Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Damiano Cembali
Etichetta: 
E1 Entertainment
Anno: 
2010
Line-Up: 

:
- Jerms – vocals
- Shaun Glass – guitar        
- Matt Szlachta – guitar        
- Brian Paz – bass
- Jimmy Knight – drums

Tracklist: 

:
1.  Self Medicate
2.  Forever the Martyr
3.  Force Fed Lies
4.  Confession
5.  Spit
6.  New Disease
7.  Last Goodbye
8.  As I Walk
9.  Inhuman
10. Saint of Humanity
11. Complacency

Dirge Within

Force Fed Lies

I Dirge Within si formano nel marzo del 2007 grazie all’ex Soil Shaun Glass, Jimmy Knight e Jerms, ai quali si aggiungono nel mese successivo Paz e Matt Szlachta. Immediatamente questa neonata formazione statunitense registra un demo, mixato e masterizzato addirittura da James Murphy (Testament, Death) il quale li accompagnerà sempre, contenente 3 tracce che entreranno poi a far parte del loro album d’esordio: Forever The Martyr, Complacency Strain e Ties That Bind. La loro crescita professionale è esponenziale: nel novembre 2007 entrano a far parte della Jagermeister Music e nei primi mesi del 2008 registrano una nuova traccia, anch’essa destinata al loro Lp di debutto: The Last Goodbye. Il 28 Luglio 2008 i Dirge Within rilasciano uno snippet di appena un minuto di una loro nuova canzone, Confession, per la cui produzione definitiva trovano l’appoggio addirittura di Edsel Dope (Dope), fortemente convinto delle buone potenzialità di questa nuova formazione. Dopo aver suonato al fianco di God Forbid, Nile, Death Angel e Prong ed aver preso parte allo Jagermeister Music Tour insieme a Hatebreed, Type O Negative e 3 Inchees Of Blood così come Dope e Kittie, nel dicembre del 2008 i Dirge Within entrano in studio per registrare finalmente la loro opera prima: Force Fed Lies.

Quest’ultimo evidenzia le proprie coordinate stilistiche sin dalle prime 2 tracce, Self-Medicate e Forever The Martyr: i Dirge Within propongono infatti un groove metal piuttosto accessibile dove a farla da padrone sono gli incisi strappacuore in perfette clean vocals (piuttosto convincente la prova di Jerms) e soprattutto i preziosi interventi strumentali del leader Shaun Glass, le cui trame e i cui assoli contribuiscono a donare spessore tecnico ed imprevedibilità compositiva. Nel complesso ci troviamo di fronte ad un lavoro in grado di svolgere alla perfezione il proprio compito e, soprattutto, soddisfare il target relativamente vasto cui sembra rivolto: Force Fed Lies, infatti, segue la scia di formazioni quali i Five Finger Death Punch, ricercando una via di mezzo accattivante e ricercata fra la lezione dei divini Pantera e strutture melodiche di derivazioni alt nu, inserendosi in un filone metal moderno ma scevro da tecnicismi eccessivi o sconfinamenti canonici. Mentre questi ultimi, attesi tra poco più di un mese alla loro seconda release ufficiale, hanno trovato con The Way Of The Fist una formula vincente ed estremamente coerente coi propri intenti, i Dirge Within danno l’impressione di non sapere ancora esattamente come barcamenarsi tra soluzioni catchy ma decisamente semplificate ad altre tecnicamente più raffinate ma ancora piuttosto acerbe. Se Self-Medicate e Forever The Martyr, complessivamente meritevoli più di lode che d’infamia, contribuiscono a farci scoprire questa neonata formazione statunitense (oltre alle qualità di Shaun Glass, protagonista di un grandioso assolo centrale proprio nell’opener), Confession e Spit dimostrano come quest’ultima abbia nel proprio dna forza d’impatto e grande immediatezza, proponendoci 2 hit di assoluto livello; al contrario, a lasciare francamente interdetti è la titletrack Force Fed Lies, che riluce d’un groove pesante e marziale nella prima parte (ornato delle solite trame dell’ex chitarrista dei Soil) e sprofonda nella parte centrale a causa di cambi di tempo scollati e cori infantili del tutto incomprensibili e fuori contesto. La seconda parte dell’album, superando di slancio l’incolore New Disease, ripropone esattamente queste stesse circostanze: As I Walk si configura come terzo potenziale singolo (unico neo l’assolo centrale, piuttosto sterile), seguita a ruota dalla devastante Inhuman, che sorprende per l’assenza totale di clean vocals e si fa apprezzare per un muro sonoro realmente metallico cui s’uniscono avvolgimenti di chitarra molto interessanti; di nuovo, a deludere è Last Goodbye, che prima illude con un fascinoso assolo introduttivo di derivazione melodic death quindi fa spazio a ritmiche martellanti finora non ancora esplorate, salvo poi perdere completamente il filo del discorso nella parte centrale, che ripropone quei cori odiosi già sperimentati al tempo di Force Fed Lies. Il finale non cambia molto i contenuti finora espressi, scivolando altalenante fra momenti piuttosto piatti come la scialba Saint Of Humanity (con la sola novità di un assolo piuttosto capzioso ma parecchio forzato) e vertici sorprendentemente ispirati come la roboante Complacency (verrebbe da chiedersi per quale motivo non abbiano approfondito questo aspetto del loro stile, ma è solo l’ennesimo interrogativo irrisolto di questo album).           

A fine disco ciò che ne resta è una sensazione di limitatezza che trova come unica giustificazione il fatto stesso che Force Fed Lies sia un debut album; quel che è peggio, è che fintanto che i Dirge Within si mantengono entro i confini di un groove metal fortemente semplificato (per non dire stereotipato), il prodotto risulta comunque gradevole e attrattivo, mentre, quando decidono di lanciarsi in soluzioni più articolate e differenti dagli schemi, le composizioni rischiano di perdere il filo del discorso o si rivelano inconcludenti e, per quanto forzate, ugualmente velleitarie Ciò che maggiormente spiace dover dire è proprio questa sottile sensazione di scarso spessore, per mitigare la quale non basta l’ottimo lavoro di Shaun Glass alle 6 corde né le ottime scelte ritmiche di Jimmy Knight dietro le pelli: Force Fed Lies, anche dopo numerosi ascolti, rimane un’opera sostanzialmente estemporanea, a tratti impalpabile, nel più classico clichè di quei dischi che si acquistano, si ascoltano per qualche giorno e poi si ripongono mesti su qualche scaffale impolverato. Per la verità, non ci troviamo di fronte ad un album così monotono e insoddisfacente, né tanto meno dinanzi ad una band priva di qualità o qualsivoglia spunto di interesse: semplicemente, Force Fed Lies ripropone continuamente la medesima formula di groove metal addomesticato e radio-friendly e in ogni occasione nella quale i Dirge Within tentano di uscirne il risultato è drammaticamente fiacco o sconnesso. A questo punto è chiaro che soltanto il prossimo disco saprà rispondere ai nostri quesiti, soprattutto se la frustrante considerazione di poco fa sia frutto di scarsa voglia di osare, immediata ricerca di successo commerciale (ma da questo punto di vista risulterebbero insensati i tentativi di cui sopra) oppure insuperabili limiti di sogwriting: il tempo è certamente dalla loro parte. 

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