Voto: 
7.8 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
Prophecy Productions/Audioglob
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Evíga - Musica e Testi - Chitarra, Basso, Voce
- Valñes - Musica - Chitarre, Synths e Voce

Tracklist: 

:
1. Von der Quelle
2. Der Hexe flammend' Blick
3. Der Hexe nächtlich' Ritt
4. Aus längst verhalltem Lied
5. Zu Träumen wecke sich, wer kann

Dornenreich

Hexenwind

Abbandonati gli scioglilingua in idioma teutonico che costituivano i titoli dei precedenti lavori, il duo austriaco Dornenreich si presenta a novembre 2005 con un nuovo lavoro, caratterizzato esternamente da una copertina fantastica e da un titolo più breve e d’impatto: “Hexenwind”.
Eviga e Valnes, per l’ultima volta assieme sotto il moniker Dornenreich, hanno cercato di fare il colpo grosso, e in parte ci sono riusciti: è poi news di questi giorni che Valnes ha lasciato la band per concentrarsi su un progetto personale, e che il disco del decennale, "Durch den Traum" (previsto per fine 2006) vedrà quindi partecipare il solo Eviga, della formazione attuale.
In “Hexenwind” troviamo una buona commistione di generi e melodie, con motivi d’origine Folk reinterpretati con la dura e fredda poesia del linguaggio Metal, e viceversa, chitarre a volte al limite del Black Metal trasformate in un accompagnamento catchy decisamente Folk Rock.
Principale motivo d’interesse del disco è comunque la straordinaria atmosfera, creata dal canto in lingua madre e dalle composizioni congegnate per dare il meglio di sé nel creare paesaggi soffusi e poetici.

L’ossatura di Hexenwind è composta dalle tracce 2,3 e 5 (tutte oltre i 10 minuti), che si articolano bene per tutta la loro lunghezza nonostante la monumentale durata, ad eccezione dei finali, nei quali la band dimostra una notevole mancanza della capacità di concludere un discorso, e prova a chiudere ricorrendo ogni volta a varie soluzioni che si inseguono poco chiaramente, senza riuscire a trovare il bandolo della matassa.
Tornando alle note positive, non si può non citare il particolarissimo uso della voce: i sussurri di Eviga sono sospiri affascinanti, come se ci stesse raccontando sottovoce di chissà quali magici e misteriosi avvenimenti, ma spesso vengono assistiti da una voce più bassa e piena, e più saltuariamente da qualche improvviso urlo di matrice Black Metal.
Parlando del guitar work, abbiamo riffs sempre molto orecchiabili, e le basi elettriche sono sostituite o accompagnate da momenti acustici che amplificano l’aura sognante che circonda le composizioni dei due austriaci. La batteria tiene mid-tempos cadenzati e viene aiutata da una buona prova di Eviga alle quattro corde.

I due minuti introduttivi di “Von der Quelle” sono decisamente trascurabili e si limitano a preparare il terreno per la vera opener, “Der Hexe flammend’ Blick”, di quasi 12 minuti. Buonissimo episodio, più indovinato del pezzo che lo seguirà, “...flammend’ Blick” gioca sul riffing ipnotico, in cui l’origine Black è imbastardita da una produzione chiara ma che dona un tono arioso e scarno alle schitarrate di Eviga e Valnes. Ottimo anche l’apporto vocale, con l’alternanza fra screaming Black e voce pulita, mentre la batteria è sempre un po’ troppo statica per essere adatta al 100% - da segnalare un buon finale con la chitarra acustica che aumenta la propria importanza e si porta in primo piano per alcuni interventi molto azzeccati.
Segue “Der Hexe nächtlich' Ritt”, leggermente inferiore ma sempre di ottimo effetto: particolare ed efficace il break acustico con relativo assolo alla metà del settimo minuto, dopo il quale però la canzone perde un po’ il filo e finisce per spegnersi su sé stessa in un finale anonimo, che presenta alcune buone soluzioni amalgamate troppo confusamente.

I 4 minuti di “Aus längst verhalltem Lied”, quasi un tributo agli Empyrium più folk di “Where at Night the Wood Grouse Plays” o “Weiland”, sono un magistrale monologo delle chitarre acustiche; un brano che spezza un po’ il ritmo del disco e si fa ascoltare con grande piacere. Rinvigoriti dalla brevità e dall’atmosfera della quarta traccia, si affronta quindi con molta attenzione il capitolo finale, “Zu Träumen wecke sich, wer kann”, il più lungo e il più apprezzabile dei cinque.
E’ anche quello che presenta più tratti neofolk, che lo rendono atmosfericissimo, come sospeso in un’ambientazione senza tempo e senza luogo, fra le fumose nebbie della (splendida) copertina di Hexenwind. La semplicità con cui la bellezza del ritornello ci conquista è imbarazzante, e quasi ridicolizza i (pur ottimi) tentativi fatti dalla band per tutta la prima metà del disco di creare un grande pezzo, che vi rimarrà impresso.

A cavallo fra un futuro NeoFolk e un passato Black, i Dornenreich hanno creato sia un lavoro davvero di ottimo spessore che un sound personale che soddisferà i gusti di chi ama il (Dark) Folk ma ha un background Metal (o viceversa), oppure di chi cerca un disco con il quale perdersi in atmosfere perdute, da sogno, ed è pertanto in grado si sopportare tutta la fumosità e i difetti che questa scelta comporta.

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