Voto: 
8.5 / 10
Autore: 
Gioele Nasi
Genere: 
Etichetta: 
New European Recordings
Anno: 
1986
Line-Up: 

- Douglas Pearce – Tutti gli strumenti, Voce
- Christ 777 (David Tibet) – Voce
- Andrea James – Voce

Tracklist: 


1. Blood of Winter
2. Hidden Among the Leaves
3. Torture By Roses
4. Come Before Christ And Murder Love
5. Love Murder
6. Rule Again
7. Break the Black Ice
8. Rocking Horse Night
9. Blood Victory
10. Death of a Man
11. Reprise #1- Rule again
12. Reprise #2 - Break the black ice
13. Reprise #3 - Blood victory

Death in June

The World That Summer

Anno 1986: è il momento della svolta per il progetto britannico Death in June, allora come adesso guidato dalla carismatica e controversa figura di Douglas Pearce: con “The World That Summer”, infatti, Pearce inizia a scrollarsi di dosso gli elementi musicali dei dischi precedenti per incamminarsi verso territori sempre più personali e caratteristici, percorso che lo condurrà ad innovare la scena Dark-Gothic di fine anni ’80 creando, assieme ad acts paralleli quali Current 93 e Sol Invictus, quel genere che sarà noto nel decennio successivo come Dark Folk o Neo Folk.

L’aprile precedente aveva visto Pearce rimanere solo al timone della band, visto l’abbandono dell’ultimo compagno rimasto, il batterista Patrick Leagas, che lascia il progetto durante il tour italiano. Assieme a Leagas, si allontanano dalla “Morte in Giugno” anche le atmosfere ‘ballabili’ che avevano contraddistinto per buona parte “Nada!” (1985), mentre permangono i cupi echi Dark Wave – Post Punk che tanto influenzarono la band al momento della sua nascita: essi sono però rivisitati in una matrice Industriale decadente e inquietante; le fondamentali percussioni ossessive dettano i ritmi, mentre spetta alla voce bassa ed elegante di Pearce, ai fiati e alle tastiere il compito di dare un tono solenne all’atmosfera. Ma ad essere veramente importante è il contributo (peraltro già sperimentato in passato, ad esempio in tracce come “Death of the West” o “Doubt to Nothing”) della chitarra acustica, che con il suo accompagnamento raccolto cerca di controbilanciare le evoluzioni ritual-ossessive dei sintetizzatori e delle percussioni, ponendo le basi per le evoluzioni successive sia dei Death in June che dell’intero Dark Folk – brani come “Break the Black Ice” (rifinita con seducenti tintinnii pianistici) o “Rocking Horse Night” (che da il proprio meglio durante le cupe strofe) sono esempi lampanti di questo momento di transizione, da cui Pearce e Tibet prenderanno spunto per elaborare i temi di vere e proprie pietre miliari come “Brown Book” o “Swastykas for Noddy”.

Il disco ondeggia quindi fra momenti più poeticamente decadenti e dolci, stile riassunto perfettamente nella coppia d’assi “Come Before Christ and Murder Love” (profondamente ritmata, ma addolcita da intuizioni melodiche di pregio e da un’interpretazione vocale sapientemente melanconica) e “Torture By Roses” (le mitragliate percussive rimangono sullo sfondo, lasciando chitarra acustica e voce a rimbeccarsi con tastiere e fiati, in un concerto Dark di rara bellezza estetica) e sezioni più sperimentali e noisy, il cui araldo è l’interminabile ma confuso quarto d’ora conclusivo “Death of a Man”, caotico e apocalittico collage di rumori stridenti e melodie appena accennate, di urla in loop e campionamenti vocali grotteschi.
L’equilibrio è raggiunto, la perfezione no: alcune scelte artistiche lasciano l’amaro in bocca (il cantato incerto e debole di “Blood of Winter” o “Love Murder” non incide, mentre “Rule Again” e “Rocking Horse Night” sono piagate da momenti corali o duetti che verranno perfezionati solo in seguito; alcuni ritmi e scelte stilistiche sono ripetute calcando un po’ troppo la mano, sia nelle sezioni Dark che in quelle Industrial) ma rimangono particolari di secondo piano, offuscati da una personalità che inizia a farsi forte, unica, innovativa: da epigoni dei Joy Division, i Death in June si stanno trasformando in un’entità pesante, carismatica, influente. “The World That Summer”, oltre ad essere uno dei più bei dischi del catalogo della Morte in Giugno, segna anche il momento in cui Douglas Pearce inizia a prendere il volo, forgiando un sound che, dopo alcune ulteriori modifiche, farà scuola e ci presenterà dischi ed artisti di assoluto valore.

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