Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Stefano Magrassi
Genere: 
Etichetta: 
Relapse Records
Anno: 
2007
Line-Up: 

John Gallagher - Chitarre e voce
Sean Beasley - Basso e Voce
Mike Kimball - Chitarra
Duane Timlin - Batteria

Tracklist: 

1. Homicidal Retribution
2. Fate of the Condemned
3. Raping the System
4. Insidious Repression
5. Unadulterated Hatred
6. Ancient Rivalry
7. Parasites of Catastrophe
8. Obsolete Deterrence

Dying Fetus

War of Attrition

Le band a cui ogni amante del brutal non può fare a meno si possono contare sulle dita di una mano. Tra queste ci sono senza ombra di dubbio i Dying Fetus. Perchè? Per una serie di semplici motivi: lo stile, sempre riconoscibile, votato alla violenza sonora più pura, al gutturale e al groove di un sound tipicamente 'core, pensato ancora prima che questo aggettivo fosse affiancato a qualsiasi forma di metal moderno; i grandi dischi, che di fatto hanno segnato un ulteriore salto avanti all'interno della scena estrema, una via di mezzo tra il brutal classico e canonico e le forme più accentuate di adesso; ed infine il carisma immenso di John Gallagher (niente a che fare con gli omonimi due fratelli inglesi), mente e braccio della creatura Dying Fetus, intransigente sia a livello musicale che lirico, tanto che i suoi testi sono un concentrato di odio, disprezzo e rifiuto di una serie di valori caretterizzanti le moderne società capitalistiche e il music businnes in generale (motivo per cui forse il gruppo è stato in parte ostracizzato nei primi anni della loro carriera).

Bene, dopo la bellezza di sei anni, il "feto morente" è ritornato. Ennesimo cambio di line-up: fuori tutti rispetto a Stop At Nothing, ritorno alla formazione a quattro con Sean Beasley a prendere le veci dello storico Jason Netherton (ora nei Misery Index) e ritorno anche a sonorità più vicine allo stile del combo di Annapolis. Proprio qui sta la maggiore differenza con il suo pur ottimo predecessore: War Of Attrition vuole in tutto e per tutto ricalcare i fasti di Killing On Adrenaline e soprattutto del master-piece Destroy The Opposition. Il risultato? Una letterale bastonata sulle gengive. Un concentrato di brutalità da far impallidire buona parte degli ascoltatori, che si spera essere preparati ad una tale dose di violenza se non desiderano essere soffocati da cotanta cattiveria.

Come per tutti i full-length del gruppo, le tracce sono otto: otto perle di brutal d'autore, di riff al vetriolo velocissimi, di doppia cassa spacca ossa, di groove lento e granitco, di growl gutturale e appieno nello stile 'fetus. Purtroppo le scelte di produzione, con suoni sempre molto secchi e poco elaborati, tendenza un pò contraria alle scelte di tante altre band (soprattutto europee), non valorizza al massimo certi particolari del lavoro fatto da Gallagher e compagni. Ma questo non ci può turbare, anche perchè dovremmo essere ormai abituati alle produzioni asciutte e "povere".

I motivi per correre immediatamente dal vostro negoziante di fiducia una volta letta questa recensione sono molti. Più in particolare sono le canzoni stesse. Homicidal Retribution è capace di gettare contro il muro il povero ascoltatore che ha avuto la pessima idea di ascoltare War Of Attrition ad alto volume: una batteria incontrollabile, i complicati giri di chitarra che inesorabili si alternano con un basso ben in evidenza, una velocità spaventosa, un nodo alla gola e un disorientamento totale. Fate Of The Condemned rallenta giusto quel poco per farci gustare i riff pieni di groove e l'andamento a metà strada tra blast-beat e lento che ha fatto la fortuna dei Dying Fetus, salvo poi accellerare in un amplesso di casse, rullanti e chitarre. Così anche Raping The System, che però fa l'occhiolino ai Suffocation, padri biologici del sound 'fetus. E più si va avanti più si è coinvolti in questo vortice di brutalità estrema: da Insidius Repression alla lunga (più di sei minuti) Unalterated Hatred, passando per Ancient Rivalvry, Parasites Of Catastrophe e Obsolote Deterrence, tutte tracce che sprigionano violenza ogni secondo che passa, una violenza incontrollata, una sensazione paragonabile solo ai risultati di una rissa andata male. "No rest for the wicked": qui è l'intransigenza del brutal più diretto e senza fronzoli che detta le regole.

Concluso l'ascolto di questo War Of Attrition non si può rimanere colpiti, in tutti i sensi. A tratti la brutalità generata da Gallagher e dai suoi fidi compagni è straripante. Meglio essere preparati ad un disco di questa portata. Dopo però questa serie di elogi è giusto anche mettere i puntini sulle "i" e passata la sbornia di brutal riportare alcuni commenti non troppo positivi: primo, la produzione che seppur buona non regge il confronto con altre uscite del passato anno (per esempio Cannibal Corpse), scelta personale o meno si poteva fare meglio. Secondo, dopo sei anni, seppur con tutti i problemi che i cambi di line-up possono dare e con il fatto che spesso i musicisti brutal hanno (per forza di cose) altri interessi, ci si poteva aspettare qualche trovata coraggiosa e forse un pochino più moderna da parte dei Dying Fetus. Questo non per i fan della band, che di queste cose se ne fregano bellamente, ma per magari dimostrare qualcosa di più ai critici.
In ogni caso, anche con queste due "mancanze" il disco funziona alla grande: un lavoro da incorniciare che sicuramente dal vivo non lascierà superstiti. Consigliato a tutti gli amanti di Death metal. Non averlo significa perdere un'occasione di ascoltare del metal estremo di classe superiore. Attenzione: i Dying Fetus sono tornati.

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