo limite per il qui presente debut, che magari affidato ad un AOR singer di razza ne avrebbe esaltato ancor di più l’impatto melodico ed emozionale, già di per sé parecchio alto. Rimane invece la netta impressione di trovarsi di fronte ad uno di quei piccoli gioielli bramati da tutti gli AOR-maniacs e destinati ad essere gelosamente custoditi nelle loro personali collezioni.
Sarà possibile avere un assaggio del loro sound attraverso il My Space ufficiale della band postato poco sotto.

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