Voto: 
7.5 / 10
Autore: 
Corrado Penasso
Genere: 
Etichetta: 
Nuclear Blast
Anno: 
1989
Line-Up: 

- Mick Harris - drums, vocals
- Mitch Harris - guitar, bass, vocals
 

Tracklist: 



1. Intro-Megaton 01:55 
2. Vestige of Earthly Remains 03:00
3. Life on Planet Earth Is Fucken Cancerous 01:26
4. Contagion 02:08
5. Predominance 01:40
6. Recovery 02:23
7. Side Effects 02:15
8. Mutual Trust 02:21
9. Focus 02:18
10. Popular Belief 02:03
11. Scrutiny 02:52 12. Underestimation 02:21

Defecation

Purity Dilution

I Defecation da Las Vegas rappresentarono negli anni 80 l’ennesimo esempio di grindcore, genere che allora stava spopolando grazie a realtà ben più famose. Citiamo per esempio, Napalm Death, Terrorizer, Carcass e molti altri; tutti concentrati nel creare una proposta musicale sempre più personale. La mente che si celava dietro a questo progetto iniziato nel 1987 era un certo Mitch Harris, ragazzo di New York che successivamente andò a vivere nella città del gioco d’azzardo. Il suo passato era strettamente legato all’hardcore: il suo primo gruppo furono i Righteous Pigs e dall’incontro di Mick Harris nacque l’idea di fondare un gruppo che si ispirasse all’ormai forte scena grindcore.

A due anni dalla creazione del gruppo, i due ragazzi avevano già pronta una manciata di canzoni le quali, registrate e mixate in sole 30 ore, avrebbero composto il loro primo album: Purity Dilution. Mitch (chitarra, basso e voce) e Mick (batteria e voce) diedero alle stampe uno degli album più oscuri e grezzi che il genere avesse mai prodotto. Le influenze dei primissimi Napalm Death e Carcass erano evidentissime nella produzione e nel suono degli strumenti, per poi non parlare dei momenti in blast beats. Le influenze death metal erano comunque presenti anche se non era loro intenzione (o possibilità) creare qualcosa di così intelligente alla Terrorizer perché qui tutto rimanda ad una forma primordiale di crust/grind fortemente influenzato dall’hardcore. Intro-Megaton ci dà il benvenuto attraverso suoni primordiali e in mid-tempo ma già abili nel prepararci all’approccio nichilista della successiva Vestige of Earthly Remains, concentrato di suoni impastati con le voci che si alternano su diverse tonalità di growl, tra veloci sferzate grind e momenti più ragionati. I riffs sono facilmente memorizzabili e catturano l’attenzione grazie a quell’impronta hardcore dalla vena “catchy”, rimanendo sempre nell’ambito del grindcore.

Life on Planet Earth Is Fucken Cancerous prosegue il massacro principalmente in blast beats e come ormai potete aver capito, i testi rispecchiano una preoccupazione per il genere umano ed il pianeta Terra. L’inquinamento, lo sfruttamento incontrollato e la distruzione operata dall’uomo ai danni del nostro pianeta  erano alla base di molti gruppi d’allora che suonavano questo genere estremo ed i Defecation sicuramente non erano da meno. I riffs che accompagnano i momenti in tempi medi di Contagion o quelli in up tempo di Predominance sono veramente buoni ed adatti a creare una proposta arrembante che forse, complice anche la registrazione sporca, non avviene in concomitanza con i blast beats, a volte troppo caotici. Insomma, la band dà il meglio durante le sezioni leggermente più ragionate e a tal propostito possiamo citare le buone rullate di batteria di Mutual Trust, accompagnate da riffs sporchi di thrash metal, anche se sporadicamente le sezioni in blast beats entrano prepotentemente a dare un maggiore impatto.

Dall’altro lato troviamo una vera e propria scheggia impazzita come Focus che viaggia per la maggior parte della sua durata su ritmi forsennati, tuttavia senza dimenticare parti più mature da alternare per creare una composizione abbastanza completa. In questi particolari risiede anche il pregio dei Defecation: anche se non possiedono la perizia tecnica e la creatività di alcune delle realtà di allora della scena grind, la loro voglia di suonare veloce non soffoca mai le buone strutture e ciò è un fattore da lodare per capire come, sempre per le loro possibilità di allora, la band volesse comunque creare qualcosa di competitivo. Per finire, possiamo citare l’ottimo impatto di due composizioni quali Scrutiny o Understimation, le quali viaggiano principalmente su up tempo dal chiaro sapore crust. Le chitarre zanzarose e metalliche creano un impatto notevole in una marea di vocalizzi impazziti, rochi e sofferti. In questo modo si arriva alla fine di un disco che forse venne leggermente sottovalutato al tempo per privilegiare uscite discografiche ben meno mature nel genere.

Recentemente ristampato dalla Nuclear Blast con l’aggiunta di una bonus track, Granted Wish (poi sull’album di ritorno Intention Surpassed, 2003), Purity Dilution è ancora in grado, a distanza di anni, di creare sussulti all’ascoltatore e ciò è da lodare. L’album pur non essendo eccezionale risulta comunque, come dicevo in precedenza, più maturo e competitivo di molte altre uscite dell’epoca e tutto quello che possiamo fare è riscoprirlo ora che ne abbiamo la possibilità, senza aspettare altri decenni.  
 

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