Voto: 
9.0 / 10
Autore: 
J.
Genere: 
Etichetta: 
Dreamworks
Anno: 
1998
Line-Up: 

- E - voce, chitarra, basso, tastiere
- Butch - voce, batteria

Guests:
- Grant Lee Phillips - chitarra elettrica, banjo, voce
- Stuart Wylen - chitarra, flauti, Fender Rhodes
- Parthenon Huxley - chitarra
- Lisa Germano - violino
- Cynthia Merrill - violoncello
- Jim Jacobsen - clarinetto, tastiere, basso
- Bill Liston - sassofono
- Jon Brion - organo, Chamberlin
- John Leftwich - basso acustico
- T-Bone Burnett - basso
 

Tracklist: 

1. Elizabeth on the Bathroom Floor
2. Going to Your Funeral, Pt. I
3. Cancer for the Cure
4. My Descent Into Madness
5. 3 Speed
6. Hospital Food
7. Electro-Shock Blues
8. Efils' God
9. Going to Your Funeral, Pt. II
10. Last Stop: This Town
11. Baby Genius
12. Climbing to the Moon
13. Ant Farm
14. Dead of Winter
15. The Medication Is Wearing Off
16. P.S. You Rock My World
 

Eels

Electro-Shock Blues

L'appassionato medio di musica fuori dal cosiddetto mainstream che ammira la sua collezione ritiene dei capolavori totali solamente una decina di album. Dando un'occhiata a questi album, scopriamo che quasi sempre non si tratta di lavori pubblicati per esigenze contrattuali, per arrotondare lo stipendio o per ambizioni di fama, ma di opere che nascono da un'esigenza interna all'autore, da un bisogno di scrivere per esternare i propri sentimenti e la propria passione.

Potremmo dire che questo è il caso specifico di Mark Oliver Everett, in arte E, mente e anima degli Eels, dei quali è il fondatore e unico membro fisso. Electro-Shock Blues è il loro secondo album (quarto se si includono i due lavori solisti del signor E) e il secondo loro capolavoro, nonché indubbiamente il più sofferto e drammatico. Nei due anni trascorsi da Beautiful Freak, E si è infatti trovato improvvisamente a essere l'unico membro rimasto della sua famiglia, dopo il suicidio della sorella Elizabeth e la morte (per un cancro ai polmoni) della madre. A questo si aggiunge l'infarto che nel 1982 pose fine alla vita dello scienziato Hugh Everett III, padre di E nonché autore della cosiddetta teoria dei mondi paralleli. Qualsiasi altra persona si sarebbe rintanata in casa sua per mesi maledicendo Dio, ma E ha (fortunatamente per noi) scelto un'altra strada -- quella di cantare il proprio dolore per attutirlo.

Chiusosi in casa sua insieme al fido batterista Butch Norton, E inizia a percorrere una strada diversa da quella che lo aveva portato, due anni prima, a comporre Beautiful Freak. L'attitudine Beck-iana, evidente all'epoca del primo album, inizia a lasciare il posto a un pop-rock curatissimo in ogni suo particolare, con un'ampia varietà di suoni e strumenti tra i più disparati (pare che lo strumento suonato all'inizio di Cancer of the Cure sia addirittura un termosifone!), ma soprattutto decisamente sincero.

Si parte dunque da qui, dalla splendida elegia Elizabeth on the Bathroom Floor, dove E si immedesima nella sorella e canta tutto il suo dolore ("my life is shit and piss"). Voce e chitarra, due minuti, probabilmente la canzone più triste degli Eels: si potrebbe pensare che da qui sia tutta discesa, e invece partono il basso cupissimo e le chitarre sinistre della prima parte di Going to Your Funeral, un altro giro negli abissi più profondi della disperazione. C'è da dire che, rendendo i toni più alti e cambiando il testo ("a perfect day for perfect pain"), queste canzoni, per la loro genialità e nonostante tutto semplicità compositiva, potrebbero tranquillamente essere delle grandi hit radiofoniche -- ma Mr. E, si sa, non è "in it for the money". Avanti dunque con Cancer for the Cure (un nome, un programma), con tanto di archi e tastiere spettrali, che sembra uscita direttamente da Nightmare Before Christmas. Nelle successive My Descent Into Madness (probabilmente la canzone più "regolare" del disco, con un ritornello assolutamente catchy) e 3 Speed (voce e due chitarre, con reminescenze di Nick Drake) si può trovare un attimo di quiete, ma non dura molto: la successiva Hospital Food, dinamica e jazzata, ci riporta negli incubi e offre anche una sezione di fiati a fare compagnia al sonno tormentato di Mark Oliver Everett. Il blues scarnissimo e dolente della successiva canzone (la title track) e la melodia di violini fatta girare al contrario di Efils' God (leggere al contrario il titolo) concludono, così dice il libretto, la prima parte del disco.

L'intermezzo strumentale della seconda parte di Going to Your Funeral, che riprende il tema della prima, ci preannuncia le intenzioni del "lato B" dell'album, dai toni decisamente meno funerei (anche se più malinconici): Last Stop: This Town, capolavoro della band, comincia infatti con un'incantevole melodia bambinesca a cui si affianca una batteria incalzante: il tutto scoppia e si fonde con un assordante riff di chitarra con tanto di voce distorta in sottofondo a ripetere "get down, get down". Questo è probabilmente l'apice dell'album, che comunque ci continua a donare momenti preziosissimi: dopo l'intermezzo (in realtà un po' inutile, anche se dal testo geniale) Baby Genius, ci aspetta la meravigliosa ballata semi-acustica Climbing to the Moon, che sembra uscita da un album dei Grant Lee Buffalo, e altre tre perle di cantautorato: Ant Farm, con il violino di Lisa Germano a fare da accompagnamento a una schitarrata in perfetto stile Belle & Sebastian; la commovente Dead of Winter, dove un E desolante e malinconico sembra sempre più un nuovo Nick Drake; e The Medication Is Wearing Off, una risposta a Novocaine for the Soul dal loro primo album ma soprattutto un monito: sfuggire al dolore può funzionare per un po', ma alla lunga la ferita si riapre e -- ci avvisa E -- "farà un sacco male".
Ma nonostante tutto Everett sa come riconciliarsi con se stesso e ciò che lo circonda: la conclusiva P.S. You Rock My World è infatti un tenero e orgoglioso messaggio di non sottomissione verso il mondo. Un bellissimo verso di questa canzone racchiude tutta la filosofia dell'anima tormentata degli Eels: "I was thinking about how everyone is dying... and maybe it's time to live."

Gli Eels sforneranno altre gemme nella loro carriera (primo su tutti il doppio Blinking Lights and Other Revelations), ed E affronterà altre sventure negli anni (la morte della cugina per esempio, che era su uno degli aerei schiantatisi contro le Twin Towers), ma questo album rimarrà il loro apice emozionale e creativo. Fatevi un favore: non perdetevelo.
 

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