Voto: 
8.6 / 10
Autore: 
Alessandro Mattedi
Genere: 
Etichetta: 
Combat Records
Anno: 
1987
Line-Up: 

- Chuck Schuldiner - Basso, Chitarra e Voce
- Chris Reifert - Batteria
 

Tracklist: 

1. Infernal Death
2. Zombie Ritual
3. Denial of Life
4. Sacrifical
5. Mutilation
6. Regurigtated Guts
7. Baptized in Blood
8. Torn to Pieces
9. Evil Dead
10. Scream Bloody Gore
11. Beyond the Unholy Grave
12. Land of No Return

Death

Scream Bloody Gore

Il nucleo iniziale dei Death viene formato dal cantante e chitarrista floridiano Charles Michael "Chuck" Schuldiner nel 1983 col nome di Mantas assieme al chitarrista Rick Rozz e al batterista Kam Lee. Scioltosi in breve tempo, il gruppo venne riformato da Chuck nel 1985 con John Hand alla chitarra e Chris Reifert a San Francisco, e questa volta il nome mutò in quello che sarebbe divenuto in seguito il biglietto da visita universalmente riconosciuto del musicista nel panorama metal, in particolare estremo.
Con questa formazione vennero incisi diversi pezzi che videro la luce con Scream Bloody Gore nel 1987.

Disco all'epoca innovativo e che scosse il panorama underground americano, Scream Bloody Gore rappresentò un tassello seminale e storico per l'evoluzione del metal portando alla ribalta un nuovo stile, violento e macabro, rozzo e angosciante, ma anche a modo suo destinato ad una "intellettualizzazione" lirica e concettuale: il death metal.
Le radici di questo genere appena nato (nel periodo di cui stiamo parlando) e risultante unico e fortemente originale, affondano nel suolo americano, in piena epoca thrash metal, sotto la seminale eredità di due gruppi che, partendo dalla rivoluzione sonora dei thrashers a stelle e striscie, spinsero ai loro limiti quella musica tanto dura e martellante, spargendo i semi necessari alla nascita del death.
I primi sono i californiani Slayer. Partendo da uno speed metal amatoriale e caustico, diedero vita ad un thrash metal notevolmente incupito e feroce, sia musicalmente che liricamente. Il loro stile a-tecnico fu una vampata di suoni martellanti e metallici mai tanto rabbiosi, mai tanto angoscianti, scanditi dalla pesantezza ossessionante della batteria di Dave Lombardo e dalla voce inquietante di Tom Araya. In aggiunta, testi sanguinosi e violenti, infervorati da un'aspro dipingere apocalitticamente il mondo nella sua rappresentazione più meschina e crudele, completavano il cerchio rendendo il gruppo quanto di più estremo fosse mai capitato all'epoca dei suoi primi album, nonché fortemente influente per la definizione delle coordinate su cui sarebbe in seguito approdato il death metal traendo ispirazione proprio dagli Slayer. E influenti per lo sviluppo del death metal si sarebbero rivelati anche i loro dischi di fine anni '80 nonostante in quel momento il genere fosse già "avviato".
I secondi sono i Possessed di Larry Lalonde (in seguito passato ai Primus dell'eccentrico ma geniale Les Claypool). Loro camminavano paralleli al solco tracciato dagli Slayer per andare ancora oltre come violenza e rozzezza, non lasciando tregua e esaltando il lato più sinistro, malato e cinico della musica metal di allora in una sconvolgente distruzione metallica. Anzi, il loro selvaggio Seven Churches del 1985 può essere considerato a tutti gli effetti un proto-death, la cui ultima traccia è simbolicamente intitolata, guarda caso, Death Metal.
Accanto a questi due importanti nomi vi sono poi dei "satelliti" secondari (come i canadesi Slaughter o gli inglesi Onslaught che fra il 1982 e il 1985 navigarono in scarni e duri ambienti fra thrash metal, hardcore punk e proto-death, ma soprattutto dalle tematiche seminalmente occulte) che ebbero anch'essi la loro influenza su molti gruppi death metal, per il quale in ogni caso i due principali punti di riferimento sono quelli sopra citati.

Ma se gli Slayer e i Possessed hanno indicato una porta ed eventualmente l'hanno spalancata, quelli che l'hanno definitivamente attraversata furono proprio i Death dell'uomo-gruppo Chuck Schuldiner (seguiti nell'ombra anche da altri gruppi come i Morbid Angel con l'EP Abominations of Desolations), mostrando a tutti che un nuovo movimento era sorto e portandolo avanti come uno dei suoi principali interpreti ed alfieri.

Così, dopo alcuni demo relegati all'underground ma estremamente premonitori, Scream Bloody Gore forgia un nuovo stile, che trascende i principali elementi ritmici e stilistici del thrash spingendoli ancora più in là (pure in pezzi un po' più legati agli anni precedenti, come Infernal Death) ed estremizza ancora di più il lato concettuale toccando con disinvoltura il macabrismo più raccapricciante e blasfemizzante (Baptized in Blood), coniando chitarre e batteria di una nuova concezione, notevolmente furiosa e stritolatrice senza cercare assoluzioni o compromessi indulgenti.
Questo disco è la quintessenza del death metal, nelle prime recensioni di quegli anni definito "thrash da macellai" per quanto rendeva violenta la musica estrema del periodo.
Ma non necessariamente il death metal in seguito si sarebbe mostrato solo e soltanto più "pesante" o "veloce" del thrash, rappresentando invece proprio un nuovo stile macabro e brutale (come anche fra i più abusati nell'etichettatura musicale - ma questa è un'altra storia), alle volte più cadenzato, altre meno pestato nelle ritmiche del suo "papà", ma con la sua impronta marcata e disturbante che dischi come questo Scream Bloody Gore hanno ufficializzato e di cui i Death sono pionieri indiscussi.

Oltre alla musica, anche la parte lirica in questo primo periodo caratterizza particolarmente gruppi come i Death. Il giovane Chuck Schuldiner viene influenzato dalla letteratura gotica e horror, dai culti esoterici caraibici (vicini alla sua natia Florida) e dalle tematiche brutali più popolarmente associate ai gruppi prima menzionati.
Così Scream Bloody Gore è un concentrato di morte e sangue, scenari infernali, temi truculenti, riti maledetti e macabri incubi; si passa in maniera del tutto naturale da capitoli nauseabondi e raccapriccianti (Regurgitated Guts) a scarnificazioni e bagni di sangue (Torn to Pieces, Sacrificial), toccando anche la non-morte (Evil Dead) e l'occulto più orrorifico (Beyond the Unholy Grave). Ma nulla di tutto ciò è gratuito o fine a sè stesso, è il risultato di un'opera di riflessione - certo ancora impulsiva e giovanile - effettuata da Chuck, influenzato com'è dalle sue letture e dalle sue visioni cinematografiche, per esprimere un'inquietante visione di un mondo selvaggio, crudele, sanguinario e deviato, che non è affatto estraneo al mondo reale al di fuori di questo ritratto da incubo. Nonostante le affinità con le visioni laceranti slayerane, comunque, nei Death c'è molto meno sadismo auto-compiacente e più angoscia esistenziale.
La violenza tematica (ma anche musicale) è il riflesso di una violenza reale che esiste e che i Death interiorizzano e metabolizzano, sprigionandola non per stupire, ma per angosciare, inquietare con raccapriccianti descrizioni supportate da un occhio di riguardo per il nero e per il macabro che neanche gli Slayer avevano raggiunto.

Musicalmente il modo più genuino e spontaneo con cui Schuldiner & soci sentono di esprimere queste atmosfere disperate e disperanti nel loro album d'esordio è con uno stile secco, primordiale, ancora scarsamente tecnico ma molto fisico e impetuoso, il cui fine è di risultare essenziale, diretto, di un minimalismo infernale. Chitarre spedite e viscerali, batteria sparata e martellante, refrain tritaossa. Ulteriore condimento sono le distorsioni marcie e i bassi alienanti.
Paradossalmente, tutto ciò ammette anche alcuni sprazzi dotati di maggiore melodia (Evil Dead, Zombie Ritual), che comunque non intaccano la materia prima e anzi si inseriscono coerentemente nel contesto.
Allo stesso tempo, vocalmente si abbandona la voce urlata graffiante del thrash per un canto catarroso che enfatizza l'aura violenta e catacombale del disco. Questo stile di canto, profondamente opposto rispetto agli acuti del glam metal da classifica di quegli anni (come anche tutta l'immagine di contorno), sarebbe stato in seguito definito "grunt" o "growl" (anche fra questi due termini ci sarebbe stata poi una ulteriore distinzione) e sarebbe divenuto un luogo comune del death, fra le sue numerose varianti.

Scream Bloody Gore è dunque un album rivoluzionario e profondamente vissuto, nonostante in alcuni punti i pezzi tendano ad assomigliarsi troppo (es. Mutilation e la titletrack).
Ma ormai il death metal è avviato e sarà soggetto a diverse trasformazioni, operate anche dagli stessi Death, che ne esalteranno lo spessore ed il significato.
Una musica ostica e poco accessibile per i più che sono abituati a generi nettamente più tranquilli ed orecchiabili, ma che firmerà alcuni dei capitoli più importanti del metal e segnerà irrimediabilmente tutto il panorama estremo come una delle sue manifestazioni maggiormente importanti, se non la più importante.

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