Voto: 
6.2 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
Maanalainen Levykauppa
Anno: 
2006
Line-Up: 

- Miika Partala - voce, chitarra
- Manu Lehtinen - basso, voce
- Kalle Paju - chitarra
- JJ Kontoniemi - batteria

Tracklist: 

1. Street Corner Queen
2. Druglord
3. Spell Of Hell
4. The Fall
5. Empty Shell
6. Human Nature
7. Bonsai People
8. Black Raven
9. C.C.R.
10. III
11. Northern Praise
Bonus Track:
12. Crosshope
13. Thinking
14. Tribal Eagle
15. Blue Moment
16. Red River

Deuteronomium

Street Corner Queen

I Deuteronomium sono un gruppo finlandese facente parte di quel movimento definito "Christian Metal", come si può ben intuire dal loro monicker ispirato dal nome del quinto libro della Bibbia. Formatisi nel 1993 a Jyväskylä, essi si dedicano ad un melodic death metal parecchio vario ed anche distante dai canoni usuali, convergendo spesso verso una sorta di "death n' roll" o spaziando su diversi fronti, andando dall'hard n' heavy all'unblack (versione cristiana del black), fino ad arrivare a passaggi crossover, nu metal e hardcore, in un mix di stili che potrebbe, solo in minima parte, richiamare in mente gruppi molto diversi tra loro, come gli In Flames o i Turbonegro.
Dopo aversi fatto le ossa con due demo, finalmente nel 1997 danno alle stampe l'EP Tribal Eagle, seguito soltanto l'anno dopo dal loro primo full length Street Corner Queen, mentre Here To Stay del 1999 ha rappresentato l'ultima testimonianza della loro esistenza fino al 2006, anno in cui la loro nuova etichetta Maanalainen Levykauppa decide di ristampare in edizione digipak il loro Street Corner Queen, in una versione totalmente rimasterizzata, con un nuovo artwork e l'aggiunta di 5 bonus track, che poi altro non sarebbero che le canzoni del loro primo EP Tribal Eagle.

Si parte con il death n' roll della title-track, penalizzata però da un growl che purtroppo non convince tanto per tutta la durata del disco, mentre Druglord alterna parti più cupe ed ossessive in cui si rende protagonista il basso ad altre più tirate ed estreme, più melodica l'introduzione di Spell Of Hell, che apre invece ad un melodic black di stampo scandinavo. Già dalle prime battute emerge chiaramente la voglia del quartetto finnico di riprendere e mescolare varie influenze e i più diversi e disparati generi, cosa che se da un lato produce una certa eterogeneità, dall'altro conduce ad una notevole confusione di fondo che si traduce in una discontinuità sia in generale che nello specifico, come avviene nel caso dalla pessima e sconclusionata The Fall. Si cambia totalmente stile con la più piacevole Empty Shell, una sorta di alternative rock in stile Therapy?, in possesso di accattivanti linee melodiche e buone parti di chitarra, ed anche Human Nature si fa apprezzare in tutta la sua eterogeneità e particolarità, un mix di melodie hard n' heavy con voci e ritmiche estreme all'inizio che lasciano spazio, dopo cambi di tempo e intermezzi vari, ad una seconda parte simil-rap e poi reggae, di certo il brano in cui nel bene o nel male maggiormente mostrano tutta la loro follia compositiva e la loro abilità esecutiva.
Si riprende poi con il crossover/nu metal di Bonsai People, pur non trattandosi mai di qualcosa di ordinario, e con l'arrembante e sparato death n' roll di Black Raven e di C.C.R., entrambe parecchio aggressive mantenendosi al contempo orecchiabili. Poi è ancora unblack con III, contenente anche intermezzi più epici in stile viking ed una parte centrale lasciata a chitarre più ariose che trovano spazio in un melodico assolo, mentre prima delle bonus track tratte dal loro primo EP arriva il gothic metal di Northern Praise, in cui interviene anche una female vocal che dona al pezzo un flavour ancor più goticheggiante, cosa che si ripete nella bonus track Blue Moment.
Meno sorprese riservano le cinque bonus track, ma anche qui i finnici mostrano tutta la loro voglia di sperimentare e mescolare diversi stili e sonorità, come si può notare da brani come Tribal Eagle, Thinking, pezzo death metal su cui vanno ad inserirsi diversi innesti melodici, o Red River, graziata da belle melodie e caratterizzata da un bel refrain e dal cantato in growl.

Nonostante l'album possa risultare discontinuo e talvolta confusionario, ha il pregio di non essere pesante da ascoltare, proprio grazie alla sua varietà, alla loro buona tecnica e versatilità e ad alcuni passaggi abbastanza orecchiabili. In realtà non c'è poi nemmeno tanto di particolarmente nuovo, infatti la loro sperimentazione si limita solo a riprendere e mescolare sonorità già esistenti, con risultati peraltro discontinui e non sempre convincenti. Street Corner Queen non può certo definirsi un lavoro eccelso, ma certamente rappresenta un album curioso, strambo e volendo anche interessante per tutte le ragioni sopra esposte.


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