Voto: 
5.0 / 10
Autore: 
Salvo Sciumè
Genere: 
Etichetta: 
AOR Heaven/Frontiers
Anno: 
2007
Line-Up: 

- Peter Sundell - voce
- Torben Enevoldsen - chitarra, basso
- Thomas Heintzelmann - batteria

Tracklist: 

1. Divided
2. Call Of The Wild
3. Brothers In Arms
4. Heavy Metal Thunder
5. Make A Stand
6. Break Through
7. Forever And Ever
8. My Religion
9. How Long
10. The Real Deal
11. Peace Of Mind

Decoy

Call Of The Wild

La nuova band che si cela dietro il monicker Decoy altro non è che il nuovo progetto nato dalla collaborazione tra Torben Enevoldsen, chitarrista di Fatal Force e Section A, e l'ex cantante dei Grand Illusion Peter Sundell, i quali debuttano con Call Of The Wild, album di chiara impostazione class metal, un hard n' heavy quindi che si avvicina, più nella sostanza e meno nella qualità, a quello dei Dokken, mentre non manca neanche qualche limitato riferimento alla NWOBHM dei primi Saxon e Accept, e che invece si allontana in maniera netta dal pomp/AOR dei Grand Illusion.

Se ampiamente convincente appare fin dalle prime battute la prestazione del singer, che col suo timbro grintoso e potente riesce almeno a sollevare dalla mediocrità le modeste composizioni, come anche il guitar-work tagliente ed incisivo di Enevoldsen, non altrettanto può dirsi invece della qualità dei vari brani, i quali non mostrano appunto un song-writing tale da far distinguere la presente release dalla mediocrità che caratterizza da un bel po' di tempo questo specifico settore, nei cui confronti si mostra ormai una certa apatia.
Le soluzioni melodiche non sono mai particolarmente azzeccate, neanche in quegli episodi più indirizzati a sonorità melodic hard/AOR, che almeno sulla carta dovrebbero essere più idonee alla formazione artistica dei due artisti, come l'anonima power ballad Brothers In Arms, la statica e noiosa The Real Deal o Forever And Ever, anch'essa un po' statica, ma comunque la migliore delle tre. E dire che queste sono tra le migliori!
Altri episodi da segnalare tra i migliori (si fa per dire) sono Call Of The Wild, pezzo di grintoso hard rock alla Pink Cream 69, Heavy Metal Thunder, particolarmente heavy e dai chiari richiami accept-iani, in cui la graffiante interpretazione di Sundell calza a pennello, o ancora How Long, discreto pezzo in possesso di buone melodie e chorus.
Ciò che resta è veramente poco, e poco convincente, come l'opener Divided, anch'essa parecchio anonima, l'oscura e pachedermica Make A Stand, o ancora Break Through, fra le peggiori, tanto da risultare addirittura fastidiosa nei chorus e negli acuti del singer, un po' meglio, ma senza aspettarsi grandi salti qualitativi, l'aggressiva ed incalzante My Religion o la closer Peace Of Mind, rocciosa ma penalizzata da chorus inappropriati e da un tempestoso intermezzo strumentale, che proprio non ci si aspetta da un virtuoso come Enevoldsen, che aveva mostrato di aver dalla propria anche buon gusto oltre che notevole tecnica.

La cosa migliore di Call Of The Wild sembra indubbiamente essere la produzione, curata infatti dallo stesso guitar-hero, questa si rivela corposa e nitida, in grado di dare adeguata potenza all'intero lavoro e visibilità alla buona prestazione strumentale dei musicisti, se si eccettua qualche sbavatura, o forse eccessività, del singer negli acuti. Ciò che invece proprio non va bene è la qualità dei vari brani, i migliori dei quali sono dei modesti brani non certo in grado di suscitare l'appetibilità del prodotto.


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