Voto: 
8.6 / 10
Autore: 
Edoardo Baldini
Genere: 
Etichetta: 
Napalm Records/Audioglobe
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Anders Jacobsson - voce

- Lisa Johansson - voce

- Johan Ericson - chitarra

- Magnus Bergström - chitarra

- Jesper Stolpe - basso

- Andreas Karlsson - sintetizzatore, programmazione

- Jerry Torstensson - batteria, percussioni




Tracklist: 

1. A Scenery of Loss

2. Daylight Misery

3. The Apostasy Canticle

4. Expostulation

5. Heaven Laid in Tears (Angels' Lament)

6. The Abhorrent Rays

7. The Everlasting Scar

8. Death, Come Near Me


Draconian

Arcane Rain Fell

Gli svedesi Draconian, attivi ormai da un decennio, hanno saputo strutturare con efficacia il loro sound con il passare del tempo, approdando prima alla Napalm Records con la pubblicazione dell’album di debutto Where Lovers Mourn, e giungendo nel 2005 alla fine di questo percorso con Arcane Rain Fell. L’artwork del full-lenght è il simbolo di tutte le emozioni che si andranno a scoprire in un’ora esatta di musica: tormento interiore, tragedia e mancanza di fede, un connubio alquanto comune per il Doom, qui però sviluppato con punte Gothic di estrema finezza.
I sette svedesi, forti della presenza di doppie voci, maschile e femminile, sanno creare atmosfere che riprendono gli insegnamenti degli Officium Triste e le composizioni desolate dei Katatonia di Discouraged Ones, prive ovviamente del clean vocal. Proprio per questo Arcane Rain Fell sembra più competitivo e, soprattutto, completo rispetto a Where Lovers Mourn, candidandosi a diventare una delle migliori uscite Doom del 2005.

Lunghi episodi quale la iniziale A Scenery of Loss, vicinissimi al tessuto distorto dei My Dying Bride più disperati e decadenti di Turn Loose the Swans e alle sinfonie avvolgenti dei Lacrimas Profundere di Memorandum.
La voce in growl è possente, ben studiata e capace di catturare l’ascoltatore quanto i cori angelici che rompono l’andamento della canzone: da buoni conservatori della tradizione europea, i Draconian impiegano anche gli accompagnamenti parlati, ma sperimentano anche giochi a doppie voci, giungendo dove solo i Theatre of Tragedy erano riusciti a spingersi in quel bellissimo Velvet Darkness They Fear. Daylight Misery non stupisce, ma lascia trasparire la maturità del song-writing raggiunta dopo nove anni di duro lavoro. Le chitarre strazianti si ritrovano ancora in The Apostasy Canticle, funeral Doom di alta scuola, sulla scia di Departure dei Forest of Shadows e delle buone produzioni Shape of Despair.
Dopo un breve intervallo angosciante di due minuti di durata chiamato Expostulation, fondamentale per spezzare il ritmo in modo ambiguo e inusuale, ecco arrivare il pezzo più gotico di Arcane Rain Fell, il quinto Heaven Laid in Tears (Angel’s Lament), una perla alla Theatre of Tragedy che sa trascinare nel suo vortice di morte con dolcezza e romanticismo.

The Abhorrent Rays è invece da collocare nel registro Katatonia: l’architettura delle chitarre e l’impianto ritmico sono tipici della band connazionale ai Draconian, che negli anni è riuscita a costruirsi uno stile depressivo personale e coinvolgente; la voce non è quella melodica e smarrita di Renske, ma quella profonda di Jacobsson, che si dimostra cantante dalle grandi capacità, in grado di spostarsi con facilità attraverso diversi registri stilistici.
Un ritorno ai Theatre of Tragedy è raffigurato anche da The Everlasting Scar, in cui le tastiere creano un alone di perdita e morte che si lega perfettamente alle solite chitarre portanti e massicce.
Il capitolo più atteso è Death, Come Near Me, traccia mastodontica che si articola in 15 minuti di accostamenti di parti sì contrastanti, ma sempre caratterizzate dal sound mesto e malinconico del Doom: le sezioni di voci femminili alleggeriscono notevolmente la struttura del brano, per poi ripiegare verso magnifiche aperture melodiche di pianoforte, dolci e commoventi nei loro temi.

In definitiva, i Draconian non potevano tornare con un’opera migliore di Arcane Rain Fell, poiché tutta l’esperienza di ricerca interiore del Doom viene qui riassunta e sintetizzata, distaccandosi dai soliti stilemi noiosi e ripetitivi e andando a scoprire nuove tonalità e sfumature suadenti, pur sempre rimanendo nelle cupe sfaccettature grigie introdotte dall’albero e dall’angelo della copertina: tali sono le tinte pennellate dalla pioggia arcana…

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