Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Paolo Cazzola
Genere: 
Etichetta: 
Constellation Records
Anno: 
2003
Line-Up: 

- Charles Spearin - basso, tromba
- Justin Small - chitarra
- James Payment - batteria
- Ohad Benchetrit - chitarra, corni, tastiere
- Jason MacKenzie - tastiere
- Dave Mitchell - batteria


Tracklist: 

1. Frederica (9:37)
2. War On Want (1:55)
3. Auberge le Mouton Noir (7:04)
4. Outer, Inner & Secret (10:13)
5. 107 Reasons Why (3:01)
6. Ontario Plates (7:02)
7. Horns of a Rabbit (4:01)
8. It's Gonna Rain (2:09)
9. Hooray! Hooray! Hooray! (6:57)

Do Make Say Think

Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn

Il 2003 fu un anno d’oro per i Do Make Say Think, ormai rinomata formazione post-rock canadese all’attivo dal lontano 1999. Dopo averci regalato tre album di buona levatura come l’omonimo esordio, Goodbye Enemy Airship The Landlord Is Dead e & Yet & Yet, la band torna sulle scene con il quarto capitolo della sua discografia, ovvero Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn.

Registrato con una precisione meticolosa e pubblicato nell’ottobre dello stesso anno, il disco in questione si presenta da subito molto diverso dal precedente, grazie alla sua componente spiccatamente dark e progressiva, andata accenduandosi disco dopo disco. Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn è più un opera che un disco: da ascoltare in tutta la sua interezza, non risulta ne prolisso ne tantomeno eccessivamente pompato, risultando molto coinvolgente e ispirato. La grande bonta delle composizioni e delle melodie lo rendono uno dei lavori più interessanti dei Do Make Say Think.

La vena progressiva prima citata si fa sentire già dalle prime note dell’album: Fredericia stupisce tutti grazie alla sua ritmica squadrata ma pulita, in perfetta sintonia con la trame tessute dalle chitarre e dal basso di Spearin. A metà canzone l’altra metà dei Do Make Say Think si fa notare prepotentemente: corni e trombe fanno il loro ingresso, aggiungendo ulteriori strati musicali alla canzone, per poi svanire improvvisamente, lasciando dietro di loro una calma che è solo apparente.
Superata la trasognata War On Want, interamente affidata ad archi e a tastiere, ci si trova davanti un monolite come Auberge Le Mouton Noir. La canzone in tutta la sua interezza è sorretta da un paio di temi portanti, sviluppandosi in maniera esponenziale secondo dopo secondo, in un perenne climax. Alcuni passaggi e fraseggi sono degni dei migliori Explosions In The Sky, con qualche effetto e componente tastieristica in più. Apparentemente più pacata e riflessiva è la seguente Outer, Inner & Secret, che invece verso il quarto minuto accellera sempre più, creando fraseggi nei quali chitarra e tastiera sembrano parlare la stessa lingua. Le sperimentazioni dei Do Make Say Think sembrano non finire mai e questa suite sembra confermarlo, soprattutto negli sprazzi tastieristici più imponenti e presenti.

La tranquillità va invece ricercata in 107 Reasons Why, breve (considerando le altre) canzone dominata dagli strumenti a fiato, come la tromba o i corni, dai toni molto intensi e vero e proprio attimo di respiro in tutto il disco. Proseguendo non si può non essere ammaliati dall’incipit jazzistico di Ontario Plates, vero e proprio manifesto del pezzo tutto, a cavallo tra l’oniricità dei pezzi precedenti e l’improvvisazione tipicamente jazzistica delle chitarre. Il gruppo sa come stupire, e lo fa sempre in maniera diversa: i cimbali in apertura di Horns Of A Rabbit ci ritrasportano nel mondo fatto di sali/scendi e di alterazioni elettroniche dei Do Make Say Think, mentre i rumori di It’s Gonna Rain ci intoducono all’ultimo pezzo di questo Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn. Hooray! Hooray! Hooray! è la perla più sperimentale di questo disco, con il suo motivo di chitarra classica in sottofondo e con i sussurri tastieristici che appaiono e scompaiono nel giro di pochi secondi. Giunti ai tre minuti, la canzone cambia, assumendo toni più giocosi e allegrotti, pur rimanendo su livelli sperimentali molto alti.

Winter Hymn Country Hymn Secret Hymn non è un disco di facile acchitto. Questo si era capito. Tuttavia i Do Make Say Think con la loro terza pubblicazione fanno davvero centro, producendo nove canzoni di buon livello, senza momenti di assoluta debolezza o di noia. La frenesia e l’ispirazione trasudata dalle composizioni fa salire vertiginosamente l’interesse per il disco, e per il gruppo in generale. Dopo di ciò, basta mettere le cuffie ed ascoltare.

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