Voto: 
7.0 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Autoproduzione
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Noras - synths, chitarra, programmazione
- Phemtis - voce, testi


Tracklist: 

1. To the Sons of Dionysos
2. Eternal Equilibrium
3. Wille zur Macht
4. Apathetik
5. Lament of Es
6. Eden of Pain
7. Furious Satyros
8. Endless Fall
9. Vanity moves the World
10. The Empire
11. Dionisiac Cruelty

Edenyzed

Vanity Moves the World

Davvero interessante questa prima release degli Edenyzed, duo di Sulmona (AQ) che entra a far parte dell'enorme esplosione di gruppi industrial/ebm/electrorock italiani negli ultimi anni. A dire il vero si dovrebbe più catalogarli come gruppo di industrial elettronico puro, ma sono ugualmente presenti chitarre distorte, batteria martellante e, elemento che si sta diffondendo sempre più, delle vocals in screaming. E' in un certo senso un album dove l'elettronica diviene "estrema", ricordando a questo avviso i blacksters Aborym nei loro esperimenti con i synths, ma espandendo di molto la formula e reinterpretandola altrettanto. Una certa sperimentazione che ricorda anche Kovenant, Deathstars, Hocico e nuovi acts italiani come i Technophobia o i più eclettici Neon: Synthesis, ma tutto ancora più bruciante, basato sulla tastiera di Noras (Daniele Campea, ex-tastierista dei KeeN con cui ha registrato l'EP Love with bile) che all'occorrenza sfoggia anche schitarrate distorte, e sull'espressività vocale di Phemtis (Massimiliano Renzi), un interprete infuocato e angosciante nella rabbia del suo scream, che cita fra le sue influenze e preferenze musica tanto diversa come Psyclone Nine, Wumpscut o Anorexia Nervosa, Dimmu Borgir e diversi altri. La storia del duo li vede esordire nel 2005 con il singolo Dancing Insanity, ma a meno di un anno è subito pronto questo full lenght d'avanguardia che sa proporre una miscela niente male. Vanity Moves the World, la vanità muove il mondo; questo il concept espresso dai due abruzzesi, e nel loro analizzare e scrutare questo sistema propongono un complesso schema di esecuzioni di elettronica veloce e martellante pur se melodica, costruzioni tendenzialmente classicheggianti, chitarre distorte a supporto, drumming campionato macinatore, atmosfere angoscianti e questo screaming di indubbia qualità.

Già dall'iniziale The Sons of Dyonisos si capisce che il potenziale è alto, lo ribadisce l'efficace gioco di tappeti di tastiera catchy abbinate a brucianti distorsioni di Ethernal equilibrium e lo conferma ancora il duro riffing metal di Wille Zur Macht. Fino ad ora lo scream di Phemtis si mostra come agghiacciante, ruggito come da un demone inserito in un'atmosfera post-industriale oscura ma veloce e incalzante. La migliore rappresentazione di ciò è in Aphatetik, il brano più singolare fino a questo punto. La martellante drum-machine non può che rendere ancora più freddo il suono, ma è una freddezza che esalta il suono rendendolo ancora più frenetico e oscuro. Ancora più decadente è Lament of Es, mentre Eden of Pain diviene più catchy e melodica. Ancora chitarre brucianti, sintetizzatori allucinogeni e maligni e ruvidi muri sonori di chitarra distorta con Furious Satyros e Endless Fall, mentre con la titletrack si adopera maggiormente il lato più orecchiabile e si sperimentano note da atmosfere dello stereotipo extraterrestre. E' anche il brano con più vocals pulite, basse e inflessibili, che nel resto dell'album sono presenti in misura molto più marginale. Altro interessante gioco sperimentale è The empire, lo stesso si può dire per Dionisiac Cruelty, forse la più elettronica di tutte, dove trovano spazio anche dei choirs che campionano canti gregoriani in stile club. Bisogna dire in sostanza che gli Edenyzed, come molti altri gruppi insieme a loro, fanno parte di quella cerchia di bands elettroniche/metal che stanno emergendo dal panorama underground italiano e che meriterebbero assolutamente molta più considerazione di quanta viene loro proposta. Nonostante le difficoltà tecniche che un paese come l'Italia impone, la via è stata imboccata e presto il giusto riconoscimento per tutte queste formazioni arriverà in breve tempo. Anche se più estremi ed elettronici dei loro concittadini KeeN, gli Edenyzed hanno anch'essi le carte giuste per diventare influenti e importanti sul piano nazionale ed anche europeo in breve tempo. Supportarli è un'ottima cosa.
Un plauso all'ottimo lavoro tastieristico di Noras quindi, oltre che ai suoi interventi chitarristici, e teniamo gli occhi puntati su Phemtis, uno dei vocalist più interessanti nel nostro paese da diversi anni a questa parte.
Curiosità: il nome "Edenyzed" è un derivato di Eden e "denied" (negato) mescolati insieme. Sta a rappresentare la caduta dal Giardino dell'Eden, ma non in chiave mortificante, bensì come un realizzarsi del piacere in funzione del dolore acquisito, che è inestirpabile, invece di sudditare all'idea di non poter più raggiungere la beatitutine terrena precedente (ciò viene affrontato soprattutto in Eden of Pain).

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