Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Phantom Sound & Vision
Anno: 
2010
Line-Up: 

- Eli Mardock - voce, tastiere, chitarra
- J.J. Idt - chitarra, basso, synth
- Mike Overfield - basso, synth
- Carrie Butler - violino, synth, voce

Tracklist: 

1. You're the Reason Why I'm Afraid to Die
2. I'm Sorry But I'm Beginning to Hate Your Face
3. You Can't Call Yourself a Secret
4. I Don't Know If People Have Hated Me, But I Have Hated People
5. I Don't Know If This Is Ignorance or Transcendence
6. The Year of the How To Book
7. The Boy With a Serpent In His Heart
8. Twenty Thousand Light Years
9. We Move Like Turtles Might
10. I Don't Believe In Wars But I Do Believe In Uniforms
11. The Coming of the Plague
12. Thanks to All
13. You're the Reason Why I'm Afraid to Die (Acoustic Version)
14. The Coming of the Plague (Acoustic Version)

Eagle Seagull

The Year of the How-To Book

Che progetti come quelli di Panda Bear, Animal Collective et similia abbiano plasmato una vera e propria sottocorrente della musica indie del nuovo millennio non è una novità. Come non lo è del resto il fatto che ogni anno, con una frequenza e una spinta commerciale tutt'altro che banali, vengano fuori nuovi gruppi che dei sopracitati giullari del rock emulano e reinterpretano le gesta. Il nome Eagle Seagull probabilmente non dirà nulla alla maggior parte degli ascoltatori, eppure non si tratta di certo degli ultimi arrivati, tantomeno dei più fessi di questo panorama indipendente in continuo fermento e trasformazione. Dopo un full-lenght e un Ep, il complesso statunitense fissa il secondo mattone della propria (ancora giovanissima) carriera discografica, avvalendosi di una produzione decisamente migliore e dimostrando una maturità indubbiamente crescente. Aspetti che di sicuro non bastano a far lievitare a priori le quotazioni di un gruppo ma che, solo ad un primo sguardo, distinguono gli Eagle Seagull dalla restante massa indie del nuovo millennio, costantemente smarrita tra velleità estetiche e richiami mainstream.

The Year of the How-To Book è, al primo impatto, il disco indipendente a stelle e strisce che ti aspetti; un concentrato pop-rock divertente e giocoso che - senza troppi patemi d'animo - ricalca le orme e si mette sulla scia di tutti quei progetti che ormai da anni continuano a rendere l'indie pop uno dei calderoni più bollenti e creativi del panorama rock internazionale.
Essenzialmente disimpegnato, leggero negli arrangiamenti e negli stati d'animo proposti, The Year of the How-To Book è un disco che si lascia apprezzare senza troppe difficoltà, seppur presentando molti (e a tratti poco originali) punti di contatto con lo scenario indie pop statunitense, la cui spensieratezza viene qui rielaborata mediante un linguaggio che più schietto e sincero non si può. Tra aperture alla The Shins e improvvisi orientamenti modern pop arricchiti da synth e archi, l'album degli Eagle Seagull si scioglie in una semplice (ma decisamente tirata troppo per le lunghe) marcia indie dal retrogusto solare e scanzonato, in cui c'è davvero poco spazio per momenti più malinconici e riflessivi (anche se, guarda un pò, i migliori brani del lotto sono proprio quelle I Don't Know If People Have Hated Me, But I Have Hated People, The Year of the How-To Book e The Boy With a Serpent In His Heart che mettono in luce il cuore più inquieto e meno scanzonato del progetto). Richiamando comunque il sound e certi sapori pandabeariani, gli Eagle Seagull creano atmosfere ben più patinate e luccicanti di quelle maggiormente autorali del sopracitato artista e della sua schiera di 'adepti', orientandosi progressivamente verso un indie pop meno ricercato e dall'appeal commerciale indubbiamente maggiore (brani come You Can't Call Yourself a Secret, The Coming of the Plague, l'opener You're the Reason Why I'm Afraid to Die e l'editorsiana Thanks to All, dietro ottimi arrangiamenti, nascondono comunque melodie piuttosto frivole e sfacciatamente orecchiabili), non disdegnando in ogni caso esperimenti meno da 'vetrina', come dimostrato dall'aura simil-psichedelica di I Don't Believe In Wars But I Do Believe In Uniforms e dal piglio malinconico di brani come la già citata, splendida I Don't Know If People Have Hated Me, But I Have Hated People.

Nonostante aggiunga poco o nulla a quanto già stato fatto nello stesso panorama, The Year of the How-To Book è comunque da considerarsi un'uscita interessante - anche se di sicuro non imperdibile - per tutti gli appassionati dell'indie pop a stelle e strisce più solare e 'ottimista'. Niente più di un disco discreto, insomma, che segna il ritorno di una band che già dall'esordio aveva cominciato a farsi apprezzare e che, molto probabilmente, riscuoterà successo tra le masse di settore anche con questo nuovo full-lenght. In ogni caso, in giro c'è molto di meglio.


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