Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Warner
Anno: 
1978
Line-Up: 

- Bob Casale - Chitarra, Tastiere, Programming
- Jerry Casale - Basso, Bass Synth
- Mark Mothersbaugh - Tastiera, Synth, Chitarra
- Bob Mothersbaugh - Voce, Chitarra
- Alan Myers - Batteria, Percussioni Elettroniche
- Brian Eno - Produzione

Tracklist: 

1. Uncontrollable Urge
2. (I Can't Get No) Satisfaction
3. Praying Hands
4. Space Junk
5. Mongoloid
6. Jocko Homo
7. Too Much Paranoias
8. Gut Feeling
9. Come Back Jonee
10. Sloppy (I Saw My Baby Gettin')
11. Shrivel Up

Devo

Q: Are We Not Men? A: We Are Devo

"They tell us that we lost our trails
Evolving up from little snails
I say it's all, just wind and sails
Are we not men? We are Devo!
Are we not men? D-E-V-O!"

Akron, Ohio, 1973. La capitale mondiale dei pneumatici produce i figli di cui nessun paese vorrebbe mai essere genitore. A nome Devo prende vita una delle più bizzarre parodie della civiltà occidentale: Devo come D-Evolution, come mondo che regredisce e fa ritorno ad uno stato cerebralmente e culturalmente primitivo. Questo è ciò che profetizzarono i fratelli Casale (Bob alla chitarra e Jerry al basso) e i fratelli Mothersbaugh (Bob alla voce e Mark alle tastiere) non appena capirono che c'era una giovanissima stagione rock da cavalcare e da conquistare. Superati gli anni '60 del fenomeno hippie e delle contestazioni pacifiste, il rock dei neonati seventies si ritrovava in un contesto culturale ancora più frastagliato e di complessa identificazione di quanto non lo fosse il decennio precedente: in sei anni - dal '67 al '73 - cambiò radicalmente il mondo e assieme ad esso cambiò la musica. Tutto ciò che in quel periodo di mezzo venne musicalmente concepito (nel 1967 la rivoluzione di Velvet Underground & Nico e il consolidamento dell'astro nascente Frank Zappa, nel 1969 il proto-punk degli Stooges, nel 1970 i primi linguaggi elettronici di Kraftwerk e Tangerine Dream e un David Bowie che nel frattempo si preparava a sconvolgere la popular music) funzionò ovviamente da catalizzatore per tutta quell'intera generazione di giovani schizoidi che resero gli anni '70 - soprattutto nella seconda metà - uno dei momenti più eclatanti e rivoluzionari del rock.

I Devo si formarono proprio dalla linfa sperimentale di quegli anni e dalle intuizioni di quei gruppi - Residents su tutti - che all'inizio dei seventies avevano incominciato a scardinare e a violentare il significato stesso di "rock". Travestiti da bizzarri uomini-robot sincronizzati, Mothersbaugh e soci infiammarono l'underground dei primi anni '70 attraverso spettacoli teatrali-multimediali (prima dei concerti veniva proiettato il mini-film The Beginning Was the End: The Truth About De-Evolution del loro amico Chuck Stalter) mediante cui rendere tangibile il distopico immaginario di regressione e, appunto, d-evoluzione del mondo moderno. Una visione che riporta alla mente i Kraftwerk (in ogni caso privi di qualsiasi radice teatrale-parodistica) ma che si svilupperà con gli anni in un linguaggio scenico-musicale estremamente peculiare oltre che seminale per gli esiti di molto post-punk sperimentale futuro. Il 1978 è l'anno della svolta: il precedente ingresso di Alan Myers spinge il progetto Devo verso un notevole salto di qualità e ricerca artistica, richiamando su di sè l'attenzione di David Bowie, Robert Fripp , Iggy Pop e Brian Eno, tutti in lizza per la produzione del loro primo album che venne infine concessa al "non-musician" ex-Roxy Music. Alla stessa maniera anche le case discografiche cominciarono a contendersi il gruppo: dopo lunghe trattative la spuntò la Warner che trasformò i Devo nel nuovo fenomeno musicale del tempo, nello stesso anno in cui si scioglievano i Sex Pistols e il punk lentamente moriva.

Q: Are We Not Men? A: We Are Devo è uno dei più urticanti manifesti della prima ondata del cosiddetto post-punk o art-punk, ovvero la musica della strada che assorbe l'aspirazione colta e si abbandona alla sperimentazione più sfrenata, nascondendo sotto uno stile nuovo e d'avanguardia una grande vis critica e una spaventosa capacità di cogliere il disagio e le noie esistenziali del tempo. Ma più che un complesso votato all'introspezione e alla riflessione esistenziale, i Devo erano un concentrato di cinismo e di parodia cabarettistica, di ironia e di un'inquietante veggenza (riguardo il triste destino della civiltà e della musica occidentale) della quale loro stessi - dopo averla profetizzata - diverranno subdole vittime, tradendo le premesse di quello che doveva essere un collettivo di guerriglieri dadaisti anti-mainstream. I Devo erano talmente fieri ed esaltati che riuscirono addirittura a resistere ai geniali innesti compositivi di Eno, limitandone il potere in fase di arrangiamento e costringendolo quasi esclusivamente al ruolo di freddo produttore: Q: Are We Not Men? A: We Are Devo è un disco che prende la rabbia garage-punk e la rigetta in un universo sonoro spezzato e asimmetrico, travolgente nei suoi momenti più sfrenati (l'opener Uncontrollable Urge e la scanzonata Praying Hands) ed estremamente bizzarro in molte delle sue trovate strumentali. I synth, più che come veri e propri strumenti, vengono usati da Mothersbaugh come generatori di rumore e di suoni assolutamente alienanti, come accade ad esempio nel disordine industriale di Too Much Paranoias e nella conclusiva Shrivel Up, tra i più geniali e inquietanti esperimenti del complesso americano grazie all'obliqua stranezza dei suoi giri melodici e della sua indefinibile atmosfera.
Un'indole teatrale e distruttrice della normalità che trova inoltre nella cover di (I Can't Get No) Satisfaction dei Rolling Stones la sua espressione più shockante: le geometrie e l'assetto strumentale originari del brano vengono qui spezzati e balbettati - oltre che demistificati - dai Devo, geniali nel trasformare un classico del rock&roll in un breve delirio funky asimmetrico e nervoso, seppur meno visionario della versione del 1976 firmata Residents (altrettanto geniale sarà però il "rovesciamento" di Johnny B. Goode di Chuck Berry che i Devo allestiscono con Come Back Jonee). Ma i Devo non sono solo fantasmagoriche visioni industriali e impennate dadaiste da emicrania (il singolo Jocko Homo nel quale vengono pronunciate le fatidiche frasi che danno nome all'album), perchè anche quando c'è da costruire una buona melodia e un buon arrangiamento Mothersbaugh e compagni si dimostrano eccellenti musicisti in grado di rielaborare il punk in un linguaggio meno impetuoso ma stracolmo di timbri innovativi e sonorità mozzafiato, scrollandosi al contempo di dosso l'etichetta di stupidi avanguardisti dilettanti: brani come Mongoloid, Sloppy, la splendida Gut Feeling e Space Junk (la cui enoiana raffinatezza introduttiva quasi stona con le stranezze del disco) sono infatti un inno alla freschezza e all'immediatezza compositiva, così travolgenti nelle dinamiche ritmiche, così emozionanti nel riffing e negli arrangiamenti sempre geniali e alienanti.

Testimonianza ormai storica delle shockanti turbolenze dell'ambiente musicale americano degli anni '70, Q: Are We Not Men? A: We Are Devo è una delle prime e delle tante pietre miliari che costituiscono la colonna vertebrale del post-punk (nello stesso anno veniva pubblicato The Modern Dance), un capolavoro che di lì a pochi anni finirà per influenzare irrimediabilmente gli indirizzi più sintetici e sperimentali dell'allora nascente new wave, ponendosi come opera dal valore storico e artistico tutt'altro che trascurabile. Peccato soltanto che i Devo proseguirono la propria carriera rinnegando e tradendo man mano ciò che avevano emblematicamente rappresentato ad inizio carriera: la parodistica e al contempo critica appartenenza ad un distopico immaginario futurista di regressione che, stando alle successive pubblicazioni del gruppo, è andato sempre più compiendosi inglobando i Devo nella sua spirale di totale svuotamento di valori e spessore artistico. Ma questo è un altro discorso, e il fatto che Q: Are We Not Men? A: We Are Devo sia tutt'ora considerato uno dei capisaldi del post-punk lo conferma nella maniera più assoluta.
Capolavoro.


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