Voto: 
3.5 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Williams Street
Anno: 
2007
Line-Up: 

(virtuale):
- Nathan Explosion - voce
- Skwisgaar Skwigelf - chitarra ritmica e solista
- Toki Wartooth - chitarra ritmica
- Pickles - batteria, voce secondaria
- William Murderface - basso

LINE UP (reale):
- Brendon Small - voce, chitarra, tastiere, basso
- Gene Hoglan - batteria

Guests:
- Mike Keneally - chitarra live
- Bryan Beller - basso live
- Emilie Autumn - violini nel brano 15
- Tommy Blacha - testi dei brani 11 e 16


Tracklist: 

1. Murmaider
2. Go into the Water
3. Awaken
4. Bloodrocuted
5. Go Forth and Die
6. Fansong
7. Better Metal Snake
8. The Lost Vikings
9. Thunderhorse
10. Briefcase Full of Guts
11. Birthday Dethday
12. Hatredcopter
13. Castratikron
14. Face Fisted
15. Dethharmonic
16. Dethklok Deththeme

Dethklok

The Dethalbum

Gli americani Dethklok sono una one-man band incentrata su Brendon Small, mente unica e compositore di tutta la musica, aiutato in fase di registrazione da un batterista storico e fenomenale come Gene Hoglan, senza dubbio un acquisto rilevantissimo (ma purtroppo, come vedremo presto, sprecato).
I Dethklok vengono presentati come un gruppo virtuale, cioè una formazione interamente inventata come fiction, dietro alla quale si celano i reali musicisti (l'esempio più popolare sono i Gorillaz), i cui "membri" sono protagonisti e compositori delle musiche di un cartone animato tutto loro, Metalocalypse. Lasciamo a voi il gusto (se vi va) di leggere le singole storie personali di ciascuno dei componenti sulla dettagliata Wikipedia inglese e concentriamoci sul loro reale disco d'esordio, The Dethalbum, formato da inediti più canzoni già parte della serie televisiva. Composto cercando di imitare la ruvidezza del death metal, ma assumendo in realtà come base un piglio più melodico derivato dalla variante svedese, soprattutto melodic death metal, e dal metalcore, questo The Dethalbum si rivela purtroppo una grossa delusione, consistente in un mattone macchinoso e piattissimo, ripetitivo all'inverosimile e dal songwriting scadente. Inoltre, è decisamente poco originale e abbastanza derivativo, anche se va dato merito a Brandon Small di tentare di introdurre qualcosa di personale nella composizione (non sempre però l'intento viene raggiunto). E se la musica non è il massimo, poco fanno per migliorare le vocals che anzi rasentano il fastidioso. Growl davvero spento e privo di alcun tipo di incisività, e non uno straccio di linea vocale catturante nei ritornelli. Unica consolazione è che se all'inizio sembra orrendo, dopo un po' di abitudine inizia a sembrare buffo e "simpatico" nella sua sorda gutturalità, data forse da una certa vena di humour e divertissement in Brendon (che si riscontra anche nell'attitudine apprezzabilmente parodistica del gruppo verso i clichè e gli stereotipi metal, caratteristica comunque che su disco ha poco margine).

Alcuni spunti melodici gradevoli sono presenti nell'album, vedi ad esempio i chorus di Murmaider o l'assolo di Go Forth and Die, ma sono sparsi alla rinfusa in un pastone insipido senza capo nè coda, come pochi germogli piccolini in un campo arido. E quegli elementi che dovrebbero essere il nucleo portante del lavoro, cioè la durezza, la carica, l'impatto e la rocciosità, sono nascosti davvero molto bene: anche se comincia già dall'inizio, è con il secondo brano che la piattezza diventa palese, Go into the Water è una blanda miscela di thrash/melodeath stile Gothenburg e sonorità pseudo-epiche che potrebbe essere al massimo la b-side di un gruppo di seconda categoria, derivativa e spenta, per niente coinvolgente. Fra gli ispiratori del sound del disco sembrano essere particolarmente presi in considerazione in diversi frangenti i Ceremonial Oath (da Gothenburg) e i Dismember (per la scena di Stoccolma), quasi "citati" direttamente in alcuni punti (l'intermezzo di Fansong ad esempio sembra una versione velocizzata del riff successivo all'introduzione di In Death's Sleep, che in Thunderhorse sembra invece filtrato in ottica più thrasy/core). Comunque, è presente un elemento più moderno e sporcato dell'odierno metalcore, ma i brani che ne vengono influenzati, come Bloodtrocuted o Hatredcopter, falliscono nel tentativo di risultare dinamici e avvincenti, anzi, sono davvero privi di mordente, e il confronto con gruppi realmente del genere è a senso unico. Non c'è molto altro su cui soffermarsi, data la pochezza del disco. Non sono molte le variazioni di registro e sono per di più mal interpretate: Better Metal Snake è un blackened death metal di stampo scandinavo, molto derivativa e priva di mordente, Detharmonic figura la partnership di Emilie Autumn per tastiere e violini, il risultato è potenzialmente interessante ma l'unione con le banali parti metal e i fastidiosi grugniti di Brendon penalizzano fortemente il risultato finale (si fa notare però il breve bell'assolo).

Disco davvero vuoto, ciò nonostante è risultato essere uno dei più venduti album death(-oriented) di tutti i tempi debuttando al 21° posto nella Billboard 200 con circa 33.000 copie vendute già nella prima settimana di vendita. In sostanza un lavoro da dimenticare, che consigliamo soltanto ai saprofagi del death metal, in particolare quello melodico svedese.


NUOVE USCITE
Filastine & Nova
Post World Industries
Montauk
Labellascheggia
Paolo Spaccamonti & Ramon Moro
Dunque - Superbudda
Brucianuvole
Autoprod.
Crampo Eighteen
Autoprod..
BeWider
Autoprod..
Disemballerina
Minotauro
Accesso utente