Voto: 
6.4 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Limb Music/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- John Crystal - basso
- Terence Holler - voce
- Dave Simeone - batteria
- Rob "Rek" Proietti - chitarra, voce
- Eugene Simone - chitarra


Tracklist: 

1. Silent Flame
2. The Deep Sleep
3. The Blackened Day
4. Why
5. Black Rain
6. Broken Road
7. Rumors
8. Frozen
9. The Child That Never Smiles
10. The Fire
11. Shallow Water Flood
12. Never Dawn

Eldritch

Blackenday

I nostrani Eldritch, band che grazie all’ottima reputazione ottenuta con i primi lavori si è distinta all’interno della scena metal italiana e internazionale ottenendo un discreto seguito, a solo un anno dal precedente Neighbourhell, disco piuttosto anonimo che aveva lasciato perplessi una buona parte dei fan, torna sulle scene con il nuovo full lenght Blackenday, che vede un parziale riscatto dei nostri.
Rispetto all’album precedente, il disco appare ancora più slegato dalle influenze progressive che avevano contraddistinto la prima parte della carriera degli Eldritch, portando ad un’ulteriore semplificazione nella struttura delle canzoni e permettendo quindi di ovviare alle forzature nell’accostamento dei temi musicali che avevano reso a tratti fastidioso Neighbourhell; si nota inoltre come la band si diriga sempre di più verso la melodia, tendendo ad abbandonare le sfuriate thrasheggianti a favore di una struttura più power metal-style.
Ciò non vuole assolutamente dire che i riff distorti siano spariti dal sound dei nostri, e anzi essi si rivelano sempre accattivanti e coinvolgenti risultando uno dei punti di forza di Blackenday, ma rimangono la sola testimonianza del lato thrash degli Eldritch, che soprattutto nella voce di Terence Holler viene meno a favore di vocalizzi melodici, epici e tormentati, talvolta molto azzeccati ma spesso piatti, banali e addirittura fastidiosi. Per quanto riguarda la sezione ritmica, invece, essa si rivela sostanzialmente all’altezza, dimostrando potenza e varietà, ma risulta poco valorizzata dalla produzione ancora da rivedere.

Gli Eldritch, pur non distinguendosi troppo dal disco precedente, dimostrano dunque un ulteriore evoluzione, la cui sintesi è raggiunta nell’opener Silent Frame, unica traccia davvero convincente del platter; il brano è retto interamente dalla voce carismatica di Holler che, accompagnata da un arpeggio molto atmosferico, cattura l’ascoltatore portandolo verso un refrain nel tipico stile della band, melodico e coinvolgente, mentre squarci oscuri si aprono talvolta grazie a riff cupi e distorti.
La canzone si rivela senza dubbio una delle migliori della produzione più recente della band, ma purtroppo induce false aspettative, in quanto nel resto dell’album i medesimi temi sono resi con un’efficacia di gran lunga minore.
Già la seconda traccia The Deep Sleep lascia infatti perplessi, con il suo andamento power-speed eccessivamente slegato all’andamento della voce, e la sua struttura a tratti disorganica; di poco migliore invece la title track The Blackened Day, ballad che dopo ottime premesse emozionanti finisce per scadere nel banale con il ritornello.
Altri pezzi discreti sono quelli centrali, pesanti e martellanti, come Why, che si rifà allo stile di Nighbourhell, e Black Rain, molto varia e mutevole ma a tratti troppo azzardata nei passaggi da vocalizzi rabbiosi a cantato melodico.
Se la prima parte del disco si era mantenuta su un livello ragionevole, la seconda si rivela invece deludente, con diversi pezzi piatti e noiosi, complice anche una ritmica cadenzata eccessivamente monotona, come nel caso della ballad Broken Road, di Rumors, Shallow Water Flood e della conclusiva Never Dawn, il cui buon arpeggio è rovinato da una ripetizione eccessiva. Anche le variazioni sul tema, come più veloce Frozen e la rabbiosa The Fire, dalle reminescenze dei Pantera, nella quale la voce di Holler si avvicina ad una sorta di growl, risultano molto poco convincenti a causa di un accostamento forzato e poco oculato di melodia e sfuriate thrash.

Blackenday è dunque un disco dove, rispetto al precedente Neighbourhell, traspare la volontà degli Eldritch di costruire uno stile personale e diverso, volontà che purtroppo non trova realizzazione in fase di songwriting, dando vita ad un lavoro appena sufficiente lontano dalla qualità a cui la band ci ha abituato in passato.

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