Voto: 
10.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Black Mark
Anno: 
1996
Line-Up: 

- Dan Swano - Voce, Chitarre, Programming
- Andreas Axelsson - Chitarra
- Sami Nerberg - Chitarra
- Benny Larsson - Batteria
- Anders Lindberg - Basso

Guests:
- Mikael Akerfeldt - Voce, Chitarra
- Anders Mareby - Death - Cello Bizzarre

Tracklist: 

- Crimson (40.00)

Edge of Sanity

Crimson

Quando la musica si trasforma in magia, quando la brutalità diventa delicatezza. Si può parlare di perfezione, si può accennare al capolavoro, ciò che rimane certo è che questo è un incantesimo che lega morte e dolore a bellezza e piacere. In questa perla è racchiuso il meglio di ciò che possa mai essere uscito da un paese magico come la Svezia, nelle mani di Dan Swano, eclettico genio musicale che è riuscito a creare, con il supporto di musicisti del calibro di Mikael Akerfeldt, Anders Mareby e il suo fedele Andreas Axelsson, una delle più imponenti e monolitiche testimonianze del grande Death Metal scandinavo.

Crimson rappresenta l’apice assoluto della produzione degli Edge Of Sanity, storica band svedese che con questo album ha varcato definitivamente le soglie dell'immortalità; è un concept di quaranta minuti, un’unica sola canzone, una storia fantastica, a tratti pare di vederla davvero per quanto i testi siano curati e ricercati. Un mondo verso la rovina, un bambino soprannaturale, una regina, demoni e guerrieri legati in un magico intreccio letterario che abbinato alla musica crea un senso di bellezza disumana. Swano riesce a creare una struttura musicale perfettamente omogenea e incredibilmente efficace incastrando come in un vorticoso puzzle brutalità e struggente melodia.

Lo scenario viene aperto da un prologo che mette da subito in risalto le capacità narrative di Swano: “Another sky is young, another frozen future has past, another breed another cast, the rivers will run brought to life by the sun, the circle is still unbroken.” E da questo momento in poi lo scalare verso la misteriosa meta che l’album ci pone diviene sempre più emozionante, sempre più misterioso e coinvolgente. Sin dal suo inizio Crimson presenta una sterminata serie di riff che passano dal cavernoso al celestiale in un batter di ciglia, come quando allo scoccare del secondo minuto la furia compositiva della band viene rilasciata in uno dei più indimenticabili frammenti non solo dell'opera, ma di tutta la carriera di Swano e soci. E’ il riff storico su cui l'intero concept gira (tale parte poi verrà anche ripresa nel secondo capitolo Crimson II) che contiene nella stessa formula espressiva l'ira più veloce e urticante e l'afflato melodico più decadente, un'estasi di dolore e di atmosfera, di sofferenza ed elevazione emotiva. Passa il tempo e assieme a Swano sale in cattedra anche Mikael Akerfeldt che corona con un growl devastante un riff d'esagerata furia dopodichè, come la calma dopo la tempesta, Swano placa la brutalità passata con un altro degli intermezzi indimenticabili del disco, un connubio magico di chitarra e voce che apre le porte alle successive sfumature tematiche e strumentali, mentre la storia procede senza tregua. Il re è stato giustiziato e ora dorme in un eterno sonno nella camera della cremisi mentre il popolo è in ansia per la sua successione, il bambino donato dal cielo incomincia a muovere le prime pedine e si fa spazio una giovane regina per il controllo del regno. Ad ogni singolo avvenimento Swano abbina con la classe di uno scrittore una rete di riff e atmosfere che si adattano con estrema facilità al testo. Suggestione emotiva allo stato puro.

Non un riff che non attiri l’ascoltatore, un afrodisiaco cammino senza fine, interrotto semplicemente da soste acustiche che non fanno altro che arricchire la varietà e la forza espressiva del concept. Strano però il fatto che nella composizione non si trovino i più classici riff a la Edge Of Sanity, ovvero quelli più grezzi e immediati (quelli alla Axelsson per intenderci), bensì questa volta la cura delle parti è incredibilmente maniacale, a significare che lo scopo della band è quello di sfornare un capolavoro, minuziosamente pensato e accuratamente prodotto. Nonostante manchi qualsiasi sorta di virtuosismo (e ciò è un elemento che fa molto pensare), Crimson risulta essere pervaso da un senso di perfezione e di omogeneità assoluto: tutti i musicisti si limitano quindi ad un lavoro efficace, ma che non scade mai nel banale e nel prevedibile.

Superata la metà del brano, Swano rende sempre più claustrofobiche le strutture strumentali e atmosferiche mediante un riffing serrato e diabolico, costruito essenzialmente su pezzi veloci e brutali che però difficilmente possono essere riportati ai filoni death sia svedesi che americani: l'elevazione spirituale di Crimson è infatti un qualcosa di mai sentito in ogni suo singolo particolare, tanto tematico quanto strumentale, una magia nata nel nulla, in uno spazio vuoto e in grado di propagarsi in maniera assolutamente autonoma e peculiare. La regina ha oramai preso il potere su questo regno perso in una terribile agonia, ma l’esercito si incomincia a muovere per placare la distruzione che la giovane donna sta portando avanti seguita da una schiera di demoni. Swano trasforma in seguito questo momento di angoscia in pura poesia, riesumando l'intermezzo voce/chitarra della prima parte, mentre Akerfeldt si prepara a far esplodere il suo acuto grugnito urlante (da far accapponare la pelle) la parola “God”. Ed è anche su questo che girano le tematiche del concept: il timore di Dio, la vita senza un'entità protettrice, la paura di non poter preservare se stessi di fronte alla più grande delle catastrofi.

"The onces who didn't follow/ now are sharing this moment of grief
The end of their own existence/ in death they had no belief
Despite all the faith in their queen/ they couldn't believe what they had seen
What was the reason to this sacrifice/ nothing is gained from this great demise
And after the ordeal we know/ she's the power to deceive us all
But their dreams of sons and daughter/ has made them standing tall
For the king had showed them it could be done/ when his woman gave birth to the sacred one
But is she of man, made of flesh and blood/ or is she the offspring of the unholy
God"


Nel frattempo blastbeat e pennate al vetriolo continuano ad alternarsi a ritmi cadenzati e a splendide evoluzioni strumentali, trascinando Crimson verso quello che sarà il suo stesso apice, il suo punto di non ritorno, l'abbagliante risveglio del Genio musicale. E’ una messa recitata dalla voce Swano, una voce che sembra provenire da una dimensione assurda e inconscia, che si ripete in un eco profonda e agghiacciante fino a che non vengono pronunciate le ultima parole che la regina detta alla bambina prima dello scontro finale: “Remember these words and be strong”. Dopodichè tutto scompare, tutto viene cancellato. Un secondo di pausa. Un secondo di morte. Il growl di Swano riesplode in tutta la sua violenza accompagnato dal riff centrale del disco, devastando con disumana potenza qualsiasi sorta di resistenza emotiva.
L’esercito sfonda le diaboliche barriere della regina, entrando nel suo tempio e combattendo le forze del male. Gloria e Giustizia, il capo dell’esercito copre i suoi occhi addormentandola nell’Eterno Sonno. Un nuovo Re per una nuova Era.

La lacrima di passione scende dolce sulla guancia, anche perché si pensa che non si possa più dare nascita a nulla di più bello. Swano ha dato prova con questa perla che la musica può essere mutata direttamente in poesia, filtrando il pensiero in testo, trasformando il suono in magia. Un’unica e interminabile emozione, infinita, l’eterno splendore che abbaglia il cuore in un lampo.
Immortale.
 

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