Voto: 
5.5 / 10
Autore: 
Lorenzo Iotti
Genere: 
Etichetta: 
Equilibre Music/Audioglobe
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Marc T - chitarra e voce
- Alain B - batteria
- Christophe “Zomb” D - samples
- Stéphane L - chitarra
- Christian M - basso
Guests:
- Nicolas Dick (Kill The Thrill) - voce
- Hichem Allaouchiche (Kanaan) - voce

Tracklist: 


CD1:
1. Meridians (19:24)
2. End, Infinite (2:45)
3. Epicentre (14:39)
4. Lotus Continent (16:48)
5. Nulle Part (7:51)
CD2:
1. Wings Of Lead Over Dormant Seas

Dirge

Wings of Lead Over Dormant Seas

Realizzare un disco dalle atmosfere più opprimenti possibili, praticamente annullando l’uso della melodia tradizionale, è una sfida che ha affascinato molti esponenti dei generi musicali più decadenti e pessimisti, dal Black Metal al Doom, passando per stili come Post Metal, Drone, Sludge e così via, ma che ha prodotti risultati validi solo nel caso degli artisti più talentuosi, arrivando nella maggior parte dei casi a dischi pressoché inascoltabili.
Dunque, sembra essere questa la nuova direzione presa dai parigini Dirge, band la cui evoluzione stilistica è partita dall’Industrial per arrivare negli ultimi anni ad accostarsi al Post/Sludge; li avevamo lasciati al già megalitico, contorto ed opprimente And The Sky Shall Descend, e dopo tre anni la band cerca di osare ancora di più, con un disco dal titolo tipicamente Post Metal, Wings Of Lead Over Dormant Seas, che raffigura da subito ciò con cui ci dovremo confrontare durante l’ascolto. Innanzitutto, il lavoro si configura come ancora più esteso ed ambizioso delle opere precedenti; il disco è infatti un album doppio, per una durata complessiva di circa due ore: il primo disco contiene cinque tracce, mentre il secondo è costituito dalla mastodontica title-track dalla durata di ben un’ora.

Lo stile dei Dirge è chiaro e ben definito: in pratica, la band attinge direttamente da alcuni dei gruppi più oscuri della scena Post Metal, come Isis, Cult Of Luna e Neurosis, eliminando però completamente gli stacchi atmosferici e rilassanti, e concentrandosi su riff granitici e ripetuti decine di volte, distorsioni pesantissime, atmosfere e ritmi oppressivi in stile Doom/Sludge, e i vocals rochi e privi di speranza caratteristici del Post Hardcore. Scompaiono pressochè del tutto le già rare variazioni di tempo e riff che si trovavano nel disco precedente, e l’unico elemento che aggiunge un poco di varietà sono i lunghi e strazianti Drones che affiorano di tanto in tanto dalla superficie di riff distorti.
Il risultato è dunque un album a dir poco ostico, troppo esasperato nella sua prolissità e ripetitività, e senza alcuno stacco da un mood fortemente depressivo, elementi che renderanno il disco praticamente inascoltabile anche alla maggior parte degli ascoltatori del genere. Inoltre, la band sembra ricalcare in modo eccessivo lo stile dei gruppi sopra citati (Cult Of Luna in primis), dando spesso e volentieri una discreta sensazione di già sentito; anche gli stacchi Drone sono posti in modo inappropriato ed esageratamente monotono, risultando spesso del tutto inespressivi e fastidiosi (vedi al riguardo l’eterna conclusione di Lotus Continent). Ciò non toglie che ci siano, nella musica dei Dirge, alcuni spunti buoni e originali, come la proposta pseudo-ambient della conclusiva Nulle Part, unico brano cantato con voce pulita, ma essi vanno a perdersi in un’eccessiva ripetitività, staticità ed oppressione fine a sè stessa.

Non è mai bello dire che una band abbia “osato troppo” nella stesura di un album, ma sembra che i Dirge, pur sicuramente in buona fede e puntando alla creazione un sound ricercato e personale, abbiano in quest’ultimo lavoro eccessivamente forzato le atmosfere caratteristiche del genere, confezionando un disco che, se forse sarà apprezzato dai pochi che cercano questo tipo di sonorità, risulterà ai più monotono, a tratti banale, e praticamente impossibile da digerire.

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