Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Dead
Genere: 
Etichetta: 
Roadrunner Records
Anno: 
2005
Line-Up: 

- Dez Fafara - voce
- Jeff Kendrick - chitarre
- Mark Spreitzer - chitarre
- Jon Miller - basso
- John Moeclin - batteria


Tracklist: 

1. End of the Lin
2. Driving Down the Darkness
3. Grindfucked
4. Hold Back the Day
5. Sin and Sacrifice
6. Ripped Apart
7. Pale Horse Apocalypse
8. Just Run
9. Impending Disaster
10. Bear Witness Onto
11. Before the Hangmans Noose
12. The Fury of our Makers Hand

DevilDriver

The Fury of Our Makers Hand

Dez Fafara il leader dei Coal Chamber, stancatosi di album e tour con la suddetta band sua creazione, decide di mollare tutto e tutti e creare un nuovo progetto sicuramente più duro ma anche più fresco e vario.
In un periodo in cui il Nu Metal andava alla grande, e dopo il rilascio di un buon album quale è Dark Days, il nostro nerboruto Dez senza pensarci due volte abbandona le gesta di quella che ormai era una band culto nel settore per iniziare tutto daccapo, ancora una volta, con i DevilDriver. Una mossa azzardata penserete voi, forse anche presuntuosa...
Ma come non dare ragione a questo cantante che partito da zero ha reso celebri i suoi Coal Chamber, e che adesso stufatosi della proposta si rituffa di nuovo nella mischia con coraggio e tenacia?
Via lustrini e grandi interviste, via concerti da headliner e prime pagine, Dez si rimbocca le maniche e mette in piedi una giovane ma compattissima formazione, i DevilDriver.
La Roadrunner gli dà fiducia e la band non smentisce; dopo un omonimo esordio al fulmicotonte il gruppo comincia gia a raccogliere buoni frutti, e nel men che non si dica si rimette al lavoro per l'uscita di questo secondo atto, The Fury of Our Makers Hand.

L'album è composto da dodici pezzi tutti validissimi che non concedono anelli deboli, la genuinità di questo operato è palesemente evidente, e la voglia da parte di Dez di rimettersi in gioco senza rimanere sugli allori è subito evidente.
Era molto importante la riuscita di questo disco, in un certo senso la consacrazione della bontà dei "piloti del diavolo", e a conti fatti possiamo dire che l'intento è stato portato a termine senza intoppi.
Tra sfuriate death metal si assaporano momenti hardcore, stacchetti tipicamente nu metal (l'operato di Dez nella sua precedente esperienza musicale si fa sentire), riffate squadrate e di matrice groove thrash metal, influenze dal deathcore/melodeath e un drumming preciso e pulito che scandisce il tempo cronometricamente.
Questo mix che ancora oggi nel 2006 sta portando il successo a questa band è bilanciato bene da una attitudine "estrema" sincera e spontanea, e quindi anche da una certa originalità che si fa sentire grazie ad un songwriting ispirato ma più che altro personale.
La voce che avevate conosciuto cantare successoni quali Loco, diventa qui più acida e meno grassa, più urlata e disperata; i suoni sono impeccabili e pompano quanto devono mettendo in risalto i profondi bassi della sezione ritmica.

The Fury of our makers Hand non ci regala niente di nuovo in senso assoluto, questo è vero, e rimane quindi un classico disco suonato certosino da gente del mestiere e che sa il fatto suo, ma non si può allo stesso tempo negare quanto questo disco abbia alla base uno spirito punk (nell'accezione del suo termine) e ribelle. Niente fronzoli e melodie radiofoniche, niente compromessi o sound modaiolo, qui troviamo solo lo sfogo di una band che partita da zero ha saputo accattivarsi piano piano sempre più fans riuscendo a farsi apprezzare proprio per questa sua attitudine "casareccia" e per questo sound comunque particolare e pestato a dovere.
Ottimo per un viaggio altresì troppo monotono, o anche per una corsa in macchina, o semplicemente per un movimentato relax post lavorativo; l'amalgama di questo crossover ci regala momenti non indifferenti ai quali non potremo facilmente sottrarci se abbiamo voglia di una bella spronata.
Tra i cavalli di battaglia di questo album troviamo sicuramente l'opener End of the Line, la melodica Grindfucked, la rabbiosa Just Run e la conclusiva title-track, forse tassello meglio riuscito di tutta l'opera.

Per quanto l'album risulti duro più del dovuto e legato alle coordinate del death metal (d'altronde queste erano le precise intenzioni del fondatore) piacerà di sicuro a tutti gli estimatori di nu metal e metal alternativo in generale, perciò consiglio l'ascolto a tutti i fans di acts anche massicci quali Slipknot, primi Korn, Mudvaine, Machine Head e Pantera ultimissimo periodo; ciò non toglie che per via della sua personalità, questo full length dovrebbe essere ascoltato da più frangie.
Sinceramente penso che il panorama metal attuale abbia bisogno di bands come questa, di gruppi che sanno mettersi in gioco e che sanno cosa vogliono dalla propria musica senza rendere conto a filoni trend commerciali e qualsivoglia, riuscendo a dimostrare che si può suonare moderni senza per questo dover somigliare a quella o quell'altra band, e soprattutto senza dover per forza seguire una determinata moda.
Aspettando che la band passi dalle nostri parti per farci godere un bello spettacolo, ascoltatevi questo album e non pensateci troppo.

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