Voto: 
6.5 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Etichetta: 
Inside Out/Audioglobe
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Charlie Dominici - voce
- Brian Maillard - chitarra
- Ian Maillard - batteria
- Riccardo Atzeni - basso
- Americo Rigoldi - tastiere

Tracklist: 

1. King Of Terror
2. March Into Hell
3. So Help Me God
4. Liquid Lightning
5. Enemies Of God
6. Revelation
7. Hell On Earth
8. Genesis

Dominici

O3 A Trilogy - Part 3

Classe 1951, italoamericano residente a New York, Charlie Dominici è ricordato per il suo ruolo dietro al microfono nel debutto discografico dei Dream Theater, When Dream And Day Unite, performance talmente inappropriata e malriuscita, ancora acerba rispetto al livello raggiunto dai compagni, che gli valse l’abbandono della band, per essere rimpiazzato con il celebre singer James LaBrie; Dominici scomparve completamente dal mondo della musica così com’era venuto, ma ecco che nel 2005 torna a sorpresa con un album acustico autoprodotto dal titolo O3 A Trilogy - Part 1.
Con questo disco il cantante riesce ad ottenere un contratto con la InsideOut, famosa etichetta sempre alla ricerca delle ultime novità della scena progressive, e a reclutare una metal band completa, andando a scegliere nientemeno che i nostrani Solid Vision, tecnicissima prog metal band proveniente da Cagliari. Nel 2007 il progetto Dominici prende forma, e il nuovo album Part 2, grazie anche ai numerosi show di supporto ai Dream Theater, ottiene un discreto successo, con il suo prog metal che unisce virtuosismi di vecchia scuola a riff squadrati e moderni.

Arriviamo così all’ultimo capitolo della storia, questo O3 A Trilogy - Part 3 che, come vedremo, non si trova all’altezza del suo discreto predecessore; innanzi tutto, la storia, che già nei capitoli precedenti si dimostrava non troppo originale anche se ideologicamente interessante, prende una piega assurda, pacchiana ed insensata; i capitoli precedenti erano stati una curata introspezione nella mente di un terrorista fondamentalista in missione negli USA, le cui convinzioni di costruire un mondo migliore con lo strumento della morte e del terrore erano messe in dubbio prima dal fascino del mondo americano e poi dalla figura disincantata del detective suo avversario. Ora, il terrorista si rivela essere nientemeno che uno dei sette cavalieri dell’Apocalisse (o almeno da quanto sembra, ma non erano mica quattro?!), che nel corso della vicenda riusciranno a distruggere l’intera umanità scatenando una guerra nucleare; il detective Anthony Dam, per un motivo non del tutto spiegato, sopravviverà alla catastrofe, scelto da Dio in persona per una nuova Genesi (da cui il nome A. Dam, che richiama la figura di Adamo). Insomma, il modo peggiore per concludere una vicenda umana in un finale insensatamente religioso, tronfio e colossale, il tutto sviluppato da testi che non sono certo un capolavoro di ricercatezza linguistica (vedi la completa aridità di un brano “introspettivo” come So Help Me God).

Va meglio se consideriamo l’ambito musicale; in questa terza parte assistiamo infatti ad un’ulteriore evoluzione sonora: il sound si fa più moderno e metal-oriented, si fanno da parte i lunghi assoli di sintetizzatori, che vanno ora a ricoprire più che altro un riuscito ruolo atmosferico, mentre la chitarra di Brian Maillard fa da padrona nei lunghi e complessi break strumentali; il tutto completato da un’eccellente produzione che conferisce al sound molta potenza. Un progressive metal aggressivo e tagliente, con un’alta dose di tecnica da parte di tutti i componenti della band, ma molto derivativo (molto più che nel disco precedente), dalla voce al drumming, dagli assoli di chitarra alle tastiere, dallo stile dei Dream Theater, che Dominici dimostra di aver seguito anche dopo l’abbandono, e in particolare dal periodo di Awake (vedi, nei casi più eclatanti, brani altrimenti buoni come Liquid Lightning e Hell On Earth). Un peccato inoltre che il tutto sia infarcito da una componente epica decisamente banalotta, che riprende in parte il prog-power dei Symphony X con cori corposi quanto noiosi e pacchiani, come nel caso della malriuscita March Into Hell o della tronfia ballad So Help Me God.
Discrete le due suites The Enemies Of God e Genesis, che si fondano più che altro sui virtuosismi della sezione strumentale, che pur essendo molto estesi riescono ad essere sempre freschi e coinvolgenti, anche se senza mai togliere quell’impressione di avere davanti dei cloni “aggressivi” dei Dream Theater. Stesso discorso vale per la voce di Dominici: Charlie non cerca più, come nell’89, di imitare con scarsi risultati i grandi Fish e Peter Gabriel, e si adatta ora alla sua (comunque buona) estensione vocale; il problema è che, nonostante numerosi cambi di toni ed evidente buona volontà, non riesce ad essere particolarmente espressivo e convincente, oltre al fatto che essere passato ad uno stile vocale molto simile a quello di LaBrie lo mette di fronte ad un paragone imbarazzante.

In definitiva, quest’ultimo capitolo della trilogia dell’Ozono è un disco con ottime basi tecniche di partenza e sezioni strumentali spesso anche più espressive degli ultimi scarsi lavori di Petrucci e compagni, che faranno la gioia di ogni appassionato di prog metal; il fatto è che l’album non riesce con l’ascolto a decollare e a convincere davvero: la musica, così come la storia dopotutto, scade in soluzioni troppo pompose ed eclatanti, lasciando vedere in modo sempre più marcato le sue influenze e perdendoci in originalità. Un disco comunque apprezzabile, specie dai fan sfegatati dei Dream Theater e della scena annessa, ma che conclude in modo banale e un po' deludente una trilogia che sembrava degna di qualche interesse.

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