Voto: 
8.0 / 10
Autore: 
Paolo Bellipanni
Genere: 
Etichetta: 
Kill Rock Stars/ATP Recordings
Anno: 
2008
Line-Up: 

- Satomi Matsuzaki - Voce, Basso
- Greg Saunier - Batteria, Programming
- John Dieterich - Chitarra
- Ed Rodriguez - Chitarra

Tracklist: 

1. The Tears and Music of Love
2. Chandelier Searchlight
3. Buck and Judy
4. Snoopy Waves
5. Offend Maggie
6. Basket Ball Get Your Groove Back
7. Don't Get Born
8. My Purple Past
9. Family of Others
10. Fresh Born
11. Eaguru Guru
12. This is God Speaking
13. Numina O
14. Jagged Fruit

Deerhoof

Offend Maggie

L'anno scorso Friend Opportunity aveva confermato i Deerhoof come una delle band di punta del rock sperimentale a stelle strisce: una decade di attività creativa senza sosta, partita nel 1997 col gioiellino autoprodotto The Man, The King, The Girl e coronata da una serie di memorabili dischi (Reveille e The Runners Fours su tutti) che hanno rivelato al pubblico mondiale un gruppo assolutamente unico. Nel 2008 il discorso si ripete: Offend Maggie viene distribuito in Gran Bretagna (ATP Recordings) e negli USA (Kill Rock Stars) rispettivamente il 6 e il 7 Ottobre.
Avvicinarsi e provare a descrivere le produzioni dei Deerhoof non è mai facile, soprattutto se l'obiettivo è quello di cogliere l'intero apparato stilistico-concettuale che vi è alla base, ovvero il nichilismo e la frammentazione strutturale tanto cara al rock d'avanguardia, la ricercatezza acustica più schizofrenica, nonchè una melodiosa plasticità approfondita all'interno di un contesto sperimentale che non nasconde le sue influenze più ottantiane (Talking Heads e soprattutto i Television di Marquee Moon).

Ci troviamo così di fronte ad una musica destabilizzante e spesso molto fantasiosa su cui risplende il riflesso di una profonda ricerca artistica, contaminata tanto dal dadaismo (la totale assenza di equilibrio e di razionalità) quanto da elementi tipicamente popart (l'elemento popolare moderno ripreso nella sua variante visionaria e iconoclasta). E non è assolutamente un caso che ai Deerhoof vengano accostati termini presi in prestito dalla pittura e dall'arte d'avanguardia di metà '900, dato che ogni fraseggio e ogni singola costruzione armonica della band riflette questa tipologia compositiva inconsciamente violenta e distorta, anche laddove le melodie più bizzarre e giocose prendono il sopravvento.

Persiste così senza sosta un assoluto senso di straniamento sotterraneo che comanda e manipola l'intero insieme strumentale in ogni singola traccia, come accade esempio nella spasmodica Basket Ball Get Your Groove Back o ancora nella opener The Tears And Music Of Love (e nella più melodiosa My Purple Past), in cui lo stile più classico dei Deerhoof si raccoglie per poi espandersi in richiami al rock più aggressivo e all'indie più catchy, senza nascondere una certa, oltre che inesauribile, attenzione alla costruzione ritmica, come sempre sincopata e discontinua.
Primo capolavoro del disco è Chandelier Searchlight, capace di colpire l'ascoltatore dapprima con un riffing incalzante (che si ripete nel finale), poi attraverso atmosfere più distese e dal sapore quasi onirico, per finire con le solite virate schiziodi manovrate dalla voce sempre più plastica e bambinesca della giapponese Satomi Matsuzaki.
Ma il vero gioiello del disco rimane Family Of Others, principalmente per la sua indescrivibile capacità di cambiare tono e umore in brevissime porzioni di tempo: schitarrate country, attimi cantautoriali deturpati, atmosfere orientali e psichedeliche si fondono come se facce di uno stesso dado perso in un eterno rotolare: suoni e arrangiamenti che al primo ascolto risulterebbero totalmente inaffiancabili, ma che diventano emblemi assoluti del sound Deerhoof una volta che ci si perde nelle sue instabili scenografie mentali.

Tutto qua? No, perchè Offend Maggie continua instancabile a regalare piccole perle, come Buck And Judy, brillante grazie al poetico contrasto che si instaura tra le elevazioni psichedeliche e gli arrangiamenti ruvidi e vorticosi, come la titletrack, dove la ricerca sul piano armonico si fonde con un gran gusto melodico, o ancora come Fresh Born che ridà aria ai fraseggi più corposi e d'impatto. Ma la frammentazione del discorso musicale prosegue ancora con le estrose Eaguru Guru e Numina O oltre che con l'iconoclasta ironia concettuale di This Is God Speaking (all'ascoltatore verrà lasciato ogni giudizio extramusicale in proposito), per poi arrestarsi di fronte alle note conclusive della meravigliosa Jagged Fruit, probabilmente il pezzo più affascinante e "completo" del disco (ci sono veramente mente, anima e corpo del gruppo in questo brano), un'alienante chiusura di sipario di uno spettacolo altrettanto ipnotico e labirintesco.

I Deerhoof sono tornati. E ovviamente l'hanno fatto com'è loro solito: stupendo e ammaliando, penetrando non solo la corteccia cerebrale ma anche le resistenze emotive, perchè se Offend Maggie merita di essere lodato, allora gran parte di questo merito non và più trovato nelle ormai tautologiche e travolgenti sperimentazioni sonore e stilistiche, quanto in uno spessore evocativo (in cui la psichedelia fà da padrona) che permette al disco di fare quel passo in avanti che non era evidentemente riuscito nel (comunque buono) predecessore Friend Opportunity. Possono essere trascurati e bistrattati fino all'infinito; loro, intanto, fregandosene con umiltà, continuano a tirare fuori una perla dopo l'altra. Giù il cappello.

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